Fine dell’anno e tempo di bilanci anche per i lavoratori e le lavoratrici del Commercio, i quali si trovano ancora in assenza di rinnovo contrattuale e condizioni di lavoro sempre più scoraggianti.
Il 2023 che sta per finire era cominciato con la mancetta risarcitoria del mancato rinnovo e l’impegno a raggiungere non oltre l’estate un accordo. E invece l’anno si chiude con un nulla di fatto. E a nulla sembra valso lo sciopero (forse tardivo) del 22 dicembre scorso proclamato dai firmatari CGIL CISL UIL e dai non firmatari COBAS.
La trattativa sembra assolutamente ferma sui tre principali tavoli che regolamentano il lavoro -e la vita- di oltre 4 milioni di lavoratori e lavoratrici impiegati nel Settore.
Le contraddizioni sono parecchie, ma non trovano la volontà padronale di scioglierle: infatti, nonostante le inevitabili oscillazioni del mercato, il Commercio resta un settore con profitti in positivo, profitti che derivano anche dallo sfruttamento del lavoro flessibile, a termine e precario.
Ed è per questo che la trattativa, già limitata dalla vocazione concertativa degli stipulanti, non solo non decolla ma rischia di non soddisfare le aspettative dei lavoratori. Questi ultimi sono sempre più intrappolati nella morsa di contratti part time involontari, con basse retribuzioni, e turnazioni con nastri orari sempre più lunghi.
Il “Sempre Aperti” delle catene commerciali, infatti, persegue il solo vantaggio economico delle aziende, e non ha mai contribuito ad un miglioramento delle condizioni economiche e materiali degli addetti alle vendite.
In questo anno la nostra organizzazione ha scelto di sostenere tutte le battaglie che potessero mettere in luce queste contraddizioni ma anche che riconsegnassero ai lavoratori e alle lavoratrici gli strumenti di lotta conflittuale e sindacale per rivendicare i diritti maggiormente a rischio:
– diritto alla retribuzione adeguata con la raccolta firme per l’introduzione del salario minimo,
– diritto alla tutela della salute con la raccolta firme sul reato di omicidio sul lavoro,
– diritto al riposo domenicale e festivo con scioperi sia in aziende come Ikea e Esselunga a Firenze, che in vari centri commerciali – tra i quali ricordiamo la lotta in difesa del diritto al riposo del 26 dicembre svoltasi a Castel Romano con varie giornate di sciopero e di protesta da maggio a dicembre,
– ma anche la battaglia di denuncia contro le liberalizzazioni degli orari di apertura a Porta di Roma.
Chiudiamo quest’anno con due importanti scioperi: quello nazionale del 24 e del 31 dicembre dalle ore 17, e lo sciopero territoriale di Castel Romano il 26 dicembre che ha consentito ai lavoratori di scegliere del proprio tempo festivo. Specie quest’ultimo sciopero ha visto un’ampia adesione con negozi chiusi o fortemente sotto organico.
Segnaliamo a margine che le aperture festive o prolungate non hanno mai, in nessun caso, prodotto aumenti di incassi, ma solo una diversa distribuzione degli stessi. Anche per tali ragioni evidenziamo la sostanziale inutilità di certe aperture forzate che sono ad unico svantaggio dei lavoratori più precari e ricattabili.
Come USB riteniamo fondamentale continuare a stare al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici e fornire loro strumenti e organizzazione sindacale, perché siamo consapevoli che la strada per ottenere il pieno riconoscimento delle nostre rivendicazioni è lunga e tutta in salita, ma siamo altrettanto convinti che sia doveroso percorrerla dalla parte giusta.
Buon 2024 di Lotta!
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