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«Mio marito si vantò di aver pestato Stefano Cucchi»

Questione di vanità: «Lo abbiamo pestato noi quel tossico». Così parlò alla sua ex moglie Raffaele D’Alessandro, uno dei carabinieri indagati per la morte di Stefano Cucchi. L’intervista alla donna, «trent’anni, magra da non sembrare mamma di tre figli, alta, bel viso, diretta. Si chiama Anna Carino», è uscita sulle colonne del Corriere della Sera, che già qualche giorno fa aveva pubblicato online le intercettazioni di cui Contropiano vi aveva già parlato [https://contropiano.org/malapolizia/item/34312-botte-e-depistaggi-il-caso-cucchi-si-chiude-e-si-riapre], quelle in cui i militari parlavano apertamente di pestaggio ai danni del ragazzo, con la signora Carino che era arrivata a dire al marito durante una litigata: «Non ti ricordi che mi raccontavi di come vi eravate divertiti a pestare quel drogato di merda?».
Al Corriere, la donna ha poi anche detto altro: «Raffaele aveva 24 anni all’epoca, come me. Era spavaldo, certo, e sempre fuori di sé. Ne ho passate tante. Ma con lui ho avuto due figli e ora sono di là che dormono. Ho visto i commenti sui forum online e vi chiedo, se Raffaele finisce in galera cosa ci guadagno io, che vantaggio ne hanno i bambini?».
E ancora: «Testimonierò se mi chiamano. Ma non sanno ancora se ci sarà un processo». Ed il dubbio che attraversa tutta la seconda indagine sul caso di Stefano Cucchi: mentre da una parte medici e infermieri dovranno affrontare un nuovo giudizio d’appello, dall’altra il pm romano Musarò si sta concentrando sulle ore immediatamente successive all’arresto di Stefano, quindi proprio sugli uomini in divisa e sulle loro responsabilità.
Di prove ce ne sarebbero parecchie, ma cantare vittoria, nei casi di malapolizia, è sempre un azzardo enorme. 
«Odiava stare qui – racconta ancora Anna Carino al Corriere, parlando di suo marito -, in provincia con la divisa addosso. Mi rimproverava sempre: “per colpa tua sono dovuto venire in questo posto di merda”. E che il ragazzo, un tossicodipendente fu pestato. Raffaele mi parlò di Cucchi solo dopo che la prima indagine, quella che non è arrivata da nessuna parte, aveva preso un’altra strada. Penso volesse vantarsi per averla scampata. Nessuno li cercava più».

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