Forse pensavano di essere i protagonisti di un telefilm americano, di quelli nei quali ai poliziotti tutto è permesso per fermare il crimine, di quelli in cui i peggiori nemici degli agenti non sono neanche i criminali ma quelli degli ‘affari interni’.
E invece erano agenti della stradale. Uno di loro, lo scorso 17 marzo, sarebbe stato avvisato dalla sorella che la nipote di sei anni era stata abusata da un vicino di casa di 15. A quel punto l’agente avrebbe chiesto ad un collega di affiancarlo e i due sarebbero andati a casa del minorenne nel frattempo denunciato per violenza sessuale, con l’obiettivo di ‘dargli una lezione’. Ma quando sono arrivati a casa del sospettato i due giustizieri di Domodossola avrebbero trovato, sul pianerottolo del nono piano di un palazzo di Nichelino, cittadina nei pressi di Torino, il fratello 25enne del presunto molestatore e scambiandolo per il ragazzo da punire lo avrebbero picchiato, gli avrebbero puntato un coltello alla gola, e poi lo avrebbero appeso a testa in giù dal balcone tenendolo sospeso nel vuoto ciascuno per una gamba. Col rischio di ammazzarlo. I due agenti ad un certo punto però devono essersi resi conto di aver sbagliato bersaglio e a quel punto hanno intimato alla vittima del pestaggio di non denunciare quanto era accaduto e di tenere la bocca chiuso. Ma il ragazzo prima è andato a farsi medicare al Pronto Soccorso e poi è andato a denunciare l’aggressione alla caserma dei Carabinieri.
I militari si sono messi alla ricerca dei due poliziotti che, quando sono stati rintracciati, hanno negato tutto. Però poi di fronte alle pressioni dei Carabinieri uno dei due avrebbe ammesso ‘l’incontro’ con il 25enne, parlando però di una zuffa sul pianerottolo scatenata da un ‘sorriso irriverente’ rivolto ai due agenti della Polizia Stradale.
Sui fatti indaga la Procura di Torino.
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