Prosegue l’inchiesta avviata da Contropiano riguardante il gioco d’azzardo, la sua legalizzazione da parte dello Stato, la presenza di istituzioni diverse e clan mafiosi e illegali in questo business miliardario. Dopo le prime due puntate dell’inchiesta (Stato d’azzardo e La legalità è un gioco pericoloso) ci è pervenuta una segnalazione di straordinario interesse.
La beffa delle slot machine. Così spariscono 98 miliardi
Così titolava a grandi lettere il Secolo XIX di Genova, l’1 settembre 2011, all’indomani di una sentenza della Corte dei Conti che, pur condannando i concessionari delle aziende di gestione delle slot machine al pagamento di una somma “risarcitoria” di soli 2,5 miliardi, al posto dei 98 miliardi di multe non pagate (da un controllo effettuato dal GAT – Gruppo Antifrodi Tecnologiche- della Finanza), dovrà ora attendere il ricorso che le aziende (prontamente denominate: dieci sorelle) le quali, vista la posta in gioco, avevano messo in campo uno squadrone di principi del Foro, pronti a ogni mossa (ovviamente lecita) per allungare i tempi, creare dubbi, intorbidare le acque e maestre nel gioco del “rimpiattino” per allungare i tempi in eterno.
Il risultato è: che il processo per la più grande sanzione mai contestata nella storia italiana (98mld) non si è, dunque, ancora conclusa; sono state celebrate solo due udienze e nell’ultima il pm ha ribadito le sue richieste. Ancora una volta ha affermato: il danno per le casse dello Stato è di 98 miliardi.
Ciò risulta anche dalla sentenza che la Corte dei Conti ha depositato nel febbraio di quest’anno, la N. 214/2012, (Sent.N.214/2012 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO …, sentenza nella quale sono state condannate varie società che operano nel settore dei video giochi.
Dopo una battaglia legale durata quasi 5 anni, la Corte dei Conti ha condannato i dieci concessionari del gioco a pagare penali per i loro disservizi del periodo 2004-2006.
Nella sentenza si legge: “… Con atti di citazione emessi il 3 e il 4 dicembre 2007, il Procuratore Regionale per il Lazio ha citato in giudizio l’Atlantis World Giocolegale limited, la Snai spa, la Sisal spa, la Gmatica srl e la Cogetech, spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e Codere spa concessionarie ex art. 14 bis, comma 4, del DPR 26 ottobre 1972, n. 640 e successive modificazioni e integrazioni, per l’A.A.M.S. (Azienda Autonoma Monopoli di Stato. Ndr) del servizio pubblico di attivazione e conduzione operativa della rete per la gestione telematica del gioco lecito con vincite in denaro mediante apparecchi di cui all’art. 110, comma 6, del T.U.L.P.S. e successive modificazioni e integrazioni, nonché i signori (xxx) ed (xxx) dirigenti responsabili dell’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato, per sentirli condannare, in favore del Ministero dell’economia e delle finanze, in via principale a titolo dolo e in solido (le società concessionarie con i dirigenti pubblici).
Non finisce qui. L’inchiesta potrebbe proseguire anche per far luce se in questa storia debbano finire alla sbarra anche altri soggetti, oltre le concessionarie, come la Sogei, il braccio tecnologico e informatico del ministero dell’Economia, oppure anche le compagnie telefoniche, che a loro volta non erano state in grado di garantire il flusso corretto dei dati delle scommesse. Su questo doveva essere consegnata una perizia ad agosto ma, non se ne sa ancora niente.
Facciamo il punto della vicenda.
Tutto ha inizio nel 2004 (col governo Berlusconi), quando fu legalizzato il settore dei vecchi videopoker, con l’obbligo di creare una rete di collegamento, degli stessi slot machines, gestita dalla società informatica pubblica Sogei in modo da controllare minuto per minuto quello che accade.
A dieci concessionarie private, selezionate dai Monopoli (sanzionati poi dalla sentenza della Corte dei Conti), venne assegnato il controllo della costruenda rete, le stesse che sono poi state sanzionate dalla Corte.
La convenzione stabiliva che per ogni ora di mancato collegamento di ogni slot il concessionario dovesse pagare una penale di 50 euro. Per molto tempo (mesi, talvolta per anni) i concessionari non hanno collegato le slot.
