Potrebbe esserci una svolta durante il processo nei confronti del medico di Cantù per la morte del trentatrenne artigiano varesino Giuseppe Uva: il giudice Orazio Muscato ha accolto la richiesta di riesumare il cadavere. “Forse è la volta buona per arrivare alla verità”, spiegano i familiari dell’uomo. I quali sono convinti che sia morto non per un errore nella somministrazione dei farmaci, ma per le violente percosse che avrebbe subito mentre si trovava al comando provinciale dei carabinieri. Un pestaggio – peraltro tutto da dimostrare – che a detta dei familiari sarebbe la vendetta per una vecchia relazione sentimentale che ebbe con la moglie di uno dei militari presenti quella notte. Mentre in tribunale si celebrava l’udienza, all’esterno c’è stato un pacifico presidio di parenti e amici della vittima, oltre a Ilaria Cucchi (sorella di Stefano) e Patrizia Moretti (madre di Federico Aldrovandi), altri due giovani che, stando alle risultanze processuali, sarebbero morti per essere stati picchiati durante la detenzione. La decisione del giudice soddisfa anche la difesa del medico, Carlo Fraticelli, accusato di omicidio colposo: stando alle contestazioni a suo carico, quella notte, quando fu portato dai carabinieri in ospedale, avrebbe somministrato farmaci non compatibili con lo stato di alterazione alcolica della vittima. Giuseppe Uva era stato fermato con un amico mentre, ubriaco, rovesciava cassonetti dell’immondizia. La riesumazione del cadavere consentirà di chiarire quei molti aspetti dubbi e le lacune nell’autopsia effettuata a suo tempo.”Sono tre anni che aspettiamo questo momento. E il mio unico desiderio è che venga fatta chiarezza sulla morte di mio fratello”, ha commentato Lucia Uva. “Occorre che sia fatta giustizia perché quello che è successo a lui non accada più a nessun altro”.
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