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Un sindacato di classe dentro la crisi di sistema. Il congresso dell’Usb

Da oggi fino a domenica l’Unione Sindacale di Base sarà a congresso a Montesilvano per discutere il documento politico, le scelte organizzative e il piano di azione di quello che si rivendica come un sindacato di classe. Oggi pomeriggio è prevista la relazione introduttiva di Pierpaolo Leonardi, per anni coordinatore nazionale ed esponente del nucleo storico dell’organizzazione e che abbiamo intervistato ieri.

Il documento congressuale dell’Usb – dal titolo “La forza e l’unione” parte da una analisi della “ipercompetizione” che caratterizza l’attuale fase storica, con tutte le conseguenze che ne derivano, inclusa la guerra in corso. Una attenzione particolare è riservata a quella che viene definita alla crisi della “catena del valore” ovvero al collasso di quel sistema di filiere internazionali della produzione che ha caratterizzato una globalizzazione in via di esaurimento. L’accorciamento/ridefinizione delle filiere indica una brusca ristrutturazione del modello capitalista fin qui dominante che avrà conseguenze pesanti per chi lavora nelle industrie, nella logistica e nei servizi alle imprese.

Il documento passa poi ad analizzare la politica di potenza della Ue –oggi severamente “strattonata” dalle conseguenze della guerra in Ucraina – e dell’effetto prodotto dal governo Draghi sull’Italia.

Un capitolo analizza più dall’interno il blocco sociale di riferimento di un sindacato di classe individuandone “passività, egoismi sociali, aumento del controllo e ripresa della conflittualità”, ma anche le alternative fondate sulla “complementarietà invece che sulla competizione”.

Nel documento si analizzano due vicende e vertenze significative e dal carattere generale: Alitalia e Amazon. Successivamente ci si sofferma sul boom del “lavoro povero” come elemento che caratterizza questa fase di scontro tra capitale e lavoro; sull’attacco al lavoro pubblico e agli “imbrogli sull’ambiente” e sulla “questione di genere” sottolineando come “le crisi non siano mai neutre”.

Relativamente alle sfide e ai compiti dell’Usb il documento, registrando la crescita dell’organizzazione, sottolinea la “confederalità intesa non come sommatoria delle categorie ma come criterio generale che muove la nostra azione sindacale, aggredendo quelle tendenze interne che producono isolamento e allontanamento dal progetto generale”. Queste tendenze producono un “accomodamento sulle condizioni di classe” – dove appunto emergono passività ed egoismi sociali – cedendo così “al morto che afferra il vivo”.

E proprio alla confederalità è dedicato uno specifico capitolo del documento congressuale, indicando come in un contesto di “politicizzazione” delle contraddizioni, “solo un’organizzazione confederale può ambire a svolgere una funzione reale di cambiamento”.

Il documento segnala e approfondisce poi i tre settori su cui si è venuta articolando l’Usb: intervento operaio nelle fabbriche e nella logistica, pubblico impiego e Federazione del Sociale, quest’ultima una vera e propria sperimentazione di un sindacato capace di agire sul territorio e tra i milioni di lavoratrici e lavoratori “decontrattualizzati”.

Altri capitoli sono dedicati ai problemi posti dalle nuove tecnologie sul lavoro (uno fra tutti lo smart working), alla sindacalizzazione ormai “meticcia” per il protagonismo assunto dagli immigrati, al “sindacato dei servizi” (caf, patronati, uffici vertenze), alla rete Iside che si occupa della sicurezza del lavoro, al Cestes (il centro studi dell’Usb), a Slang che si occupa dei lavoratori autonomi, alle strutture legali e di tutela giuridica delle lotte e dei diritti dei lavoratori ed infine alla neonata Abaco (Associazione di Base dei Consumatori).

Non manca un capitolo dedicato al lavoro internazionale dell’Usb ormai consolidatosi dentro l’adesione attiva alla Federazione Sindacale Mondiale.

L’immagine che restituisce il documento congressuale dell’Usb è indubbiamente quella di un sindacato di classe, uno stadio più avanzato di quello storico del “sindacalismo di base” che pure è stato decisivo nei decenni precedenti. Ma è anche quella di un sindacato che ha individuato una funzione generale, dunque anche politica, nella lotta per l’emancipazione complessiva della società e del cambiamento.

 

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