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Padova, carabiniere in carcere: “è uno stupratore seriale”

Un’altra “mela marcia” ha conquistato gli onori delle cronache nostrane, oltre che quelle di alcuni media stranieri, tra i quali il britannico The Guardian. 

Il protagonista della vicenda si chiama Dino Maglio, professione Carabiniere e accusato di numerosi stupri. Per abbordare le sue vittime si era iscritto ad un portale di Couchsurfing, un sito che permette di trovare e offrire ospitalità gratuita per viaggiare in tutto il mondo senza spendere troppo. Offriva il suo divano preferibilmente a giovani ragazze provenienti da varie parti del mondo, e certo il fatto che fosse un esponente delle forze dell’ordine tranquillizzava le ignare vittime. Ad accusarlo di averle drogate e poi violentate dopo averle ospitate sono addirittura 15 ragazze di diversi paesi.
A denunciare il 35enne circa un anno fa è stata una minorenne australiana che era stata ospitata nella casa di Maglio, a Padova, insieme alla madre e alla sorella più piccola. Nonostante la sedicenne fosse insieme al resto della famiglia il carabiniere non rinuncia alla consolidata procedura, droga la ragazza e poi abusa di lei. Solo che la madre non trovando la ragazza entra improvvisamente nella stanza dell’uomo e trova la figlia in stato letargico, che quando recupera lucidità smentisce la versione di Maglio secondo il quale il rapporto sarebbe stato consenziente. Dopo la denuncia per abuso sessuale, nei confronti del carabiniere scattano le manette e l’uomo viene rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, in attesa che il 17 marzo a Padova inizi il processo. Il sostituto procuratore Giorgio Falcone lo accusa di avere commesso atti sessuali «con l’aggravante di aver somministrato presunte sostanze narcotiche, nonché di aver abusato della relazione di ospitalità». Quello della sedicenne australiana non sarebbe l’unico caso al vaglio degli inquirenti. Le sue vittime sarebbero complessivamente quindici, anche se solo sette di loro, assistite dagli avvocati Boris Dubini e Gian Marco Rubino di Milano, hanno deciso di sporgere denuncia formale nei confronti del carabiniere che si faceva chiamare Leonardo. Altre sette ragazze per ora non hanno sporto denuncia ma hanno raccontato i presunti abusi al centro di giornalismo d’inchiesta Irpi (Investigative Reporting Project Italy).
Le prime avvisaglie sul fatto che in quella casa di Padova c’era qualcosa che non andava già nell’agosto del 2013, quando una ragazza torna in Portogallo e denuncia al sito di Couchsurfing quanto era avvenuto. E così gli amministratori del portale decidono di chiudere il profilo di ‘Leonardo’ e in seguito quelli nuovi aperti dal Carabiniere. Ma secondo i racconti di numerose ragazze a quel punto Maglio passa al contrattacco, e comincia a minacciare le vittime di conseguenze legali, sottolineando la propria qualifica di agente di polizia. Oltretutto in molti casi i ricordi delle vittime non sono affatto nitidi, a causa degli effetti della droga che secondo loro il carabiniere aveva fatto assumere loro offrendole un bicchiere di vino. Durante la perquisizione seguita alla denuncia della ragazza australiana i suoi colleghi hanno ritrovato 40 pasticche di Tavor, che però secondo Maglio servivano a lui per dormire.
Secondo i media che si sono occupati della vicenda, anche dopo l’arresto, mentre era ai domiciliari, l’uomo ha ricominciato a offrire la sua casa a ignare viaggiatrici, e in seguito a un’altra perquisizione che aveva portato al ritrovamento di due couchsurfer, un’argentina e un’armena, una delle quali affetta dai sintomi dell’assunzione involontaria di droga, il carabiniere è tornato in carcere ed è stato sospeso dall’Arma. Anche perché a casa di Maglio gli agenti hanno trovato un’arma detenuta illegalmente.

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