Risarcimenti verranno concessi ai familiari di alcuni operai morti per mesoteliomi causati dall’ingestione di fibre di amianto all’interno degli stabilimenti milanesi del gruppo. Lo ha annunciato oggi la stessa azienda nel corso dell’udienza del processo a 11 ex dirigenti della Pirelli imputati per omicidio colposo e lesioni colpose, oltre che per violazione delle norme sulla sicurezza, in relazione a una ventina di decessi. Gli avvocati della società hanno spiegato che sei trattative con le famiglie sono andate a buon fine mentre altre sei sono ancora in corso e altre potrebbero essere aperte nelle prossime settimane. Ad ogni nucleo famigliare la Pirelli dovrebbe versare alcune centinaia di migliaia di euro.
Ma, come nel caso del risarcimento accordato dalla Eternit al comune di Casale (poi rientrato dopo le proteste di cittadini e associazioni), c’è il trucco. Infatti in cambio del risarcimento proposto dall’azienda le sei famiglie che hanno concluso la transazione dovranno ritirarsi dal processo nel quale si erano costituite parte civile. Lo ha spiegato uno dei legali della stessa Pirelli chiarendo che lo stesso meccanismo potrebbe essere innescato per quanto riguarda l’Inail, le Asl di Milano e la Regione Lombardia.
Nel processo, che si celebra davanti al giudice Guido Piffer della sesta sezione penale del Tribunale di Milano, sono imputati, con l’aggravante della violazione delle normative sulla sicurezza, i componenti del Consiglio di Amministrazione e gli amministratori che si sono succeduti dal ’79 all’88. Il pm di Milano, Maurizio Ascione, contesta 24 casi tra dipendenti morti di mesotelioma pleurico (una ventina in totale) e altri malati di tumore. Le vittime sono tutti operai impiegati, tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80, negli stabilimenti milanesi di viale Sarca e via Ripamonti. Tutti loro, secondo l’accusa, avrebbero subito negli anni «esposizioni massicce e ripetute» alle fibre di amianto, «esposti» senza «l’adozione di adeguati sistemi di aspirazione o protezione individuale» e senza alcun sistema di «raccoglimento polveri».
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