Amazon, USB: Bezos vuole più orario, meno salario, più precari e Cgil Cisl Uil firmano entusiasti.
Che lo “storico sciopero” dei driver di Amazon, indetto da Cgil Cisl Uil per il black friday, non si sarebbe mai fatto lo si era capito dal giorno successivo alla sua proclamazione. Non un’assemblea, nessun clamore mediatico, toni volutamente soft. E così è stato, con la revoca arrivata canonicamente un paio di giorni prima, come da copione, grazie alla “storica intesa” trovata tra Assoespressi e le tre associazioni notarili del padronato, Cgil, Cisl e Uil, sempre più ridotte al ruolo di maggiordomi delle multinazionali.
Storica effettivamente lo è, perché apre una voragine che inghiotte la maggior parte dei diritti faticosamente conquistati dai corrieri in questi anni e assegna ai padroni la definitiva vittoria del nuovo modello di sfruttamento mondiale creato da Jeff Bezos.
Il tutto ad arte mascherato da un misero aumento retributivo, che tale non è perché in cambio di 5 euro esentasse per i padroni, consente nuovamente l’aumento dell’orario di lavoro da 39 a 44 ore, per poi, in tre anni, diminuirlo a 42. Che vittoria! È il principio dei saldi, si aumentano i prezzi del 50% e poi si scontano del 30%. Accorrete a fare acquisti da Cgil Cisl Uil!
Ma andiamo con ordine. Come già accaduto per il rinnovo del CCNL di categoria, la triade festeggia l’aver ceduto solo su una parte dei diritti, pazienza se non ci sono avanzamenti, l’importante è che il padrone sia contento e ci molli un osso per ringraziarci.
In cambio però cede, per la prima volta nel settore della logistica, il diritto di sciopero ai padroni, con la firma di una clausola di raffreddamento che, insieme alle altre nefandezze, blinda Amazon da qualsiasi azione rivendicativa nei prossimi decenni ed apre un pericoloso precedente nel settore più combattivo degli ultimi anni.
A questo aggiungiamo l’aumento legalizzato della precarietà con la firma sull’aumento dei contratti a tempo determinato fino al 41% del personale e dei part-time addirittura al 48%. Persino Mario Draghi si sarebbe allargato meno.
Ma non è finita qua perché finalmente Amazon ottiene la firma sulla domenica lavorativa obbligatoria per i driver, aprendo uno scenario apocalittico che da domani coinvolgerà tutti i lavoratori del settore della logistica.
Si festeggia come detto la diminuzione dell’orario lavorativo nei prossimi tre anni, omettendo che lo stesso orario lo hanno un attimo prima aumentato proprio Cgil Cisl e Uil con il rinnovo dell’applicazione del famigerato art. 11 quinques che lo porta da 39 a 44 ore. Però che bello, tra tre anni saranno “solo” 42.
E veniamo alle questioni retributive, quelle che abilmente verranno utilizzate come specchietto per le allodole. Iniziamo col dire che non c’è alcun aumento retributivo ma solamente l’aumento dell’indennità di trasferta dovuta per l’aumento dell’orario lavorativo obbligatorio oltre le 39 ore.
Indennità di trasferta che per i padroni significa risparmio in termini di tasse e contributi e per i lavoratori costituisce un bonus che dura 3 anni e poi va ricontrattato.
La ciliegina sulla torta è la creazione di un Premio di Risultato annuale di 1100 euro, calibrato però sul raggiungimento di obiettivi collettivi, quindi il classico trucco della carota per l’asino.
Non ci aspettavamo nulla di diverso, basti pensare che il finto sciopero proclamato verteva sull’impossibilità di accettare la stessa identica piattaforma sottoscritta 48 ore prima.
La beffa finale riguarda il millantato esercizio di democrazia che vedrà i lavoratori votare l’approvazione dell’intesa, senza poter leggere il verbale firmato dalle parti ma solo in base alla narrazione di chi gli andrà a chiedere approvazione. Con il risultato scontato che sappiamo: approvato all’unanimità!
Oltre al danno incalcolabile procurato a tutti i lavoratori del settore, ciò che non stupisce più è la conferma della subalternità alle esigenze padronali di quelle che un tempo erano le organizzazioni di riferimento dei lavoratori.
Come sempre, starà a noi raccogliere i cocci e ricostruire, ma questo non ci spaventa. Oggi più di ieri, alla lotta!
#SCHIAVIMAI
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