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Ilaria Cucchi: “I processi non vanno fatti sul web… cominciamo allora da mio fratello”

Gli insulti e le minacce non ci appartengono, anzi ci nuocciono gravemente.
Preferisco esserne bersaglio io piuttosto che altri. Quegli insulti e quelle minacce mi feriscono come mi ferirono quelle a suo tempo rivolte agli agenti di polizia penitenziaria.
Di fronte ad esse i signori indagati di oggi nulla fecero. Rimasero silenti ed apparentemente privi di ogni parvenza di senso di colpa. Oggi sono loro a dolersene.
I processi non vanno fatti sul web ma nelle aule di giustizia. Sono d’accordo senza se e senza ma. Le garanzie di un paese civile e democratico esigono che chi viene accusato di un qualsiasi delitto deve esserne considerato colpevole solo dopo una sentenza passata in giudicato. Giusto.
Cominciamo allora dal sig. Stefano Cucchi. Egli è incensurato. Dico INCENSURATO. È stato arrestato ma mai condannato. La Giustizia si è fermata qui. Perché poi sappiamo come è andata. Ho querelato per questo il signor Mandolini perché egli, tenendo a ribadire di essere sottufficiale dei Carabinieri in pieno esercizio delle sue funzioni, si esprime pubblicamente su Facebook definendo il signor Stefano Cucchi come “grande spacciatore” arrivando a sostenere che addirittura spacciava davanti alle scuole. Egli minaccia di dire tutta “la verità” su quanto gli avesse riferito il signor Cucchi sul conto della sua famiglia. Il gioco è chiaro: offendere, diffamare ed infangare.
Verranno fatte investigazioni difensive, me lo aspetto, e mi aspetto anche da chi. È facile processare un morto che non ha più diritti e che nemmeno ne ha avuti da vivo. Ci dovrà essere un processo per accertare nomi e cognomi di coloro i quali, dopo sei anni, affermeranno questo. Un Giudice dovrà valutare. E questo dovrà accadere anche nel loro processo. Fino a quando ciò non verrà fatto non permetterò a nessuno di giudicare od accusare Stefano di fatti o reati. Mio fratello era INCENSURATO.
Il garantismo impone questo. Certo non nascondo che mio fratello sia stato arrestato per spaccio e che egli abbia sbagliato. Ricordo a tutti che fummo noi famigliari a consegnare la droga che egli deteneva nella casa di Morena quando, se avessimo solo voluto, quella droga la avremmo potuta distruggere. So bene che l’unica strategia dei signori indagati sarà quella di processare noi con Stefano. L’ho già vista. Subita. Oggi però i miei figli sono cresciuti e non ho intenzione di tollerare altro fango su di noi.
Se sarà ritenuto rilevante il tema del comportamento e della personalità di Stefano, noi dobbiamo essere messi in condizioni di difenderci e difenderlo. Se è importante sapere fino a che punto egli fosse così cattivo e pessima persona allora questa volta dobbiamo poter difenderci e difenderlo. Se si insinuerà ancora nel processo che noi abbiamo abbandonato la sua cagnetta al canile, noi dobbiamo essere autorizzati a dimostrare che invece quella cagnetta la abbiamo ancora noi e la amiamo moltissimo perché è l’unica cosa viva che ci rimane di lui. Se ci verrà detto che tutto questo nulla c’entra con l’uccisione di Stefano allora tutto questo dovrà rimanere nelle menti e nei cuori di coloro che ritengo responsabili del suo violentissimo pestaggio che ne ha provocato poi il ricovero con successiva morte. Tutto questo dovrà essere impedito. Ancor di più sul web.
Attendo serena di essere processata dal sig Tedesco ma attendo pure che venga processato il maresciallo Mandolini. Il garantismo non può funzionare a corrente alternata. Altrimenti poi i processi si debbono fare sul web. Ma mai con insulti e minacce.
Mai. Mi sono fatta del male come temevo. Ma che strumenti ho, da normale cittadina per tutelare me e la mia famiglia dopo sei anni terribili che avrebbero portato chiunque alla disperazione?
Però vi scongiuro, se volete bene a mio fratello, quella foto per nessun motivo diventi un capro espiatorio. E’ stato fatto tanto male a Stefano ed a noi, non fatecene anche voi, mancando di rispetto a quello che volevo dire.

Confido in tutti voi che mi sostenete e vi ringrazio.

Ilaria Cucchi

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