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Il pm del caso Uva allontanato dal tribunale di Varese

Via dal tribunale di Varese per «incompatibilità ambientale».
Questa la decisione presa dal Csm nei confronti del sostituto procuratore Agostino Abate, che è stato così trasferito a Como. La decisione del Consiglio Superiore della Magistratura è arrivata nel mezzo di un procedimento disciplinare aperto nei confronti del pm che seguì il caso di Giuseppe Uva, chiedendo l’archiviazione per i due carabinieri e i sei agenti di polizia che poi sarebbero finiti a giudizio per omicidio preterintenzionale e altri reati nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del 42enne falegname, nel giugno del 2008.
La famiglia di Uva aveva più volte criticato l’operato di Abate, che comunque non è stato trasferito per questas storia ma per la gestione dell’inchiesta sull’omicidio di Lidia Macchi, risalente nientemeno che al 1987. Nel 2013, la procura di Milano decise di avocare il fasciscolo e disporre nuove accertamenti che hanno portato Giuseppe Piccolomo all’iscrizione nel registro degli indagati: l’uomo è stato già condannato una volta all’ergastolo per il cosiddett ‘delitto delle mani mozzate’, cioè quello della pensionata Carla Molinari, avvenuto nel 2009 a Cocquio Trevisago, nel varesotto. In quel caso, Abate avrebbe «omesso o ritardato ingiustificatamente di compiere atti che gli incombevano. Con una serie di comportamente improntati a gravi violazioni di legge e inescusabile negligenza, ha arrecato indebito vantaggio all’ignoto autore del reato in questione, affievolendone la possibilità di identificazione». Un’accusa pesantissima per un investigatore: il Csm, in sostanza, l’ha ritenuto inadatto al suo ruolo, andando a complicare un’inchiesta per omicidio.
«Ci sono voluti sette lunghissimi anni, tanta fatica e moltissimo dolore prima che l’organo di autogoverno della magistratura finalmente, riconoscesse – in via cautelare – come l’infinita serie di abusi, illegalità, e soperchierie commesse dal dott. Agostino Abate non fosse più compatibile con la sua permanenza a Varese – questo il parere espresso a caldo dal senatore del Pd Luigi Manconi -. C’è voluto tutto il coraggio e l’intelligenza di una donna inerme, Lucia Uva, sottoposta a vessazioni e umiliazioni per il solo fatto di chiedere la verità sulla morte del proprio fratello perché un atteggiamento ostile e a tratti addirittura volgare venisse infine censurato».
Abate era in servizio a Varese dal 1984, ha fatto parte della Dda e ha condotto varie inchieste sulla criminalità organizzata, oltre alla celebre ‘tangentopoli varesina’, che coinvolse diversi politici di spicco della città lombarda.

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