350 dipendenti hanno picchettato lo stabilimento Renault di Fonderie de Bretagne, bloccando sette dirigenti per 12 ore nella giornata di giovedì. Tutto questo dopo che la casa automobilistica ha annunciato l’intenzione di vendere o chiudere la struttura.
Il sindacalista della CGT, Maël Le Goff, ha denunciato in un’intervista a RT francese come questa azione si sia resa necessaria dal momento che non c’erano segnali di dialogo da parte della dirigenza dell’azienda. Gli operai hanno agito “semplicemente per poter discutere con loro“.
E ancora: “Chiediamo un mediatore per avviare vere discussioni perché è da un anno che siamo in loro balia“, ha proseguito il sindacalista che con altri dirigenti ha già incontrato le delegazioni ministeriali, senza che per ora emerga alcuna speranza.
“Ci confermano che non c’è acquirente, siamo sotto il ricatto della decisione della Renault che vuole separarsi da noi“, ha proseguito. “Come al solito, la Renault non mantiene i suoi impegni, annunciati nel maggio dello scorso anno. Per questo usiamo spesso la parola ‘tradimento’, tutte le parole e tutti gli impegni della Renault non sono mai rispettati per la Fonderia di Bretagna“, ha sottolineato Maël Le Goff.
Mentre il picchetto e la mobilitazione è ancora in corso, il sindacalista bretone ha insistito sull’impegno dei dipendenti a voler mantenere gli impegni con l’azienda: “È un know-how generazionale, veniamo tutti da famiglie di fonderie. Come si dice spesso, questa azienda è nostra: […] perché le nostre famiglie ci lavoravano, […] perché vi si investiva denaro pubblico, pagato con le nostre tasse“.
Renault ha annunciato l’11 marzo la decisione di vendere l’impianto e il governo ha annunciato il 26 aprile la creazione di un fondo di 50 milioni di euro per sostenere la riqualificazione dei dipendenti del settore automobilistico, comprese le fonderie in grande difficoltà.
Più in generale, la casa automobilistica francese ha annunciato all’inizio del 2020 un piano di risparmio di oltre due miliardi di euro in tre anni, che prevede in particolare 4.600 tagli di posti di lavoro su 48.000 in Francia.
Infine, per uscire dalla crisi, il gruppo ha beneficiato di un prestito bancario da cinque miliardi di euro garantito dallo Stato francese. Insomma, in Francia si chiama Renault, in Italia Fiat-FCA. Il bello di essere capitalisti con i soldi pubblici.
* da L’Antidiplomatico
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