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Turchia, strage nella miniera di carbone

Il boom economico si fonda quasi sempre anche sull’aumento dei rischi per chi lavora. E più è forte la “crescita”, più il rischio diventa gigantesco. Se poi si parla di risorse energetiche, allora ogni limite si innalza in modo esponenziale.

La riprova sta nella strage della miniera di carbone a Soma, in Turchia, dove già ora si contanbo 201 morti e altri 300 minatori risultano intrappolati in zone da cui non possono uscire, a 2.000 metri di profondità.
Se sul numero esatto delle vittime non ci sono però certezze. Il premier reazionario ed eslamista “moderato” Recep Tayyip Erdogan, che tanto piace all’Occidente, è stato costretto ad annullare una visita all’estero.

La corsa contro il tempo per salvare i minatori, che indossavano maschere a antigas con un’autonomia fra i 45 minuti e un’ora e mezza, è iniziata alle 19 di ieri sera. E di fronte alle riserve di ossigeno sempre più scarse i soccorritori hanno continuano a pompare aria fresca verso le gallerie in profondità. Ma non può bastare.
Secondo il governatore provinciale Bahattin Atci, fra 200 e 300 minatori sono rimasti bloccati a quattro chilometri dall’uscita in fondo alla miniera di carbone, proprietà di una società privata. I soccorritori hanno iniziato a raggiungere alcuni dei minatori, vivi. Ma con il passare del tempo hanno estratto anche molti corpi ormai senza vita. Le informazioni su quanto accaduto sono imprecise e frammentarie, se non contraddittorie. L’incidente si è prodotto nel pomeriggio durante un cambio di turno.

Per l’emittente Ntv l’esplosione, avvenuta a due chilometri di profondità, sarebbe dovuta a un cortocircuito. Le gallerie sono state invase da fiamme e fumo spesso. Al momento dell’incidente in fondo alla miniera c’erano 580 minatori. Circa 300, che si trovavano in altre gallerie, hanno potuto fuggire subito. I soccorritori sono stati divisi in quattro squadre, che continuano a lavorare senza sosta nel disperato tentativo di fare estrarre dalle viscere della terra i sepolti vivi. Il fumo, l’incendio, che non si sa se sia stato estinto, e il black-out elettrico rendono l’intervento a rischio. Diversi soccorritori hanno dovuto essere ricoverati a loro volta.
Davanti ai cancelli della miniera si sono riuniti i familiari dei minatori intrappolati. Le carenze nella sicurezza delle miniere di carbone turche sono da tempo al centro di polemiche dure. Nel 2013, sono stati 93 i minatori morti nelle varie miniere del paese. Nel novembre scorso 300 minatori si erano rinchiusi in fondo alla miniera di Zanguldak, nella regione del Mar Nero – dove nel 1992 una esplosione aveva fatto già 163 morti – per protestare contro le misure di sicurezza insufficienti dell’impianto.
Due settimane fa il principale partito di opposizione, il Chp di Kemal Kilicdaroglu, aveva chiesto in parlamento un’inchiesta sulla sicurezza proprio nella miniera di Soma. La proposta è stata bocciata dall’Akp di Erdogan, che ha la maggioranza assoluta nella Grande Assemblea di Ankara.

Un voto criminale che ora potrebbe ritorcersi contro il massacratore di Gezi Park.

 

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