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Lavoro. “Manifestamente insussistente”

La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil ha diffuso la seguente nota.

“La Segreteria nazionale della Fiom-Cgil esprime un giudizio negativo sul disegno di legge del Governo in materia di mercato del lavoro poiché il provvedimento non riduce la precarietà, non rende universali per tutte le forme di lavoro e per tutte le imprese gli ammortizzatori sociali e il sostegno al reddito. Inoltre, il ddl svuota di valore l’articolo 18, in quanto il risarcimento economico diventa la regola di fronte ai licenziamenti senza giustificato motivo, rendendo il reintegro un miraggio, e non un diritto certo in capo al lavoratore, come confermato anche oggi dal premier Monti.”

Rimane, inoltre, ancora irrisolto il nodo dell’accesso alla pensione per tutti i lavoratori coinvolti da accordi di ristrutturazione e di crisi.”La Segreteria nazionale della Fiom considera necessario continuare la mobilitazione, fino allo sciopero generale già proclamato dal direttivo della Cgil, affinché il Parlamento faccia quelle necessarie modifiche che il Governo non ha fatto.”

La valutazione dell’Unione Sindacale di Base

Il giudizio dell’Unione Sindacale di Base sulla “controriforma del lavoro” presentata in Parlamento rimane estremamente negativo e tale valutazione non è assolutamente mitigata dalle modifiche apportate all’ultimo momento.

Nel complesso si tratta di un provvedimento che, costruito sulle macerie già prodotte dai precedenti governi, che hanno  attaccato il diritto del lavoro, il contratto nazionale e aumentato la precarietà, e proseguendo l’attacco portato con l’allungamento dell’età pensionabile, l’aumento di tasse e tariffe e la riduzione delle spese sociali, appesantisce ulteriormente l’esistenza di chi lavora e di chi purtroppo il lavoro non lo ha o lo perde.

Si riduce drasticamente il periodo di copertura degli ammortizzatori sociali; si lasciano inalterate le tipologie di lavoro precario e, anzi, si peggiora la normativa del contratto a tempo determinato, che per la prima chiamata non ha bisogno di alcuna motivazione. Il tema degli esodati non viene neanche preso in considerazione e, da una prima analisi del testo, peggiora anche la normativa dei licenziamenti collettivi.

Per quanto riguarda l’articolo 18, che secondo USB dovrebbe essere esteso a tutti, rimane invariata la fortissima manomissione di una legge che tutelava il complesso dei diritti di chi lavora. Basti pensare che, come afferma lo stesso Monti, il reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato “avverrà in presenza di fattispecie molto estreme e improbabili”.

L’estensione al Pubblico Impiego produrrebbe poi effetti devastanti, soprattutto perché non esiste un solo luogo di lavoro pubblico che non sia dichiarato in difficoltà economiche, aprendo così la strada a licenziamenti di massa nel settore.

Gravissimo è il giudizio positivo espresso dalla segreteria nazionale della Cgil, che ormai senza bussola, accodandosi a Cisl e Uil ed appiattendosi sulle posizioni del PD, abbandona qualsiasi critica alla politica del governo Monti: non ci sono più alibi per chi pensa ancora che queste organizzazioni sindacali possano rappresentare gli interessi di chi lavora.

Il 14 e 15 aprile è prevista la riunione del Coordinamento nazionale di USB, dove si valuteranno le opportune iniziative di contrasto al provvedimento del governo.

ARTICOLO 18:IL REINTEGRO DALLA REGOLA ALL’ECCEZIONE.

CONFERMATE E RAFFORZATE LE MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO GENERALE

Unione Sindacale di Base

5 aprile 2012

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Dichiarazione di Gianni Rinaldini, coord.naz.La CGIL che Vogliamo

In questo Paese,dalla legge 300 in poi, se un lavoratore viene licenziato illegittimamente viene reintegrato nel suo posto di lavoro con sentenza del giudice.

Questa la regola semplice, di facile comprensione,persino elementare nella sua evidenza.

Con un provvedimento abile per la sua stessa farraginosità il Governo trasforma quella che era una regola universale in un artificio in virtù del quale il risarcimento economico diventa la regola fondamentale e il reintegro nel posto di lavoro l’eccezione.

Questo il risultato di aver ,con grande abilità, spacchettato le motivazioni del licenziamento in disciplinare, discriminatorio, economico per cancellare il principio di fondo che tutela, o meglio tutelava, i lavoratori:un licenziamento o è legittimo o non lo è. E se non lo è è sacrosanto che al lavoratore venga riconosciuto il diritto del ripristino della condizione quo ante, cioè che quel licenziamento venga dichiarato nullo.

Questo il risultato di una trattativa su materie di stretta pertinenza sindacale, scippata alle organizzazioni sindacali, costrette a commentare il risultato della mediazione del Governo con le forze politiche.

I lavoratori sono oggi più deboli sia nei loro diritti sia nell’esercizio della loro stessa prestazione. Gli effetti di questa normativa nell’attuale recessione, gli abusi alla luce anche della stretta sul sistema degli ammortizzatori sociali e dei guasti determinati dalla riforma previdenziale, saranno devastanti.

Le motivazioni per lo sciopero generale proclamato dalla CGIL risultano ulteriormente confermate e rafforzate.

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Dichiarazione di NICOLA NICOLOSI, Segretario nazionale CGIL, Coordinatore Area programmatica ‘Lavoro Società’

ARTICOLO 18: LE MODIFICHE DEL GOVERNO NON SUFFICIENTI AD INTERROMPERE SCIOPERI E MOBILITAZIONI

Servono misure più incisive contro la precarietà. Riaprire la partita sulla previdenza.

Il testo del disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro sollecita alcune urgenti considerazioni di metodo e di merito. In primo luogo giudichiamo insopportabile la supponenza con la quale la ministra Fornero ha inteso trattare argomenti che hanno a che fare con la carne viva delle lavoratrici e dei lavoratori. Il tutto in aggiunta all’arroganza con cui il governo ha rivendicato e continua a rivendicare come modello da imitare quello della recente controriforma previdenziale.

In secondo luogo non smette di stupirci l’assurda modalità con cui l’esecutivo giunge alle mediazioni: guardando ai rapporti con i partiti e non alle aspirazioni del Paese e del mondo del lavoro.

Dalla lettura del testo emerge un passo indietro del governo rispetto alle formulazioni iniziali; passo indietro che si deve alle lotte organizzate dalla Cgil con le lavoratrici e i lavoratori e che non è però sufficiente a ritirare lo stato di agitazione e gli scioperi conseguenti. Deve infatti proseguire la mobilitazione in difesa dell’articolo 18, per il mantenimento del reintegro anche in caso di licenziamento per motivi disciplinari ed economici senza giusta causa e giustificato motivo.

Permane inoltre negli intendimenti di palazzo Chigi la visione di un mercato del lavoro improntato alla precarietà e ad una condizione economica delle famiglie e dei lavoratori non più sopportabile. Tanto più che è previsto nel testo il peggioramento della disciplina che regola i licenziamenti collettivi.

Le scelte sul mercato del lavoro operate da Monti e Fornero non aiutano la crescita, né la ripresa economica, né gli investimenti italiani e stranieri. Rappresentano al contrario un attacco ideologico ai lavoratori, checché ne dicano i sindacati ‘codini’, i quali prima della lettura del testo avevano già manifestato il loro apprezzamento preventivo.


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