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Ex Ilva di Taranto. Cinquemila lavoratori a rischio cassa integrazione

Siamo alla vigilia di un confronto nel quale bisognerebbe davvero affrontare, attraverso un dialogo schietto,  il tema dell’insostenibile numero dei lavoratori per i quali si chiede la cassa integrazione. Giova ricordare  che, a Taranto come nel capoluogo ligure, si supera il 50% dell’organico. “Bisognerebbe” perché il timore è che invece le organizzazioni sindacali, che pure vengono chiamate al tavolo, siano semplicemente invitate a ricevere comunicazioni relative a decisioni già assunte.

Se così fosse, l’incontro del 2 luglio dimostrerebbe che si stanno operando scelte senza un vero confronto con chi rappresenta i lavoratori, e  questo fa sì che il costo di quello che, a questo punto, è uno pseudo-rilancio, ricadrebbe sui lavoratori.

Se si pensa di rilanciare l’azienda, lasciando a casa 5000 persone, significa che il Governo non ha lontanamente idea del peso sociale ed economico di questa scelta, che genererebbe sicuramente  un disastro peggiore rispetto a quello di Alitalia.
E’ per questo che ribadiamo chiaramente che per USB il punto di partenza per qualsiasi confronto sui numeri,  parte dal piano industriale e dalle massime tutele per i lavoratori ”.

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1 Commento


  • Romana

    Tutti parlano che è ora di chiudere….ma nessuno ad oggi ha detto che fine faranno’ lavorativamente parlando ‘ i nostri mariti e le nostre famiglie. VERGOGNA… TUTTI!!!

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