Michele Pavone, di 29 anni, era nella camera di sicurezza dei carabinieri da ieri pomeriggio dopo l’arresto per evasione dagli arresti domiciliari. Aveva trascorso la nottata tranquillo, nulla lasciava presagire la tragedia. Ieri sera Pavone, dopo essere “evaso” dagli arresti domiciliari (versione contestata dai familiari), era stato arrestato e raggiunto in caserma da una delle sorelle, che gli aveva portato una pizza, ma non aveva dato alcun segno di nervosismo. Sembra che il 29enne non soffrisse di problemi psichiatrici, né avesse altri motivi per togliersi la vita.
Il giovane era agli arresti per un furto trasformatosi in rapina avvenuto lo scorso 2 giugno in un supermercato a Casalnuovo, dove aveva cercato di rubare alcune bottiglie di liquore. Pavone era stato scoperto da una commessa e per coprirsi la fuga le aveva rotto in testa una delle bottiglie. In caserma sono giunte le due sorelle e la compagna, e hanno appreso la notizia della morte del congiunto dai militari. Secondo una prima ricostruzione, Pavone era “evaso” dai domiciliari ma per fare un tuffo nella piccola piscina gonfiabile nei pressi della propria abitazione in via Romani Costanzi, ai confini tra Sant’Anastasia e Pollena Trocchia. I carabinieri lo hanno arrestato e lo hanno condotto, vivo, in una loro caserma, dalla quale però è uscito morto. La versione ufficiale parla di auto-soffocamento con la propria maglietta. Il decesso è stato constatato dal medico legale giunto sul posto insieme al pm della Procura di Nola. La rabbia dei familiari si concentra sulle motivazioni dell’arresto di ieri pomeriggio. “Era nel cortile della casa, all’interno della recinzione dell’edificio che ospita quattro appartamenti della famiglia, non era affatto evaso”. Resta la rabbia e restano i dubbi sul perchè Michele Pavone sia entrato vivo e sia uscito morto dalla caserma dei carabinieri. Un elenco che diventa sempre più e insopportabilmente lungo.
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