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Grecia. Effetto boomerang Stampa


Un anno fa, quando Atene promulgò il primo programma di austerità stabilito a Francoforte e Bruxelles, si disse che questo avrebbe migliorato le cose. Il pacchetto è stato applicato e la situazione è peggiorata. Lo stesso è successo per l’Irlanda. La ragione è lapalissiana: i tagli riducono i redditi, che riducono le entrate fiscali, aumentando ulteriormente il deficit pubblico. A sua volta il debito pubblico aumenta, perché l’economia cala invece di crescere, mentre gli interessi sono positivi e maggiorati dal premio di rischio. Nella sua intervista al Financial Times del 29 maggio, Lorenzo Bini Smaghi sosteneva ottusamente che la Grecia era solvibile, purché mettesse in vendita le sue attività di capitale. Quando studiavo i testi di scienza delle finanze ho imparato che la svendita di attività di capitale era un’operazione di liquidazione e di chiusura dell’attività, non di solvibilità per riprendersi. Le privatizzazioni previste dalla bozza di programma approvata nella seconda votazione dei deputati comprador del parlamento di Atene verranno effettuate a prezzi stracciati. Inoltre, come è successo nelle privatizzazioni in Gran Bretagna, vi saranno garanzie di rendite per un certo numero di anni qualora le entrate risultassero inferiori a delle soglie minime. Quindi il bilancio pubblico dovrà procurare tali rendite.

Le esperienze di Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda mostrano che si tratta di un circolo infernale. La Grecia in caduta libera non potrà sostenere tale situazione. Tutto fa quindi prevedere che il paese non potrà evitare il default e i connessi effetti di contagio, soprattutto attraverso i derivati dei credit default swaps. L’operazione di schiacciamento dell’economia greca è stata concepita per giustificare un aiuto pubblico, presentato come salvataggio della Grecia, alle banche tedesche e francesi che oltre a detenere debito greco sono in un caos finanziario che nascondono con ogni mezzo. La Guernica economica cui viene sottoposto il paese avrà un effetto di boomerang sui devastatori.

il manifesto | 03 Luglio 2011

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