Si allunga, con Esselunga, la lista di grandi gruppi imprenditoriali e multinazionali inquisiti perché, col sistema di appalti e subappalti, hanno accumulato illeciti profitti in un vorticoso giro di società appaltatrici che hanno funzionato da “filtro” per subappaltatori con la mera funzione di “società serbatoio” che sarebbe poi quella di essere dei moderni “caporali” fornitori di manodopera.
Questi “serbatoi” sono quelli che hanno emesso fatture false, in Esselunga, per un importo stimato di oltre 221 milioni di euro con una equivalente frode fiscale di circa 48 milioni di euro. Un risparmio di cui si sarebbe avvalsa Esselunga.
Ma non si tratta solo di tasse evase; ben più tartassati risultano i lavoratori a cui sono stati fregati i contributi previdenziali, il TFR e quant’altro. USB, che è ben presente nei magazzini della logistica di Esselunga del Nord Italia, lombardi in particolare, denuncia da tempo situazioni ottocentesche in quei luoghi di lavoro: contributi non pagati, TFR non versato, pagamenti “opachi” da parte dei fornitori, inquadramenti professionali non corretti al livello più basso possibile, trasferimenti nei reparti confino o a distanza dal domicilio per i lavoratori sindacalizzati e conflittuali. Tutto ciò nel silenzio sospetto di istituzioni ed enti di controllo preposti.
È di pochi giorni fa la denuncia della Questura di Brescia nei confronti di sindacalisti, delegati e lavoratori USB del magazzino Esselunga di Chiari (BS) rei di aver fatto uno sciopero con presidio in quell’impianto senza averne dato preavviso (nel settore della logistica, è bene ricordarlo, non esistono i vincoli restrittivi del diritto di sciopero previsti dalla legge 146).
La Questura di Brescia ha inteso, in qualche modo, garantire l’ordine e la piena operatività di Esselunga in Chiari denunciando quei “delinquenti” di USB che si ostinano a protestare per le frodi fiscali e contributive ed il caporalato dei padroni. Peccato per loro che le indagini di Guardia di Finanza e Procura della Repubblica di Milano abbiano scoperto che avevamo ragione noi.
Non si ferma la lotta di USB per l’abolizione del sistema degli appalti, per il salario minimo a 10€ netti l’ora, per un aumento netto mensile di 300€, per una settimana lavorativa di 32 ore pagate 40, per andare in pensione a 62 anni con non meno di 1.000€ mensili netti, per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.
Al furto di tasse, contributi previdenziali e sicurezza sul lavoro serialmente messi in discussione dal sistema degli appalti, USB replica con la rivendicazione di aumento di salario, riduzione dell’orario di lavoro a parità di pagamento, diritto a ritornare a casa dal lavoro vivi e vegeti, diritto all’internazionalizzazione per tutti e subito.
Questi gli obiettivi che porteremo come logistica nella manifestazione nazionale di Roma del prossimo 24 giugno.
#SUISALARIGIULEARMI
#SCHIAVIMAI
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