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Luana era operaia, aveva 22 anni e lavorava in una fabbrica tessile di Montemurlo in Toscana. È stata risucchiata dal macchinario e straziata. Una morte atroce, un delitto che poteva essere evitato, perché da cento anni esistono le norme ed i dispositivi di sicurezza per impedire che le macchine divorino gli operai.

Se Luana è finita negli ingranaggi che l’hanno dilaniata vuol dire che quelle norme e quei dispositivi non erano in funzione, per mancata manutenzione o per ritmi e organizzazione del lavoro di lavoro incompatibili con la sicurezza.

Non si scappa: se i macchinari ed il lavoro sono sicuri, un operaio neppure volontariamente potrebbe farsi male; se invece questo accade, vuol dire che la tutela della sua salute e della sua vita non è prevista.

Di questo sono sicuro: le macchine mangiano gli operai perché il profitto mangia ogni diritto di chi lavora, anche quello alla vita.

In Italia c’è una strage continua di lavoratrici e lavoratori, con il Covid, anche con tante attività ferme, questa strage si è fatta ancora più mostruosa. Nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi, nelle strade ogni giorno si rischia la vita per pochi soldi e tanto profitto, tutti lo sanno ma “va bene così”.

Se le istituzioni facessero il loro dovere tanti luoghi di lavoro dovrebbero essere fermati dalle pubbliche autorità perché insicuri. Ma questo non avviene, e non solo perché il personale per le ispezioni nei luoghi di lavoro è stato vergognosamente tagliato dai governi. Ma perché le ispezioni non si fanno o sono finte, perché così vogliono le autorità, per “non danneggiare la produzione”.

D’altra parte chi denuncia il rischio della vita al lavoro viene licenziato, come all’ex Ilva, e la maggioranza del mondo sindacale , accetta, subisce o è complice.

Al lavoro sono state tolte quelle libertà costituzionali che ancora vengono formalmente proclamate e che servono alle persone per difendersi; togliere l’articolo 18 è stato un crimine contro la salute e la vita di chi lavora. “Hai un lavoro , accontentati, non puoi anche pretendere di avere dei diritti. O mangi la minestra o salti dalla finestra”. E la finestra è una macchina che ti divora.

Questo è un sistema che uccide chi lavora; e che dopo le solite lacrime di coccodrillo per Luana tornerà a massacrare come prima. Il PIL innanzitutto.

Draghi ha detto che il problema principale è la “produttività del lavoro” e così non un centesimo del miliardario PNRR è dedicato alla sicurezza delle fabbriche. Non di quelle ipertecnologiche del futuro, ma di quelle attuali dove un’operaia tessile muore come nell’Ottocento.

La Confindustria è sempre lì a chiedere meno regole, sennò non si può produrre in modo competitivo. E “pazienza se qualche anziano muore”, aveva detto uno di loro.

Luana aveva 22 anni. Ci sono solo due parole da dire ora: maledetti assassini.

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21 Commenti


  • Corsi Lanfranco

    Carissimo sig. Cremaschi, quello che lei afferma (Se Luana è finita negli ingranaggi che l’hanno dilaniata vuol dire che quelle norme e quei dispositivi non erano in funzione, per mancata manutenzione o per ritmi e organizzazione del lavoro di lavoro incompatibili con la sicurezza.) non sempre corrisponde a realtà…..nel caso specifico (ed in molti altri) i dispositivi possono essere aggirati volontariamente dall’operaio, non per ritmi, non per sfruttamento ma per prassi di praticità…. conosco la macchina e conosco il mondo pratese del tessile se nella maggioranza dei casi è un problema a monte (mancanza sicurezza) molte volte è un problema a valle, con abitudini e sottovalutazione dei pericoli da parte dei dipendenti…..questo solo ed esclusivamente per correttezza…. un caro saluto e buon lavoro


    • Redazione Contropiano

      Se un essere umano – ancorché “dipendente”, che un bruttissimo modo di sminuire l’intelligenza delle persone – “sottovaluta i pericoli” per la propria vita davanti al funzionamento automatico della macchina, e “aggira volontariamente” i dispositivi di sicurezza, sappiamo per esperienza diretta che ciò avviene solo se c’è una PRESSIONE DEL DATORE DI LAVORO ad evitare lungaggini e diminuire l’attenzione per “certi dettagli inutili”.
      Quindi, “per correttezza”, riteniamo del tutto condivisibile l’indignazione di Giorgio Cremaschi.


