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La finanza “Nimby”

“Non si può fare solo in Italia”, “Non si può fare solo in Europa”; “Non si può fare solo sulla Terra”. Ogni volta che si parla di tassare le transazioni finanziarie, i trader e gli speculatori diventano una sorta di Nimby (“Not In My Back Yard) ovunque ma non nel mio giardino:

Nella manovra finanziaria del governo che verrà presentata oggi dal Consiglio dei Ministri, potrebbe arrivare il bollo sulle transazioni finanziarie (0,15%) e una tassa al 35% sul trading delle banche. C’è maretta nel dorato e adrenalico mondo dei trader preoccupati per i loro affari. Un operatore finanziario dichiara “Sto continuando a ricevere centinaia di email da trader spaventati; il settore non può permettersi un fissato bollato”. La nuova impostaa, che reintrodurebbe il vecchio fissato bollato abolito nel ’97 colpirebbe gli intermediari bancari, anche quelli che operano sul trading on line e gli investitori istituzionali. Su una transazione da un milione di euro, che oggi on line “costa 2 euro”, si andranno a pagare 1.500 euro.

E’ una rimostranza assai curiosa quella degli investitori finanziari, perché tutti gli altri – soprattutto i lavoratori dipendenti e i pensionati – hanno imposte fisse assai più alte, su redditi assai più bassi e le hanno tutti i mesi e su tutto, inclusi i beni di prima necessità ormai a rischio di aumento dell’Iva.

L’ Assosim, l’associazione che rappresenta gli intermediari bancari e finanziari, è già scesa in campo contro la nuova tassazione sulle transazioni finanziarie, che nell’ultima versione della manovra sale dallo 0,05 allo 0,15 per cento. «Siamo preoccupati e sorpresi per la ventilata reintroduzione, solo da parte dell’Italia, di questa tassa» dice al Sole 24 Ore Michele Calzolari, presidente dell’associazione. Ma i fatti sembrano  smentirlo. Infatti la Commissione Ue ha previsto che una parte del budget 2014/2020 da oltre mille miliardi di euro sia finanziato da risorse proprie: in particolare, con una tassa sul settore finanziario e una nuova Iva europea. L’ipotetica tassa europea sulle transazioni finanziaria non piace però al governatore uscente della Banca Centrale Europea, Trichet, la quale da tempo sconsiglia ai governi dal lanciarsi su misure simili, con il pretesto che vanno concordate a livello mondiale, ma cominciare da un’area economicamente significativa come l’Eurozona non sarebbe affatto irrilevante. Secondo Trichet c’è innanzitutto “una questione seria da tenere presente che è quella della competizione: se alcune transazioni sono considerate più costose in Europa che nel resto del mondo, allora se ne andranno nel resto del mondo – ha avvertito durante una audizione all’europarlamento – non ci sono dubbi su questo”. Il numero uno della politica monetaria europea ha rilevato come questa idea di creare una nuova tassa sulle transazioni finanziarie in Europa risulti “attraente a molti osservatori, e sono colpito dal fatto che ci sia un crescente sentimento sulla necessità di fare qualcosa nella finanza. Ma chiedo grande, grande prudenza sull’introdurre misure che non siano globali. Se non siamo soddisfatti del sistema finanziario, è giusto mettere un po’ di sabbia negli ingranaggi? – si è chiesto il guardiano della Bce – Se qualcosa non funziona bene potremmo semmai lavorare per farla funzionare meglio. Guardiamo al quadro di insieme e assicuriamoci di non fare qualcosa della quale domani ci pentiremmo”.

Ma sulle sanguinose bizzarrie dei mercati finanziari e degli investimenti speculativi sembra che l’ultima moda finanziaria, secondo un’inchiesta pubblicata sul New York Times, sia diventata quella di scommettere sugli eventi imprevedibili, eccezionali, catastrofici. Costruire fondi o schemi di investimento che funzionano al contrario: piu’ le cose vanno male, piu’ guadagni. E se questi iettatori da portafoglio cominciassero a pagare qualcosa sin da ora cosa ci sarebbe di male? Magari potrebbe essere solo l’inizio….

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1 Commento


  • Alessandro Allasia

    L’imposta dello 0,15% per un trader giornaliero che facesse ruotare il 50% dell’investito, comporta una tassa patrimoniale (indipendente dal guadagno) del 30%-35% del patrimonio investito. Si tratta ovviamente di un eccesso che comporterà l’abbandono delle operazioni da parte di questo tipo di trader; lecito, per carità, considerare che non apportino grande valore aggiunto alla società, ma tanto valeva vietarle per Legge, anche perchè così facendo gli specialisti si trasferiranno all’estero, si ridurrà la base imponibile e l’aspettativa di guadagno dalla tassa verrà meno, mentre resterà l’imposizione (prettamente di natura patrimoniale) su tutti gli altri.
    Quanti avversano le operazioni finanziarie per partito preso dovrebbero avere almeno il buon gusto di distinguere fra la cattiva finanza (quella inglese, americana, tedesca ecc.), che ha prestato i soldi alla Grecia, alle bolle immobiliari statunitensi, e che ha creato la crisi sistemica con l’abuso dei prodotti derivati, e la finanza “normale”, che aiuta lo sviluppo dell’economia e delle imprese.

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