Sono state contestate numerose violazioni sugli obblighi previsti da una disposizione di legge che legalizzando le slot machine, ne condizionava lo svolgimento a condizione che venissero tutte collegate ad un “cervellone”gestito dalla società di informatica pubblica Sogei, e si rispettasse l’obbligo riguardante il funzionamento, il completamento, la conduzione della rete suddetta, così come previsto dalla Convenzione di concessione.
La sentenza della Corte dei Conti potrebbe produrre, se fosse rispettata, un notevole “tesoretto” a disposizione dell’attuale governo: il paradosso è che la Corte dei conti nel febbraio scorso (del 2012 Ndr) ha condannato i medesimi concessionari a pagare 2,5 miliardi perché molte slot non hanno trasmesso i dati alla rete controllata dalla Sogei per mesi, talvolta per anni, impedendo il controllo di legalità sulle giocate dalla fine del 2004 fino al 2006.
La penale più alta, pari a 845 milioni, è quella che dovrà pagare Bplus, la ex Atlantis World Group of Companies, società originaria delle Antille olandesi gestita dal catanese Francesco Corallo, vicino all’ex area An.
La Corte ha chiesto 120 milioni agli spagnoli di Cirsa Italia, 245 milioni per la società Sisal Slot, 100 milioni per Lottomatica, 150 milioni per Gmatica, 115 milioni per il gruppo Codere, 200 milioni per HBG, 235 milioni per Gamenet, 255 milioni per Cogetech, 210 milioni per Snai. Tra i dirigenti Aams sanzionati spicca con i suoi 4,8 milioni di euro l’ex direttore Giorgio Tino ma la multa più delicata è quella di 2,6 milioni per Antonio Tagliaferri, il Direttore dei Giochi di Aams che si occupa della gara in corso che dovrebbe assegnare per altri 9 anni le concessioni agli stessi operatori sanzionati, con lui.
A queste somme andrebbero aggiunte anche altre risultanti dalle sanzioni che riguardano le aziende concessionarie della gestione degli slot.
Passata la festa, gabbato lo santo
A fronte di una possibile riscossione di questo tesoretto, molto utile per le magre casse dello stato, le misure che sono state prese rappresentano invece una pesante “raggiro?”
I concessionari “sanzionati” per il mancato rispetto degli obblighi previsti dalla convenzione per il controllo delle scommesse delle slot, vengono invece “rimborsati”, attraverso un meccanismo che definire diabolico è poca cosa: …“il decreto anti-crisi del governo Berlusconi del novembre 2008 prevede, infatti, un meccanismo diabolico che riduce l’aliquota delle tasse sugli introiti delle slot machine, quando la raccolta aumenta. Il tesoretto deriva quindi dalla riduzione dell’aliquota dal 12,6 per cento al 12,15 della raccolta grazie al boom del gettito del 2011, più 8,3 miliardi rispetto al dato di riferimento del 2008”: http://www.gestoricarburanti.it/redazione/economia-e-ambiente/borsa-e-finanza/4119-aumentano-la-benzina-e-regalano-285-milioni-alle-slot-machine
Siamo alle solite, direbbe qualcuno, tra controllori promossi a altri controlli (Equitalia?), il direttore dell’Aams ricoprirà la poltrona di amministratore delegato dell’azienda Fintecnica Immobiliare (!)
Chi fa rispettare un minimo di decenza è allontanato e rimosso, chi invece di controllare per portare qualche risorsa economica in più, produce solo disinteresse e fastidio è promosso o proposto per altri incarichi più prestigiosi.
Entrambi i tesoretti dovranno essere divisi tra i concessionari pro quota: alla BPlus di Francesco Corallo andrà il 24,3 per cento delle somme; a Lottomatica il 15 per cento; alla Hbg il 9,6 per cento; alla Gamenet il 12,8 per cento; alla Cogetech il 9,6 per cento; alla Snai il 7,1 per cento. Alla Gmatica il 5,3 per cento; a Codere il 2,6 per cento.
La condanna da 2,5 miliardi di euro
Il paradosso è che la Corte dei Conti nel febbraio scorso ha condannato i medesimi concessionari a pagare 2,5 miliardi perché molte slot non hanno trasmesso i dati alla rete controllata dalla Sogei per mesi, talvolta per anni, impedendo il controllo di legalità sulle giocate dalla fine del 2004 fino al 2006.
