Con le conclusioni di Guido Lutrario a Montesilvano si è concluso il 3° Congresso nazionale dell’Unione Sindacale di Base che per tre giorni ha discusso le scelte strategiche e testato lo stato di salute dell’organizzazione nata nel 2010.
“Quello che colpisce è il salto di maturità dell’organizzazione, visibile anche nelle emozioni e nei sentimenti visti ed espressi in questo congresso” ha affermato Lutrario. “Il sindacato di classe lo abbiamo costruito passo dopo passo, lo avevamo nella testa ma andava costruito concretamente e questo congresso sancisce che si è arrivati a questo livello”.
Ed effettivamente questa è stata la sensazione registrata seguendo i lavori del congresso dell’Usb. La percezione che questo salto era stato compiuto era leggibile nella stragrande maggioranza degli interventi, nella composizione delle delegate e delegati (molti giovani, tante avanguardie di lotta nei più svariati settori) ma anche nell’emozione con cui il “corpo” del sindacato ha vissuto un passaggio di testimone tra il gruppo dirigente storico e la nuova leva di dirigenti, delegati e attivisti sindacali che è venuta crescendo. Una affettuosa standing ovation ha salutato l’intervento finale della giornata da parte di una dirigente storica come Emidia Papi e Angelo Fascetti, dirigente e vera e propria memoria storica dei movimenti di lotta per il diritto all’abitare.
Lutrario ha sottolineato come alcune scelte strategiche siano state ben assimilate dall’organizzazione, una tra tutte la individuazione della categoria operaia con la consapevolezza che “intendiamo combattere contro il capitalismo ricostruendo la macchina per farlo. Senza una organizzazione confederale e generale non saremmo in gradi di reggere lo scontro. Per questo dobbiamo ridare segno, significato e dignità al lavoro”.
E proprio questa consapevolezza è alla base del fatto che va contrastata apertamente l’organizzazione capitalista del lavoro: “I padroni pensano che questa sia una sfera che appartiene e controllano solo loro. Da qui nasce lo scontro sulla sicurezza complessiva sul lavoro che rimette in discussione il potere dei padroni”.
Un passaggio importante è stato dedicato anche al rapporto tra il sindacato e la “politica”. “Come abbiamo visto e sentito, prima i lavoratori avevano qualche alleato in questo campo che da tempo non c’è più. Quindi dobbiamo essere pragmatici ma sempre consapevoli che le cose ce le conquistiamo con le lotte e non per vie traverse. Non facciamo sconti a nessuno, neanche a chi ha consentito l’ascesa di un governo di destra. Oggi un governo di destra è utile ai padroni, anzi questa destra piace ai padroni”.
Tra le priorità indicate sul terreno del conflitto c’è l’aumento dei salari, fermare la guerra contro i poveri, l’innalzamento delle pensioni, spezzare il ricatto del permesso di soggiorno legato al lavoro, lo stop alla repressione delle lotte. E poi c’è l’internazionalismo: “Essere dentro e parte integrante della Federazione Sindacale Mondiale ci dà delle chance importanti per collegare le lotte, basta pensare al coordinamento dei portuali”.
La relazione conclusiva ha chiuso sottolineando l’importanza di due prossime giornate di mobilitazione nazionale con lo sciopero generale del 2 dicembre convocato da tutti i sindacati di base e con la manifestazione nazionale del 3 dicembre a Roma.
Tra il pomeriggio di ieri e questa mattina ci sono alternati più di settanta interventi che hanno offerto uno spaccato del radicamento e della diffusione dell’Usb in un mondo del lavoro segmentato, frammentato e proprio per questo con la necessità di essere ricomposto attraverso uno strumento strategico come la confederalità. Si è trattato di un passaggio politico ripreso da moltissimi interventi.
La complessità, la ricchezza e l’estensione del sindacato si rileva anche dagli interventi delle nuove figure emerse con l’intervento della Federazione del Sociale che ha intercettato, con una sperimentazione inedita, i soggetti del lavoro non contrattualizzato, e poi con gli interventi dei pensionati, i quali pensano a se stessi non solo come “categoria” pesante nella composizione sociale del paese ma anche come patrimonio di esperienza da mettere a disposizione del sindacato. Infine, e non certo per importanza, la nascita di strutture come la rete Iside che si occupa della sicurezza sul lavoro, il gruppo dei giuristi del centro “Abd el Salam”, la neonata Abaco (associazione di base dei consumatori) che cercano di coprire tutti gli spazi del conflitto e della segmentazione sociale per ricomporli in un unico fronte.
