Ha avuto successo la mobilitazione nazionale di USB nell’ultima settimana di giugno per denunciare lo stato di profonda crisi della sanità e per chiedere con forza assunzioni, scorrimento delle graduatorie e stabilizzazione del personale precario.
In attesa dell’ultima manifestazione, a Milano il 5 luglio, i presidi tenuti davanti alle sedi istituzionali regionali hanno visto la partecipazione di tante lavoratrici e di tanti lavoratori della sanità oltre a riscuotere una notevole attenzione mediatica, dalla Calabria alla Campania, dal Lazio alla Sardegna, in Toscana e nelle Marche così come in Liguria, Friuli Venezia Giulia e in Puglia, dove l’azione si è caratterizzata con l’occupazione della sede della ASL di Taranto per ottenere l’assunzione delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati durante l’emergenza Covid e poi messi da parte.
Sono state tante le interlocuzioni istituzionali ottenute ed in tutte le sedi è stato ribadito che senza assunzioni e senza investimenti la sanità pubblica è destinata a morire. Abbiamo evidenziato quanto questo stato di cose abbia conseguenze pesantissime sul personale in termini di stress lavoro correlato, quanto le aggressioni siano diretta conseguenza delle carenze di organico, quanto sia immorale mantenere il tetto di spesa sul personale e quanto abbiano subito una incredibile accelerazione i processi di privatizzazione, che producono solo sfruttamento.
Le risposte purtroppo non sono state incoraggianti ed abbiamo assistito al solito scaricabarile sulle politiche sanitarie nazionali ed a una totale mancanza di assunzione di responsabilità da parte delle governance sanitarie regionali.
È indispensabile quindi continuare con la protesta e con le iniziative perché non abbiamo nessuna intenzione di permettere lo smantellamento della sanità pubblica e di consentire che le risorse vengano destinate magari alle armi e alla guerra.
Per questo il settore Sanità sarà parte attiva della mobilitazione che USB ha lanciato per l’autunno con l’obiettivo della cacciata di Draghi e del suo governo, che nulla sta facendo per migliorare le nostre condizioni di vita e anzi, con le folli scelte intraprese sul piano internazionale, contribuisce in maniera determinante all’aumento dell’inflazione e della conseguente erosione del potere di acquisto dei salari, che sta mettendo sempre più in difficoltà ampi strati di popolazione.
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