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Patrizia Aldrovandi: “Querelo il Coisp”

Non accennano ad allentarsi le polemiche scatenate dal provocatorio e minaccioso ‘sit-in’ realizzato ieri mattina da una ventina di aderenti ad una piccola sigla del variegato mondo sindacale della Polizia. D’altronde il Coisp l’ha fatta grossa, così grossa che molti dei suoi possibili amici e sponsor nel mondo politico sono stati costretti a sconfessare l’azione di ieri. I genitori di Federico Aldrovandi, il giovane ucciso il 25 settembre del 2005 per le botte subite durante un controllo di polizia, non ci stanno a subire le continue intimidazioni da parte di settori di estrema destra interni alle forze dell’ordine.
Il padre di Federico, Lino Aldrovandi, chiede esplicitamente al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri di prendere “provvedimenti severi” contro chi ha organizzato la gazzarra sotto gli uffici dove lavora sua moglie. Lo fa su un post pubblicato durante la notte su Facebook, dopo che il Ministro aveva escluso sanzioni ma espresso una netta condanna “morale” per quanto accaduto. “Ministro degli Interni Cancellieri mi auguro che siano presi dei provvedimenti severi per rispetto dello stesso Capo della Polizia che ho avuto l’onore di conoscere e dei tanti poliziotti onesti, genitori anche loro, che tutti i giorni in silenzio svolgono il loro lavoro al servizio di tutti noi” scrive Lino Aldrovandi. “Tutto ha un limite e questa situazione non deve degenerare” aggiunge, commentando anche l’atteggiamento intimidatorio di alcuni manifestanti nei confronti del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani che ha tentato inutilmente di convincere i dirigenti del Coisp a spostarsi da sotto gli uffici del Comune. “Sig. Ministro, é stato offeso il sindaco della mia città, della città di Federico, una persona onesta e coscienziosa, mai al di fuori delle righe”.

Patrizia Moretti è anche più esplicita nel raccontare e commentare i fatti di ieri. “Ieri mattina era previsto o annunciato, l’ho visto sui giornali del giorno prima, una manifestazione, un sit-in, una specie di picchetto, in una piazza centrale di Ferrara, Piazza Savonarola, che rimane proprio sotto il Municipio dove io lavoro”. Inizia così a Radio 24, il suo racconto. “Da circa un mese un furgoncino del Coisp si muoveva per Ferrara con manifestazioni di solidarietà nei confronti dei poliziotti che hanno ucciso mio figlio e questo già era pesante. Ieri è stato, suppongo, il culmine, visto che nel pomeriggio avevano il loro congresso nazionale. Al mattino si sono radunati qui sotto la piazza e li vedevamo dalle finestre. Non era mia intenzione rispondere in nessun modo, non avevo nessuna voglia di parlare, speravo che finisse presto e basta. E però il sindaco ha ritenuto di scendere e gli ha manifestato l’inopportunità della loro presenza proprio lì e gli ha detto che si capiva che questa sera una manifesta provocazione nei miei confronti. E’ sceso, lo vedevamo dalla finestra e abbiamo visto che un signore grande e grosso ha cominciato a urlargli contro, sentivamo le urla dall’altra parte della piazza: lo insultava, gli diceva ‘vai via da qui, noi abbiamo il permesso, cambia mestiere, vergognati’. Il sindaco inizialmente ha risposto, ma poi questo signore lo ha anche spintonato. A quel punto non possiamo restare guardare e con il resto con le mie colleghe siamo scese. Avevo quella foto che è stata uno degli elementi fondamentali del processo, l’ha usata il pubblico ministero nell’arringa finale”. La reazione di quelli che stavano facendo il sit-in, prosegue Patrizia Moretti, “è stata quella di girare le spalle, non hanno guardato in faccia me, si sono girati rispetto alla fotografia e dopo un minuto sono andati via. Non mi hanno rivolto nessuna parola. Mi sono sentita malissimo, malissimo naturalmente. Questo continua a ferirmi. La fotografia è bruttissima per quello che è ma soprattutto per quello che rappresenta, per quello che è successo a mio figlio. L’essere costretta a mostrarla ancora quando pensavo che tutto fosse finito, è stato veramente molto, molto doloroso”. Sostiene il Coisp che non sapevano che lei lavorasse là le dicono dalla radio. “E’ noto che io lavoro lì in Comune, è risibile che loro non lo sapessero, Ferrara è molto piccola, la vicenda purtroppo di cui purtroppo siamo al centro delle cronache da 8 anni rende davvero difficile credergli”. “L’applauso del Senato e soprattutto il minuto di silenzio per Federico mi ha veramente commossa, ed è stato molto bello. Poi ho ricevuto tantissime manifestazioni di solidarietà e comunque di sdegno per questo comportamento, che io non so se sia sanzionabile disciplinarmente o cosa. Sinceramente mi interessa poco, però trovo che sia veramente disumano ed è la conferma di quello che rappresentano alcune persone, che spero sia uno sparuto manipolo di persone che solidarizza con degli assassini, che se anche indossano la divisa sono dei delinquenti. E spero che non indossino più la divisa” ha concluso la madre di Federico.

Che ha respinto l’incredibile (nel senso di non credibile) messaggio di solidarietà che le è giunto dallo stesso Coisp, che infatti in contemporanea attraverso messaggi di suoi dirigenti e iscritti metteva in dubbio l’autenticità della foto che ritrae il corpo martoriato del giovane ucciso in via dell’Ippodromo e denunciava l’abbandono del posto di lavoro da parte della madre della vittima, scesa per qualche minuto in piazza proprio per esibire la gigantografia del figlio. “Maccari è arrivato a sostenere che la foto del viso martoriato di mio figlio sarebbe addirittura un fotomontaggio – ha scritto sulla sua pagina Facebook -, mi piacerebbe tanto che lo fosse, ma purtroppo così non è”.

E proprio oggi Patrizia Moretti ha annunciato la sua decisione di querelare il segretario del Coisp Franco Maccari. “Risponderà di queste affermazioni di fronte all’autorità giudiziaria – ha spiegato la mamma di Aldrovandi – perché ho dato già incarico al mio avvocato Fabio Anselmo di sporgere querela nei suoi confronti e d’ora in poi parlerà lui per me”. “Sono nauseata e disgustata da tutto questo – ha aggiunto Moretti -. Respingo fermamente la solidarietà ipocrita di Maccari che continua ad insultarmi”. Anche il senatore del Pdl, Alberto Balboni, che sul quotidiano l’estense.com ha sostenuto che la foto del figlio in una pozza di sangue sia falsa, è stato denunciato per diffamazione aggravata.

Brevemente, ed efficacemente, è intervenuto oggi anche il legale della famiglia Aldrovandi – e di altri parenti delle vittime di ‘malapolizia’ – Fabio Anselmo. Che ha posto una domanda semplice che però smonta le presunte giustificazioni addotte dal Coisp dopo la provocazione di ieri. Secondo il sindacatino di polizia infatti i poliziotti condannati per omicidio colposo non sarebbero stati trattati dai tribunali come gli altri cittadini, non potendo godere di misure alternative alla carcerazione nonostante la pena lieve. ”Non capisco perché invece di protestare contro i Palazzi di Giustizia vadano sotto le finestre di Patrizia” ha detto giustamente Fabio Anselmo. ”Se non stessimo parlando di una tragedia terribile, irreparabile e incomprensibile, sarebbe una commedia tragicomica”.

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