Le turbolenze per Alitalia restano forti, tra prezzo del petrolio in aumento, rosso di bilancio, calo della clientela business e recessione, ma per il presidente Roberto Colaninno «è arrivato il momento di parlare di espansione, anche se la riduzione dei costi rimane comunque una nostra priorità». Il presidente della compagnia di bandiera, sottratta all’ultimo minuto ad Air France-Klm dal governo Berlusconi nel nome dell’italianità, ha provato ieri a galvanizzare i suoi manager, dopo «tre anni caratterizzati dall’immenso sforzo di diventare un’azienda “normale”, di uscire da una gestione straordinaria e di emergenza. Finalmente ci siamo riusciti», con il pareggio operativo nel 2011. «Ora siamo un’azienda con un livello di costi competitivo rispetto a tutti gli altri carrier sulla scena mondiale», dice Colaninno, però «il momento di concentrarci sull’espansione arriva contestualmente a una congiuntura macroeconomica diabolica, con il prezzo del petrolio in costante crescita e l’euro debole. Dovremo realizzare la crescita senza aumentare i costi: il che vuol dire che se i trascorsi tre anni sono stati difficili, i prossimi tre lo saranno di più». Ma che significa «espansione» per Colaninno, senza chiari di luna all’orizzonte? Ai manager, viene offerto il detto e il non detto. Il primo è fatto di più low cost e di più rotte internazionali. Il presidente di Alitalia ha polemizzato con il sorpasso di Ryanair in Italia nel 2011, +3 milioni di clienti sebbene sia corretto dire che le compagnie operino in condizioni molto diverse. La prossima integrazione nel vettore nazionale di Blue Panorama e di Wind jet servirà a fronteggiare la concorrenza e, se riesce, a «espandersi» verso il basso. Poi l’«espandersi» verso l’alto: «Dovremo crescere ancora sull’intercontinentale – dice il manager – anche se persino i paesi in forte espansione come India, Cina e tutto il Sudest asiatico hanno prospettive peggiori nei prossimi anni, per via dell’inflazione e del cambio sfavorevole all’esportazione. Ma per noi rappresentano ancora destinazioni con margini di crescita, perché è sempre altissima la domanda di trasporto aereo». Infine, l’«espansione» non detta (piuttosto singolare da considerare «espansione»), che prevede l’ingresso di Alitalia nel gruppo Air-France-Klm. Il lock up per i soci patrioti di Alitalia scade nel 2013, quando potranno disfarsi delle loro quote senza problemi. Il partner francese ha ora molti guai, ma nel 2013 dovrebbe essere pronto a inglobare la compagnia italiana. Pochi giorni fa, il presidente di Air France-Klm, Jean Cyril Spinetta, l’ha di fatto confermato, rimandando formalmente la decisione al volere delle due parti. Oggi ha ancora problemi. Nel 2011, il suo gruppo ha avuto una perdita netta di 809 milioni di euro, peggiore del previsto, a causa del prezzo in su del petrolio nonché dell’instabilità nel Nordafrica e dello tsunami in Giappone. Le stime per il 2012 indicano un ulteriore peggioramento dei costi nel primo semestre di quest’anno, ma un secondo semestre in ripresa. Né, va ricordato, a Parigi manca liquidità, con una tesoreria di 2,9 miliardi e una linea di credito per altri 1,8. Spinetta promette per il futuro prossimo «trasformazione», che in effetti fa rima baciata con l’«espansione» di Colaninno. Ieri si è presentato ai suoi manager Andrea Ragnetti, ancora in veste di direttore generale e presto nuovo amministratore delegato al posto di Rocco Sabelli, in uscita dopo tre anni di mandato.da “il manifesto”
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