«L’Italia è sulla strada giusta» e la manovra è «molto convincente». Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, al suo ingresso al consiglio Eurogruppo, aveva fatto del suo meglio, spendendo il minimo delle parole per zittire i corvi. «Non credo affatto», era arrivato a dire, rispondendo alla domanda se l’Italia può essere la prossima vittima.
Ma Angela Merkel, il più incapace tra i molti premier che la Germania ha avuto, ha però quasi nello stesso momento incidentalmente ammesso che «l’Italia deve mandare segnali urgenti» sul fronte della riduzione del deficit pubblico in modo da riportare la fiducia sui mercati finanziari dell’Eurozona. La cosa, in sé banale, è stata detta in una conversazione telefonica con Silvio Berlusconi. E lì sarebbe rimasta confinata se la stessa Merkel non avesse rivelato i contenuti del colloquio telefonico ai giornalisti che le chiedevano un commento sulla possibilità che anche l’Italia venga coinvolta nella crisi del debito dell’eurozona. «Credo che un segnale molto importante da parte dell’Italia sarebbe l’approvazione di un budget che preveda i necessari risparmi e la consolidazione del bilancio», ha detto la leader del governo tedesco. «Per questo motivo ieri ho telefonato al presidente del Consiglio».
Secondo la Merkel «la Germania e gli altri partner europei sono molto determinati a lavorare insieme per difendere la stabilità dell’euro». Quanto alla Grecia, il cancelliere ha indicato di capire appieno l’urgenza che il paese ellenico ha di ricevere rapidamente un secondo piano di aiuti da parte della comunità internazionale.
Dopo queste parole “tranquillizzanti” è cominciato in borsa il temuto “panic selling”, con investitori di ogni livelo scatenati a vendere qualsiasi titolo italiano – obbligazioni o azioni – avessero in mano.
Buona parte della responsabilità è addebitabile ancora una volta all’Unione europea, oscillante tra molti interessi contrastanti che premono per trovare soluzioni altrettanto differenti alla crisi. La cosa più pericolosa che possa avvenire in una situazione del genere.
«Crisi del debito: l’Europa ancora indecisa (sulle modalità del piano d’emergenza per la Grecia,ndr.), mentre l’Italia è minacciata a sua volta»: questo il titolo di prima pagina del quotidiano francese Le Monde, secondo cui, nel giorno dell’Eurogruppo a Bruxelles, «tutti gli sguardi si voltano verso l’Italia, dove i titoli bancari sono crollati, mentre uno scandalo di corruzione indebolisce il ministro delle Finanze» Giulio Tremonti. Quanto alla Grecia, prosegue Le Monde riferendosi alle divisioni in seno all’Eurogruppo sul piano di emergenza per il salvataggio di Atene, «la versione tedesca (…) potrebbe essere preferita al progetto francese».
Nel consiglio della Banca centrale europea ci sarebbe un ampio consenso per il raddoppio dell’attuale fondo di salvataggio europeo a 1,5 miliardi di euro. I 750 miliardi oggi in dotazione, ha spiegato al quotidiano tedesco die Welt una fonte anonima interna alla Bce, non sarebbero sufficienti ad arginare la crisi dell’euro se anche l’Italia finisse nel mirino della speculazione. «La cattiva gestione della crisi da parte dei governi europei – avrebbe detto l’anonimo banchiere di Francoforte – comporta una crescita costante dei costi per il salvataggio. L’attuale copertura non è sufficiente per proteggere l’Italia. Non era infatti stata pensata per questa possibilità».
La Bce sarebbe inoltre favorevole a una flessibilizzazione del fondo: «Le banche centrali europee non sono più disposte a comprare altri titoli di Stato. I ministri delle Finanze devono poter rendere possibile l’acquisto con il fondo di salvataggio». Servono interventi più rapidi, senza lunghe trattative. E una comunicazione migliore: «Il presidente dell’eurogruppo Jean-Claude Juncker parla spesso senza che nessuno lo ascolti». Particolarmente importante per i banchieri della Bce sarebbe inoltre la fine della discussione su un coinvolgimento dei privati nel salvataggio degli Stati. Per questa proposta la Germania è stata molto criticata.
Una riunione straordinaria dell’Eurogruppo potrebbe tenersi entro la fine di luglio, prima della pausa estiva di agosto. Lo indicano fonti europee in margine alla riunione odierna dei ministri delle finanze della zona dell’euro, dedicata al secondo piano di salvataggio della Grecia e ai rischi di contagio. In particolare, la nuova riunione servirebbe a mettere a punto una proposta condivisa sulle modalità di partecipazione dei privati al piano bis, sulla quale esistono forti divisioni tra i 17 paesi di Eurolandia e tra alcuni paesi e la Bce. A spingere per una nuova riunione sono soprattutto la Commissione Ue, il Consiglio Ue e la presidenza polacca di turno della Ue che vogliono evitare un rinvio del dossier a settembre.
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