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Ilva Taranto, un omicidio sul lavoro

Appena 25 anni, con poca esperienza e sotto gli occhi dei responsabili che avrebbero dovuto farlo lavorare in sicurezza. Giacomo Campo è morto stanotte nello stabilimento di Taranto dell'Ilva, che continua a seminare morti anche da "commissariata".

Giacomo lavorava per una delle tante ditte in subappalto che quotidianamente svolgono lavori propri della lavorazione industriale, ma "esternalizzati" per risparmiare o far guadagnare qualche amico degli amici. In questo caso per la Steel Service. 

L'attività per cui era stato chiamato è di routine: un nastro trasportatore si era bloccato meccanicamente a causa di un eccesso di materiale rimasto fermo nell’area dell’altoforno Afo4. Per rimuoverlo, Giacomo era dotato di un aspiratore ed è stato posizionato in un punto altamente pericoloso – tra il nastro e la passerella – ma ben conosciuto dai responsabili dell'Ilva, lì presenti.

Per lavorare in sicurezza bisognava far intervenire una gru per alleggerire il nastro, in modo da bloccare il tamburo e scaricare il contrappeso. Contrariamente al solito e a tutte le regole di sicurezza in vigore, Giuacomo è stato fatto partire con l'aspiratore. Appena rimossa partte del materiale (diminuendo così il blocco), il tamburo è svattato facendo partire il carrellino che corre su due tubolari che fanno da binario. Ed morto schiacciato da questa macchina infernale, sotto gli occhi di quelli che avrebbero dovuto indirizzarlo e proteggerlo.

Un vero e proprio omicidio, per incuria e leggerezza, che ha spezzato la vita di un ragazzo che sperava forse di aver iniziato la sua lunga camminata attraverso le forme della precarietà verso un lavoro stabile e sicuro… 

 "Non si tratta di una fatalità ma di una vera e propria mancanza di rispetto delle regole di sicurezza" attacca Francesco Rizzo dell'Usb Taranto.

"L'incidente  – scrive il sindacalista in una nota – è successo sotto gli occhi dei responsabili che non hanno voluto aspettare l'arrivo dei mezzi per la messa in sicurezza del tamburo. Tutto era fermo e spento ma si è deciso di iniziare con mezz'ora di anticipo. Questo per sottolineare ancora una volta come nell'Ilva di Taranto manchino ormai regole e rispetto sulla sicurezza".

L'Usb ha immediatamente dichiarato lo sciopero della produzione in tutto lo stabilimento.

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Morire a 24 anni per il lavoro!

Morire all'ILVA di Taranto.

Una mattina come le altre, all'inizio di un turno, si muore, ancora, sul lavoro. Ancora all'Ilva di Taranto.

Giacomo aveva 24 anni, viveva a Roccaforzata, ed era addetto alle pulizie dei nastri e questa mattina è stato travolto da uno di questi. Lavorava come manovale per una ditta appaltatrice, la Steel Service.

Per l'ennesima volta la fabbrica ci consegna morte e disperazione. 

Siamo stanchi di passare il tempo a contare le vittime, dirette ed indirette, del lassismo e della mancata messa in sicurezza.

Siamo stanchi di contare i morti di una fabbrica che per legge o decreto può fregarsene delle nostre vite.

Le responsabilità sono chiare ed inequivocabili. Il governo regala impunità e morte.

Oggi l'USB sarà impegnata, tutta, a Piacenza per ricordare Abdesselem El Danaf assassinato mentre protestava per la difesa della dignità lavorativa. 

Oggi l'USB alla rabbia per la morte di Abdesselem, che lottava per la dignità e libertà per tutti noi, aggiungerà la rabbia per un altra vita spezzata dal mercato e dall'avidità, quella di Giacomo.

Noi non daremo tregua agli assassini ed ai loro mandanti.

L'USB c'è, a Piacenza, a Taranto, ovunque ci siano lotte per diritti, dignità e lavoro calpestati!


USB – ILVA Taranto

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