* Globalist 25 giugno
Lo fa ancora «per Federico», perché le «menzogne sul suo conto sono intollerabili», dice a Globalist sua madre. «Perché vogliono continuare a ucciderlo. Ora basta! La condanna è definitiva, mio figlio è morto per colpa loro». Perché se avesse potuto scegliere, Patrizia Moretti, avrebbe preferito «piangere da sola, cosa che non ho potuto fare in tutto questo tempo».
Ferrarese di 51 anni, impiegata comunale, madre di Federico Aldrovandi, dopo la recentissima sentenza della Cassazione non immaginava certo che di lì a tre giorni sarebbe stata costretta ad andare alla più vicina caserma dei carabinieri per querelare uno dei quattro poliziotti condannati per l’eccesso colposo nell’omicidio di suo figlio e altre due persone coinvolte in una serie di insulti deliranti contro Federico, contro di lei e contro i giornalisti colpevoli di fare il proprio lavoro. «Forlani (uno dei quattro condannati, ndr) è lo stesso che mi ha querelato una decina di volte in questi sette anni, ma ogni sua denuncia è stata archiviata. Io non l’ho mai offeso, ho sempre rispettato la legge, sempre rispettato le procedure. Ed è stata una strada difficile da intraprendere perché avrei solo voglia di piangere e urlare. Mi sembra di fare una cosa contronatura, una violenza contro me stessa, quando mi costringo a resistere. Ma lo faccio per Federico, non tollererò mai più altre menzogne».
Anche se la Rete è stato uno degli ingredienti adoperati da Patrizia per bucare la nebbia ferrarese che rischiava di avvolgere per sempre la storia di suo figlio, la mamma di Aldro non è una che spulcia su siti altrui. E’ stato il web ad avvertirla 24 ore fa: uno dei tanti attivisti che hanno sostenuto la battaglia per verità e giustizia ha scoperto il lugubre botta e risposta sul profilo dell’associazione che aveva coinvolto Ghedini nel processo d’appello. Il profilo fornisce uno spaccato inquietante della cultura militare. «Vorrai dire paramilitare – mi corregge Patrizia – non so come altro definirla, certo è da non legittimare. E la ministra Cancellieri, che invita noi a non generalizzare, ha il polso di questi ambienti?».
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