Quattro sottufficiali dei carabinieri – Antonio De Cristofaro, Massimiliano Marrone, Bruno Sepe e Claudio Saltarelli – sono stati arrestati lo scorso 10 febbraio su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma con accuse che, a seconda delle posizioni, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti al peculato. I quattro appartengono al nucleo investigativo di via in Selci e gli accertamenti sono stati condotti dallo stesso nucleo investigativo dell’Arma. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati anche cinque confidenti, ritenuti complici dei militari. Secondo gli inquirenti i carabinieri finiti in manette, che all’epoca dei fatti erano inseriti in una struttura investigativa deputata al contrasto dello spaccio di droga, rivendevano gli stupefacenti sottratti nel corso dei sequestri. I cinque presunti complici si occupavano di custodire e vendere la droga. Materiale utilizzato per il confezionamento della droga sarebbe stato rinvenuto nel corso delle perquisizioni.
Il guadagno per i carabinieri ‘infedeli’, per partita di droga, poteva arrivare fino a 25mila euro, hanno fatto sapere gli inquirenti della Procura di Roma e della Direzione distrettuale antimafia. Le indagini si sono sviluppate riguardo un periodo di tempo tra maggio e settembre dello scorso anno. Secondo le accuse, corroborate dalle intercettazioni, i militari affidavano la droga ad alcuni soggetti di fiducia e poi come ultimo anello c’erano i pusher, quelli che materialmente dovevano rivendere la sostanza. Ai carabinieri viene contestato anche il reato di peculato sia per la sostituzione delle sostanze con altre di qualità inferiore sia per l’appropriazione della droga che era sotto sequestro.
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