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Il Big Data continua a licenziare. La “pandemia” del lavoro mentale

Microsoft, Google, Twitter, Facebook e tante altre aziende tecnologiche Usa continuano a licenziare migliaia di persone dopo la cuccagna con cui hanno fatto soldi a palate durante la pandemia. Ma adesso la pandemia sta diventando quella dei licenziamenti in tutto il settore, un settore caratterizzato dall’alta e altissima qualità dei suoi lavoratori, in gran parte ingegneri, programmatori, sviluppatori ed esperti informatici. In pratica siamo alla dolorosa ristrutturazione di quello che è stato ben definito lavoro mentale.

L’ultima azienda in ordine di tempo ad aver annunciato tagli al personale è Alphabet, la casa madre di Google, che licenzierà 12.000 dipendenti in tutto il mondo. Tagli che arrivano pochi giorni dopo i 10.000 licenziamenti annunciati dalla Microsoft e che si aggiungono ai numerosi piani di tagli nelle aziende del settore che incombono da quest’estate nel settore. Ecco di seguito i principali.

I licenziamenti interesserebbero i team di tutta l’azienda, nonché alcuni di ingegneria e di prodotti.

Amazon ha annunciato il 5 gennaio che taglierà “poco più di 18.000” posti di lavoro in tutto il mondo, Europa compresa. Il piano di esuberi riguarderà principalmente i punti vendita gestiti dal gruppo e le risorse umane. La multinazionale delle vendite online durante la pandemia aveva reclutato forza lavoro in abbondanza, raddoppiando il personale tra l’inizio del 2020 e l’inizio 2022.

Meta – società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp – ha annunciato lo scorso novembre la perdita di 11.000 posti, pari a circa il 13% del totale della forza lavoro. Meta contava circa 87.000 dipendenti in tutto il mondo alla fine di settembre, ma ha registrato una performance finanziaria deludente nel terzo trimestre del 2022 con un forte calo di ricavi, dei profitti e una stagnazione del numero di utenti.

Twitter, con l’arrivo del nuovo proprietarioElon Musk, ha annunciato licenziamenti di massa: a inizio novembre circa la metà dei 7.500 dipendenti del social network sono stati mandati via.

C’è poi Snap, la società madre della popolare applicazione di messaggistica Snapchat, che ha annunciato lo scorso agosto una ristrutturazione che porterà al taglio di circa il 20% della forza lavoro, ovvero più di 1.200 dipendenti.

E adesso è toccato a Microsoft, vera e “antica” big della Silicon Valley, la quale ha effettuato due turni di licenziamenti, uno a luglio che ha interessato meno dell’1% della forza lavoro, e un secondo a ottobre, che ha colpito meno di 1.000 persone. Ora una nuova ondata di licenziamenti potrebbe abbattersi sui suoi team di ingegneri. La società ha attualmente 221.000 dipendenti, di cui 122.000 negli Stati Uniti.

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