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Grecia sempre più povera, aiuti Ue rinviati

Gli stipendi sono diminuiti del 7,6% nel primo trimestre di quest’anno – per la prima volta da quattro anni a questa parte – come si evince dai dati diffusi dall’Istituto di statistica ellenico Elstat. Nel settore manifatturiero il calo è stato dell’11,3% mentre i contributi alla previdenza sociale sono diminuiti del 16,5%. Di recente Olli Rehn, commissario dell’Ue per gli Affari economici, ha sostenuto la necessità di un’ulteriore diminuzione degli stipendi greci per migliorare la competitività dell’economia del Paese.

La conseguenza è chiara: comprimere i consumi interni, che è di per sé causa di ulteriore caduta del Pil e quindi di aumento indiretto del rapporto debito/Pil che si vorrebbe invece, con le “manovre”, ridurre. Non è difficile da capire (meno la gente può spendere, meno produci per il mercato interno, più diventa impossibile ripagare il debito) e stupisce che le “istituzioni internazionali” non lo capiscano. O forse sì, e stanno facendo della Grecia il “modello di competitività” che dovrebbe sostituire il “modello sociale europeo” nato nel dopoguerra keynesiano.

Ma ci sono altre conseguenze. Inattese.

Da un anno a questa parte, a causa della pesante crisi economica che la Grecia sta attraversando, aumentano in continuazione (sono ormai oltre 600 mila ogni mese) i cittadini greci che – per risparmiare – vanno a fare acquisti oltre frontiera e che negli ultimi 12 mesi hanno speso oltre 500 milioni di euro. Inoltre, nello stesso periodo, più di 1.500 aziende del settore manifatturiero e dei servizi si sono trasferite nei Paesi confinanti (abbattendo, per delocalizzazione, ancor più il Pil).

La situazione è evidenziata in un rapporto redatto dalla Confederazione nazionale del Commercio greco (Esee) secondo cui questo fenomeno rappresenta «un’emorragia incontrollabile» per il mercato ellenico. In base allo stesso studio, un’azienda greca su quattro fra quelle situate presso la frontiera ha già chiuso, mentre numerosi imprenditori stanno considerando la possibilità di trasferire la loro attività all’estero.

Secondo la Esee, la rigida politica di austerity messa in atto dal governo socialista del premier Giorgio Papandreou «non solo non migliorerà la situazione fiscale del Paese ma allo stesso tempo sta portando alla distruzione il ceto medio che produce». L’Esee nota inoltre che traffici illegali e contrabbando stanno danneggiando duramente l’economia della Grecia del Nord e delle aree di confine come Macedonia e Tracia e le isole dell’Egeo e del Dodecaneso i cui abitanti hanno speso più di mezzo miliardo di euro nell’ultimo anno per fare spese in Bulgaria, nell’ex Repubblica yugoslava di Macedonia (Fyrom) e in Turchia.

In particolare gli acquisti hanno riguardato articoli di abbigliamento, calzature, tabacchi, carburanti, assistenza medico-dentistica e ricambi auto; ma molti greci hanno anche preso l’abitudine di andare a fare la spesa settimanale di generi alimentari come formaggi, frutta e verdura. Questa “domanda supplementare” aumenta i prezzi dei generi di prima necessità nei paesi vicini, che adottano monete molto meno forti dell’euro (a parte la rampante lira turca, sostenuta da un’economia che corre al ritmo dell’8%).

E questo nonostante la dura resistenza popolare, sostenuta dai sindacati (sia pure a malincuore, perlomeno quelli più vicini al Pasok).

Anche oggi per i trasporti pubblici in Grecia, e soprattutto nella capitale Atene, sarà un’altra giornata di caos a causa delle agitazioni dei lavoratori del settore che protestano contro le ultime e più rigide misure di austerità varate dal governo per evitare la bancarotta. Oggi si fermano autobus e filobus per 4 ore, mentre per tutta la giornata incrociano le braccia i conducenti della metropolitana, dei tram e dei treni, ma circolano i taxi. I tassisti, che protestano contro la decisione del governo di liberalizzare la loro professione, si asterranno invece dal lavoro per 48 ore domani e mercoledì, anche se fonti sindacali dicono che le date sono suscettibili di variazioni dell’ultimo minuto. Ma nuove agitazioni sono in programma per i prossimi giorni da parte dei lavoratori di vari settori mentre le centrali sindacali continuano a riunirsi per decidere altri scioperi da proclamare dopo quelli generali già previsti per il 5 e il 19 ottobre.