  • andrea’65

    Pure io conosco un pochino il distretto del tessile pratese e ritengo che il problema possa essere sicuramente a valle, ma non per sottovalutazione o furberia di Luana, ma per la frammentizzazione in tante PMI, che spesso evitano di fare i Corsi di Formazione Sicurezza ai dipendenti appena assunti, un costo da risparmiare magari la liocenzanoa breve, quindi se una 20enne finisce straziata da una Macchina Tessile, che puo’ avere dei pericoli segnalati da appositi cartelli/procedure, vorrei vedere l’attestazione del corso di sicurezza, invece che subdorare astuzie e quindi dolo da parte della vittima.


  • Corsi Lanfranco

    veramente la vostra risposta è basata su concetti dove o è tutto bianco oppure è tutto nero???? Veramente pensate che certi atteggiamenti siano dovuti a PRESSIONI del titolare???? scusate ma in 20 anni lavorativi, da dipendente(e comunque essere umano pensante) in QUEL settore in QUELLA città molte volte certi atteggiamenti sono prassi lavorative che vengono passate da generazioni…. sbagliate??? probabilmente…. ma non sempre per colpa del titolare…. P.S. ma voi avete mai visto come funziona un orditoio???? ci avete mai lavorato??? perchè altrimenti non sempre si ha la facoltà di rispondere…. faccio notare che in 54 anni di vita e figlio di un orditrice di 72 anni non abbiamo notizie di altri incidenti mortali per il macchinario in questione, ed a memoria nemmeno di grave entità….. P.P.S. in alcune occasioni come RSSL ho interpellato i Sindacati…. ad oggi aspetto notizie e le poche ricevute non hanno risolto niente….


  • Paolo

    Corsi Lanfranco sei il peggio del peggio, per quale ragione un operaio dovrebbe aggirare i dispositivi di sicurezza? Rispondi, ma se devi dire stupidaggini come sopra evita


  • Corsi Lanfranco

    caro Paolo, io non ho offeso nessuno ho solo cercato di spiegare come funzionano, e come hanno sempre funzionato, buona parte delle ditte tessili pratesi e le loro prassi lavorative, anche sbagliate dei dipendenti…. vuoi un altro esempio???? in casi estremi gli operai montano sul muletto per fare da contrappeso quando occorre scaricare materiale troppo peso…. prassi sbagliatissima ma utilizzata dai lavoratori, molte volte non valutando le conseguenze, azione magari, eseguita senza che i titolari lo sappiano ( o pensi che stiano a vedere ogni carico e scarico magazzino???)…. ripeto, ed aggiungo che la ditta dove è accaduto il fatto è considerata una delle migliori sotto il profilo sicurezza e con macchinari moderni….. possiamo anche calcolare l’errore umano oppure a prescindere no????


    • Redazione Contropiano

      l'”errore umano” è la motivazione data SEMPRE, DA QUALSIASI IMPRESA DOVE SI REGISTRANO INCIDENTI, mortali o meno. E’ il modo degli imprenditori di schivare la responsabilità e la propria indifferenza alla morte o all’invalidità delle persone che lavorano per loro.
      Statisticamente, è ovvio che ci sia un margine legato agli errori individuali, ma sono pressoché irrilevanti numericamente rispetto a un’organizzazione del lavoro (responsabilità dell’imprenditore) e alla pressione esercitata per “fare prima e di più”.
      Meno palle, almeno davanti a una ragazza che ci ha lasciato la vita.


  • Fabio

    Lavoro in tutt’altro settore e mi chiedo anche io perché gli operai non rispettano fino in fondo procedure a tutela della loro salute. Litigò molto più con i colleghi che con la direzione per i problemi di sicurezza. Trovo utilissimo e giusto interrogarsi anche su questo problema culturale che ha evidentemente delle radici sociali. Ma ormai se anche il prima maggio è diventato solo l’occasione per l’auto promozione di alcuni radical chic e su temi lontani anni luci da questi una ragione ci sarà. Ovviamente non entro nel .merito della vicenda specifica .


  • Lanfranco Corsi

    Menomale…..pensavo di essere diventato alieno e vedere altri alieni intorno a me…..ho solo cercato di far capire che può esistere sempre il dubbio e non è solo bicolore il mondo….che sia una tragedia non c’è dubbio, però avendo vissuto, e vivendo, in ambiente lavorativo mi rendo conto che possono manifestarsi leggerezze o eccessive confidenze da parte dei lavoratori stessi….poi sicuramente altri hanno la sfera di cristallo e detengono la sola ed assoluta verità….buona serata….


