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Moody’s minaccia declassamento debito pubblico statunitense

Secondo la società di rating “la revisione del limite di debito potrebbe non essere fatta in tempo per evitare il default”.La notizia arriva mentre il presidente Obama è impegnato in difficilissime trattative con i deputati democratici e dell’opposizione su un accordo proprio sul debito Usa, in continuo aumento.

Durante il quarto goorno consecutivo di negoziati tra democratici e repubblicani, lo stesso Obama si sarebbe alzato infuriato dal tavolo dopo due ore di riunione. Uno scatto che rivela chiaramente a che punto difficilissimo siano le trattative per evitare il default degli Stati Uniti. Moody’s è la prima tra le tre grandi società di rating a portare la AAA americana in a rischio declassamento. Nella nota, Moody’s parla della “possibilità che il tetto limite del debito non sia alzato in tempo, portando a un default delle obbligazioni”. Il rischio sui titoli del Tesoro Usa, normalmente considerati come gli investimenti più sicuri, è aumentato dopo che il governo statunitense il 16 maggio ha raggiunto il limite dei prestiti sancito dalla legge, a $14,294 trilioni. Il Congresso si è rifiutato di alzare il limite fino a che non sarà raggiunto un accordo sul taglio del deficit di bilancio, lo scorso anno a $1,29 trilioni. “Se il tetto limite verrà alzato in tempo, la tripla A verrà confermata”, dice la nota di Moody’s altrimenti il rating degli Usa verrà declassato.

La decisione di Moody’s di mettere sotto “osservazione” il rating sui titoli di stato di Washington, per un possibile downgrade, ha scatenato l’immediata reazione di Pechino che è diventato il maggior possessore mondiale dei titoli del tesoro statunitensi. La Cina ha infatti chiesto agli Usa di “prendere delle misure” per difendere gli interessi degli investitori. Pechino ha poi aggiunto richiamo ad una “politica responsabile” perché si trovi una soluzione al problema del deficit. Anche la nuova agenzia di rating cinese Da gong, che da tempo chiede di essere accreditata tra gli istituti di rilievo internazionale, ha variato il giudizio sul debito sovrano di Washington, ponendolo sotto osservazione con un outlook negativo per valutare un possibile downgrade.

Intanto negli Usa si fanno i conti con il primo fallimento di uno Stato: il Minnesota. Da due giorni tutte le attività statali sono bloccate; i 24 mila dipendenti pubblici sono a casa; biblioteche, parchi pubblici, ed ogni altro ufficio pubblico è chiuso; i lavori di costruzione delle infrastrutture sono bloccati, perchè lo Stato è fallito. Non ha in cassa i soldi per le proprie attività e quindi al governatore non è restata altra strada. La gestione dei Repubblicani, che hanno guidato lo Stato da un ventennio, fatta di tagli alle tasse per i ricchi e tagli al welfare, è stata comunque troppo dispendiosa, e quindi ha mandato ko le finanze statali. Anche l’elezione di un governatore democratico all’ultima elezione, non è servita: la maggioranza che aveva nel Parlamento statale non era sufficiente a far passare le leggi senza la collaborazione dell’opposizione. Ma i Repubblicani hanno preferito fare ostruzionismo e boicottare ogni legge di risanamento. L’establishment del Minnesota non ha trovato altra soluzione che il dafault dello Stato.

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