Nel frattempo la Ue non trova di meglio che rinviare per la seconda volta l’erogazione della prossima tranche di aiuti finanziari al paese.

Nuovi aiuti alla Grecia, l’Europa rinvia ancora

a cura di Stefano Natoli

La decisione sulla stesta tranche di aiuti alla Grecia (8 miliardi di euro), attesa per l’Ecofin del 3-4 ottobre, slitta ancora: lo ha detto oggi Amadeu Altafaj Tardio – portavoce del commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn – specificando che «la troika sta ancora verificando l’attuazione di tutti gli impegni da parte del governo greco» e che ciò «difficilmente potrà avvenire entro le riunioni di Lussemburgo».

«Sicuramente – ha precisato il portavoce – il 3 ottobre a Lussemburgo i ministri delle Finanze della zona euro discuteranno dell’argomento, ma non è mai stata fissata quella scadenza per decidere della prossima tranche di aiuti alla Grecia». Prima è, infatti, necessario che la missione della troika (Bce/Ue/Fmi) torni ad Atene e questo avverrà «presto ma non è ancora stata fissata una data». I problemi non sono di ordine politico ma tecnico, e il lavoro «sta procedendo anche in queste ore ad Atene». Una volta conclusa la missione, un «compliance report» dovrà essere distribuito dalla troika a tutti gli Stati dell’Eurozona. Dovrà essere «un rapporto solido, completo, senza zone grigie» e per questo è necessario «che ci sia chiarezza su tutte le misure del governo greco», da quelle di risanamento dei conti 2011/2012 alle riforme strutturali al piano di privatizzazioni. «Gli obiettivi non sono cambiati, ma bisogna che la Grecia li raggiunga completamente. È l’ultima possibilità prima del collasso dell’economia: i criteri devono essere pienamente rispettati perchè mettiamo a disposizione i fondi per far fronte alle scadenze del debito».

Incontro Merkel-Papandreou
Domani sera, intanto, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il primo ministro greco George Papandreou discuteranno in un incontro a Berlino delle riforme che Atene deve attuare per ottenere gli aiuti. Sarà «uno scambio importante sulla situazione economica – ha detto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert – con un Paese di cui si sta occupando tutta L’Europa».

La cancelliera tedesca: «Necessario prendere tempo»
Ieri, nel corso di un’intervista al canale televisivo Ard, il cancelliere tedesco ha ribadito che «l’Europa vale ogni sforzo» e che è necessario «prendere tempo per la Grecia e altri Paesi, affinchè l’euro resti stabile. Dobbiamo andare a piccoli passi e poi controllare. Io ascolto i consigli di tutti, ma poi devo decidere e rispondere delle decisioni prese. Ciò che non possiamo fare, è distruggere la fiducia degli investitori, che non metterebbero più il loro denaro in Europa». La stessa Merkel, in un’altra intervista rilasciata venerdì all’emittente televisiva Cnbc, aveva detto che un default della Grecia «non é un’opzione» che può essere presa in considerazione, perché «determinerebbe un effetto domino incontrollato».

In settimana Atene potrebbe annunciare privatizzazioni
Dal canto suo, il governo greco potrebbe annunciare la privatizzazione di alcuni asset già questa settimana. l sottosegretario al ministro delle Finanze, con delega alle privatizzazioni, George Christodoulakis, ha parlato alla radio di stato Net un accordo «per tre contratti». Tali contratti potrebbero riguardare l’estensione della concessione sull’aeroporto internazionale di Atene, una concessione per i giochi gestiti dai monopoli di stato e la vendita di licenze per le videolotterie. Il governo greco ha in programma di privatizzare asset per un equivalente di 50 miliardi di euro, tra compagnie statali e immobili, entro il 2015

Reh, stiamo studiando il rafforzamento dell’Efsf
Relativamente al Fondo salva-stati (Efsf), Olli Rehn ha dichiarato oggi che i leader europei ne stanno studiando il rafforzamento attraverso la dotazione di strumenti supplementari rispetto a quelli stabiliti a luglio. «Stiamo ragionando sulla possibilità di dotare l’Efsf di un effetto leva più importante per dargli più forza», ha spiegato il Commissario Ue in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt. Le decisioni sul fondo, stabilite dai dirigenti Ue il 21 luglio, sono in corso di approvazione da parte dei paesi della zona euro.

Giovedì 29 un apputamento particolarmente importante: il parlamento tedesco sarà infatti chiamato alla ratifica del rafforzamento dei meccanismi anti crisi europei.


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