    • Redazione Contropiano

      Il problema dell'”alieno” è questo: descrivi una situazione in cui i lavoratori compiono “leggerezze” ma vuoi escludere che la causa primaria stia nell’organizzazione del lavoro, nei ritmi, nella pressione a fare il prima possibile, ad accorciare le procedure, ecc. In sintesi, cerchi di dare la colpa ai lavoratori stessi per il fatto che muoiono o restano invalidi. E ripetiamo: un “errore umano” può sempre accadere (anche a te sarà capitato di attraversare la strada con un po’ di distrazione), ma se cerchi di ridurre tutto a “errore umano” invece che a sistema della produzione, probabilmente stai facendo la parte del padrone.


  • Paolo72

    Scusa Lanfranco, non sono un esperto.Haii portato l’esempio del muletto. Mi potresti spiegare perché gli operai dovrebbero rischiare facendo da contrappeso sul muletto? O non ci sono altri metodi per scaricare un materiale molto pesante e quindi c’è una palese mancanza nell’organizzazione o questi metodi richiederebbero aggravi di costi per l’azienda nella quale lavorano. Quindi sono in qualche modo “costretti” a lavorare in modo rischioso perché altrimenti si bloccherebbe il lavoro?


  • Walter

    Lanfranco, siamo onesti, più un’azienda è organizzata e più si è dotata di figure intermedie: capireparto, responsabili della sicurezza. I capi reparto sono realmente soggetti alla pressione della produttività, che nel mondo in cui viviamo è uno dei mantra imprescindibili della generazione di profitto (marginalità). Se gli operai sono liberi di adottare “scorciatoie” guidati dal “si è sempre fatto così”, allora i corsi sulla sicurezza sono superficiali (per l’azienda è sufficiente registrare l’attestato di presenza, non l’efficacia del corso) e poco o per nulla frequenti, e i capireparto non vedono oppure si girano dall’altra parte.
    Ho iniziato scrivendo siamo onesti. Perché questo è ciò che succede nella stragrande maggioranza delle industrie e delle aziende italiane.
    È morta una ragazza di 22 anni, madre di un bambino di 5. Pensiamoci su prima di dire che la colpa è sua.


  • Valter Lorenzi

    Se gli operai, per prassi, montano sul muletto per fare da contrappeso quando occorre scaricare materiale troppo peso significa che non sono stati predisposti meccanismi per evitare quest metodo scorretto. Quindi, per rendere più veloce una attività che andrebbe svolta con accorgimenti evidentemente più costosi, si instaura una “prassi” pericolosa ma più economica.Il padrone lo sa e tace, sino a che un lavoratore si infortuna o muore.
    L’esempio che hai fatto, caro Corsi Lanfranco, conferma in pieno le responsabilità dirette dei padroni nel settore tessile pratese, più in generale in ogni settore lavorativo dove si coadiuva una prassi lavorativa (ridurre gli sforzi fisici in condizioni date) per ovviare ad una carenza tecnica, che andrebbe risolta alla radice. Ecco che si insatura un modus operandi pericoloso. Se sei stato un RLSS queste cose le dovresti sapere, e non c’è bisogno di interpellare i sindacati, ma di denunciare direttamente alla ASL un comportamento rischioso e le sue cause “a monte”.
    In tutto questo che c’entra Luana, che lavorava da poco tempo in quella fabbrica?
    Relativizzare la sua morte (i suo omicidio) significa togliere una parte di responsabilità a chi, da oltre 30 anni, lucra sulla salute di milioni di lavoratori, prodicendo ogni anno una strage di morti e di infortuni.


  • Lanfranco Corsi

    Caro Paolo in una PMI può succedere questo ed altro, e se avete vissuto certe cose capireste….e non sempre per responsabilità, pressioni od altro del titolare


  • Lanfranco Corsi

    Buongiorno Walter le tue considerazioni possono valere per aziende medio grandi…in una PMI (sotto i 15 dipendenti) la maggioranza a Prato un caporeparto non esiste neppure….e solo se avete vissuto certe situazioni potreste magari capire, per la morte della ragazza di 22 anni, ribadisco che prima di sparare sentenze occorre avere il beneficio del dubbio…


  • Lanfranco Corsi

    Buongiorno Valter Lorenzi le tue osservazioni sono molto interessanti in linea teorica poi ci scontriamo con il pragmatismo della realtà ed allora, praticandola, ci accorgiamo che, anche da parte del lavoratore, vengono adottati comportamenti a rischio o non consoni, vuoi per comodità vuoi per eccessiva confidenza, vuoi per prassi passata dal collega più anziano, lavorativamente parlando ….. Visto che ho vissuto, e vivo sul campo certe situazioni prima di fare le crociate cerco di capire….


