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I carabinieri di Piacenza adesso si accusano tra loro

Abituati a procurarle agli altri non sembrano resistere quando si sono trovano su un diverso lato del problema. Alcune agenzie riferiscono che anche il leader del gruppo dei carabinieri di Piacenza finiti nell’inchiesta Odysseus, Giuseppe Montella considerato il più ‘duro’ anche dagli investigatori, è crollato in lacrime nel carcere Le Novate alla periferia della città emiliana.

L’interrogatorio dell’appuntato Montella era il più atteso, anche perché la sua posizione al momento risulta la più esposta tra quelle dei dieci carabinieri raggiunti da provvedimenti della procura di Piacenza che contesta loro reati molto pesanti tra cui traffico e spaccio di droga, estorsione, arresto illegale, abuso d’ufficio, lesioni personali aggravate e, il più grave di tutti, tortura.

Di cose da chiarire al Gip Luca Milani e al sostituto procuratore Antonio Colonna, l’appuntato Montella (detto Peppe) ne ha tante . Secondo i magistrati era convinto di poter tenere “qualunque tipo di comportamento, vivendo al di sopra della legge e di ogni regola di convivenza civile”, è scritto nell’ordinanza di oltre trecento pagine. E’ lo stesso carabiniere ad auto-considerarsi come il leader di una vera e propria “associazione a delinquere” di cui fanno parte in tutto sette uomini, tra militari e spacciatori: “Sono tutti sotto di me” si sente dire in una intercettazione telefonica finita agli atti.

Dalla Procura fanno sapere che le indagini proseguiranno.  Il procuratore capo di Piacenza, Maria Grazia Pradella, ha detto che “si vuole scavare fino al 2017” e per questo la caserma in pieno centro storico è stata sigillata dagli agenti della Guardia di Finanza.

Ma gli interrogatori di venerdì e di sabato hanno cominciato a fornire contorni di quella che sarà l’azione di difesa degli altri carabinieri coinvolti (in carcere ci sono altri 4 militari, arresti domiciliari per un militare, altri 3 hanno l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e uno ha l’obbligo di dimora), tra i quali, secondo i legali, c’è una corsa a scaricare le responsabilità. Anche i tre spacciatori sentiti a Cremona hanno cominciato a prendere le distanze da “Peppe” e hanno segnalato ulteriori episodi non contenuti fin qui nell’ordinanza che ha portato all’arresto dei carabinieri.

Il Fatto Quotidiano riferisce però che certi input a strafare per i carabinieri di Piacenza, venivano dall’alto: “A Rivergaro e a Bobbio gli devo fare un culo così, è una questione di orgoglio, mi gira il culo che gente che rispetto a voi non vale un cazzo fa i figurini con il colonnello, con il comandante della Legione”.

A parlare così sarebbe l’ex comandante della compagnia carabinieri di Piacenza, il maggiore Stefano Bezzeccheri, affermando  che c’è in gioco la “dignità” di fronte ai colleghi in servizio nei paesi vicini nel numero di arresti eseguiti dalla sua caserma. Tanto che il carabiniere Peppe Montella, il leader appunto del gruppo di caravinieri di Piacenza, nella conversazione intercettata dagli inquirenti, accoglie subito la richiesta del comandante: “Adesso vediamo di farne il più possibile, anche settimana prossima, almeno di farne altri tre-quattro“.

Come sono stati fatti, come e contro chi sono stati eseguiti quegli arresti è la materia oggi degli interrogatori dei magistrati, quelli che stanno “facendo spuntare le lacrime” ai carabinieri di Piacenza.

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