Ieri pomeriggio c’è stato un minuto di silenzio per ricordare i morti sul lavoro e la riaffermazione della proposta di legge dell’Usb che chiede di introdurre il reato di omicidio sul lavoro nel codice penale. Nel pomeriggio di venerdi un intervento sulla condizione delle collaboratrici domestiche, ha visto una lavoratrice ucraina e una russa durante l’intervento tenendosi insieme sotto il palco. Un esplicito segnale di opposizione alla guerra ma anche all’unità dei popoli contro i guerrafondai.
Un delegato delle acciaierie di Piombino che ha ribadito la proposta della nazionalizzazione della siderurgia, già emersa con la lotta all’ex Ilva, ma anche l’impegno ambientale dell’Usb nel movimento popolare contro il rigassificatore. Un delegato calabrese ha descritto i molti volti del lavoro nero, incluso quello gestito dallo Stato attraverso i ben 6000 tirocinanti che sono in “tirocinio” da anni. Un altro delegato siciliano ha ricordato la strage dei braccianti ad Avola nel 1968 per collegarla all’organizzazione dei braccianti ricostruita da Usb.
Su questo c’è stato un appassionato intervento di Francesco Caruso che ha ricordato come i braccianti di Avola avessero al loro fianco il Pci e la Federbraccianti mentre oggi come strumento hanno trovato solo l’Usb, nelle campagne di Foggia come in quelle calabresi o siciliane: “Oggi gli affaristi della solidarietà e dell’accoglienza si stanno gettando sulle baraccopoli degli immigrati perché in ballo ci sono i 70 milioni del Pnrr. L’Usb è uno degli argini alla guerra dei penultimi contro gli ultimi, a partire da veri e propri comitati di difesa del Reddito di Cittadinanza che riguarda milioni di persone nel Meridione ma anche nella ricca Lombardia. Occorre promuovere una campagna che veda in ogni città, ogni settimana i percettori del reddito prendersi una piazza e difendere questo strumento dagli attacchi”. Tra le proposte emerse c’è anche quella, avanzata da Giorgio Cremaschi, di una scuola di formazione sindacale.
Impossibile rendere conto dei numerossimi interventi. In sostanza, per dirla con Emidia Papi “L’organizzazione è cresciuta ed ha tenuto botta. Adesso è tempo di allargamento e rinnovamento. L’idea della confederalità che la Rdb aveva in testa nasce già con la costituzione della Cub nel fuoco dell’avvio della politica “lacrime e sangue” del 1992, e poi con l’unificazione con il SdL e la nascita dell’Unione Sindacale di Base. Siamo cresciuti in anni di feroce odio e lotta di classe dall’alto contro le classi subalterne. Senza una organizzazione confederale non saremmo in grado di reggere lo scontro su tutti i fronti”.
Già nella relazione introduttiva di venerdi di Pierpaolo Leonardi e domenica in quello di Emidia Papi è stato indicato un allargamento ed un ricambio nel gruppo dirigente dell’Usb, necessario ma costruito con la crescita di responsabilità e militanza delle delegate e delegati di un sindacato che ha scelto di definirsi e costruirsi come un sindacato di classe. Nel vivo dello scontro sociale e nei vuoti della rappresentanza degli interessi dei lavoratori, questo significa e significherà molto nei prossimi anni. Una volta decisi i nuovi organismi dirigenti dell’Usb i delegati sono tornati a casa, li ritroveremo tutti nelle piazze dello sciopero generale del 2 dicembre e nella manifestazione nazionale a Roma del 3 dicembre.
Sul congresso vedi anche:
Usb: una alternativa adesso c’è, a tutto campo
Un sindacato di classe dentro la crisi di sistema. Il congresso dell’Usb
Usb va a congresso. Intervista con Pierpaolo Leonardi
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Pasquale
Un sindacato di classe e internazionalista perchè i problemi dei lavoratori sono uguali in tutto il mondo. E’ l’unico sindacato che può rimettere in moto la lotta di classe contro i padroni, contro il capitalismo. Manca adesso una vera Sinistra antagonista che lo sostenga politicamente.
Avanti compagni dell’USB.