  • Lanfranco Corsi

    Cara redazione io non ho detto che la colpa è sempre del lavoratore, ho detto che può starci l’errore umano ( da statistiche sugli infortuni il fattore umano è causa al 60-80 % ) proprio perché conosco la macchina, il lavoro, il territorio su cui si svolge…..quindi prima di partire in quarta occorre riflettere …..concludo definitivamente facendo presente, visto che state attenti alla forma e, opinione personale, poco alla sostanza come mi avete redarguito voi sull’ utilizzo della parola dipendente vi faccio notare che, a casa mia, il padrone ce l’hanno i cani e non gli esseri umani….P.S. dalle vostre risposte capisco che vivete fuori dalla realtà e mi spiego anche perché poi le persone normali perdono fiducia nei confronti dei cosiddetti rappresentanti di riferimento….saluti e buon lavoro


  • Paolo72

    Scusa ancora Lanfranco, ma i padroni non è che esistessero solo in epoca romana con la schiavitù classica. A quel tempo magari c’era un guardiano che li pungolava col forcone per farli lavorare. Nell’attuale modo di produzione, e mi stupisce che non te ne accorgi, la coercizione è più sottile: basta far comprendere al lavoratore di turno che queste sono le condizioni in cui deve lavorare, altrimenti quella è la porta dell’azienda. Da una parte c’è la classe imprenditoriale, proprietaria dei mezzi di produzione e dei mezzi di sussistenza, dall’altra la classe che è sprovvista di entrambi ed è costretta a vendere la propria forza lavoro alla prima, come ci ha insegnato il vecchio Marx. Chi è allora fuori della realtà attuale? Saluti.


  • Walter

    Lanfranco, ho lavorato per piccole, medie e grandi aziende e ti posso garantire che in merito a sicurezza ed organizzazione della produzione ne so qualcosa. Non vivo su Marte. E mi è capitato di incontrare piccole imprese (la P di PMI) in cui l’attenzione e sensibilità verso la sicurezza erano anche maggiori che non in quelle medie (la M di PMI) o grandi. La differenza la facevano l’imprenditore (chiamiamolo proprietario per non usare il termine padrone), oppure il gruppo dirigente dove ce n’era uno.
    Un’altra osservazione: non so a Prato, ma anche nelle PMI ci sono per lo meno i responsabili in produzione, riportano al proprietario. Quando non ci sono, in produzione c’è direttamente il proprietario…
    Ogni settore ha le sue particolarità e l’Italia è la patria del laissez faire, ma rimango della mia opinione che occorrerebbe più cautela nel ridurre una tragedia a semplice fatalità. Preciso questo sulla base delle tue parole: modernità o meno dei macchinari, sembra esserci l’abitudine di seguire prassi di lavoro poco ortodosse che si tramandano da tempo. Se questo è noto da altrettanto tempo, allora la tragedia si poteva forse evitare.


    • Redazione Contropiano

      Crediamo che, per quanto riguarda la tragedia di Luana, sia il caso di dare un taglio a questa discussione che tende all’astratto. Siamo lavoratori che hanno fatto di tutto, nella loro vita. Abbiamo visto da dentro le fabbriche come si lavora, ci si fa male e si muore. Non siamo nati giornalisti e non abbiamo frequentato solo le redazioni.
      Nel caso di Prato, risulta abbastanza evidente, anche alla magistratura che ha messo sotto inchiesta due persone, che la causa dell'”incidente” sia la rimozione di una saracinesca che doveva impedire quello che è poi avvenuto. E che dunque tutto sia da ricondurre a “negligenza” o bisogno del padrone di “accelerare” la produzione.
      Ti indichiamo un normale giornale padronale e piuttosto di destra, così non ci sono altri dubbi seminati a pen di segugio…
      https://www.lanazione.it/prato/cronaca/due-indagati-luana-1.6322530
      https://www.lanazione.it/prato/cronaca/due-indagati-luana-1.6322530


  • Andrea

    La verità è che non organizzare il lavoro in sicurezza, non fare corsi di formazione svolti bene,non fare ispezioni dove si lavora,non una corretta manutenzione dei macchinari, etc… è sempre un risparmio per padroni piccoli, medi e grandi.
    Del resto basta acquistare qualche certificato per risultare legalmente in regola, costa di meno.
    Non so se sia questo il caso e da quello che dicono gli esperti l’orditoio ha dei meccanismi che dovrebbero attivarsi in automatico per impedire simili incidenti.
    A sentire certi commentatori, finisce però che gli operai sono una massa di suicidi o aspiranti tali.
    Il signor padrone, comunque, si duole.
    Lui che può, da vivo.

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