“Siamo qui con i nostri fratelli del Senegal per rivendicare insieme con loro il diritto alla terra, che significa diritto al lavoro e a una vita dignitosa”.
Lo ha detto a FarodiRoma Luciano Vasapollo, economista dell’Università La Sapienza e militante comunista, che ha partecipato all’occupazione di alcuni terreni abbandonati dalla Regione Puglia che ne ha la proprietà, insieme ad un centinaio di braccianti migranti del cosiddetto insediamento informale di Torretta Antonacci, nel Foggiano, aderendo così allo sciopero nazionale indetto dall’Unione Sindacale di Base.
“Dando vita a un’occupazione delle terre vogliamo mettere al centro di questo sciopero generale dell’USB – ha scandito Vasapollo – la difesa dei migranti africani che qui sono costretti a turni di lavoro massacranti e a vivere in baracche costruite con materiali di risulta. E accade proprio dove Giuseppe Di Vittorio iniziò a battersi per i lavoratori italiani, a cominciare dai braccianti. Idealmente è a quelle lotte che ci colleghiamo perché i diritti non riconosciuti a questi ragazzi sono esattamente gli stessi”.
Nella tradizione delle lotte contadine organizzate nel Novecento da Giuseppe Di Vittorio, i braccianti africani con un trattore, zappe e altri attrezzi da lavoro hanno ripulito e arato la particella 134 del foglio 144 nel comune di San Severo, di proprietà dell’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia, di cui i lavoratori rivendicano l’autogestione per valorizzare la terra e garantirsi un lavoro fuori e contro lo sfruttamento e il caporalato.
“Si tratta di alcuni ettari di terreno incolto di proprietà pubblica lasciato per anni all’incuria e all’abbandono, uno schiaffo alla miseria per chi è costretto a poche decine di metri a vivere in condizioni fatiscenti, in baracche senza i servizi minimi fondamentali e sottostare al ricatto continuo della precarietà e del lavoro nero”, afferma una nota dell’USB.
“Chiediamo alla Regione Puglia l’assegnazione di questi terreni e l’accesso alla rete irrigua per avviare immediatamente la semina e la produzione ortofrutticola”, spiega il sindacato.
Nel corso dei lavori di aratura, è stato simbolicamente piantato il primo seme di pomodoro nel corso di una conferenza stampa in cui i braccianti hanno presentato il progetto di autogestione delle terre occupate.
“Affidare le terre pubbliche abbandonate ai braccianti è un modo – chiariscono gli occupanti – per garantire loro un reddito sicuro a fronte dei bassissimi salari e del furto delle giornate lavorative, ed è un fortissimo segnale su un tema salito alla ribalta con la tragica alluvione in Romagna: la cementificazione e il consumo di suolo si contrastano anche recuperando e mettendo a frutto i campi abbandonati”.
* da IlFarodiRoma
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