Le stesse dieci concessionarie che incasseranno tra breve dall’Aams 223 milioni per l’assolvimento dei livelli di servizio nel 2011 devono ancora pagare – per i giudici contabili di primo grado – una somma dieci volte maggiore per l’inadempimento del periodo 2004-2006.
Il leader del mercato delle slot, la Bplus di Francesco Corallo, inseguito da un mandato di cattura emesso lunedì scorso dal Gip di Milano per associazione a delinquere, è stata condannata in primo grado a pagare 845 milioni di euro. La sentenza è stata impugnata e la sua efficacia è sospesa, ma un’eventuale conferma del verdetto in via definitiva porterebbe probabilmente al dissesto di Bplus e di molti concessionari. Per la Corte dei conti, Cogetech deve 255 milioni; Sisal 245 milioni; Gamenet 23 milioni; Snai 210 milioni; Hbg 200milioni; Gmatica 150 milioni; Cirsa 120 milioni; Codere 115 milioni e Lottomatica 100 milioni.
Per fare un esempio, Bplus ha già incassato un centinaio di milioni di euro per il riconoscimento da parte di Aams dei livelli di servizio negli anni passati (secondo i bilanci, 51 milioni per il 2007-2008 e 37 milioni per il solo 2009) e potrebbe incassare altri 55 milioni di euro per il 2011 mentre – per la Corte dei conti – deve pagare 845 milioni per i suoi inadempimenti passati.
Al danno segue la beffa…
Una proposta indecente utile a costruire una … “Compensazione per le slot”. Il governo Monti, fedele alla sua natura “bancaria”, per chiudere la vertenza sulle maxi-multe che si trascina da cinque anni (la Procura chiedeva inizialmente 90 miliardi di euro), seguendo i “desiderata” di Alfano&C. (compensazione dei crediti tra Stato e imprese a favore delle imprese), potrebbe proporre ai concessionari una compensazione a favore stavolta dell’erario, suggerendo ai re delle slot di rinunciare ai loro crediti verso l’Aams (Azienda Autonoma dei Monopoli di Stato. Ndr) destinando i 223 milioni di euro dei livelli di servizio all’aiuto dei terremotati. Tu mi dai una cosa a me, io ti do’ una cosa a te!!
In cambio lo Stato rinuncerebbe alla sua pretesa sui 2,5 miliardi.
Argomento buono per tutte le stagioni, ed anche dei governi, senza sapere che: è proprio con la scusa del reperimento di somme in occasione del terremoto in Abruzzo, che i concessionari delle slot machine hanno ottenuto il via libera al grande affare delle videolottery, le slot, simili a quelle dei casinò, che permettono di vincere fino a 500 mila euro con una giocata; in Abruzzo stanno ancora aspettando i soldi promessi per la ricostruzione.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/02/il-fisco-premia-con-285-milioni-di-euro-le-concessionarie-delle-slot-machine/250222/
Chi ci ha fatto notare la vicenda dei 98 miliardi di multe non incassate dall’Erario, ridotta poi dalla sentenza a miseri 2,5 miliardi, non ha prodotto grandi attenzioni e curiosità, e nonostante la cifra sia astronomica nessuno ne parla mentre il finanziere che ha collaborato e coadiuvato alla scoperta della truffa e alle indagini è stato costretto a dimettersi.
A volte “ritornano”
Può sembrare uno scherzo, di cattivo gusto invece, tra i condannati, anche manager pubblici che avrebbero dovuto controllare, figura anche il direttore dell’Aams (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato) dell’epoca, che ora è stato nominato vicepresidente di Equitalia Gerit, mentre il direttore del settore giochi è rimasto al suo posto a fianco del direttore dell’Aams attuale (xxx), appena confermato da Mario Monti.
Nonostante questa sentenza, non finisce qui nemmeno stavolta.
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2011/09/01/AO5HAU0-machine_spariscono_miliardi.shtml#axzz1zf3qnDif
Riprendiamo sempre dall’articolo del SecoloXIX di Marco Menduni: “Si parla di un nuovo slittamento a ottobre e questo fa presagire che le cose andranno ancora per le lunghe, dopo quattro anni di schermaglie procedurali, fiumi di parole e nessuna decisione. Anche il governo, sollecitato a più riprese dalle interrogazioni parlamentari a dar spiegazioni sulla vicenda, ha sempre avuto buon gioco nel difendersi: la questione è nelle mani della giustizia. Anche perché le società concessionarie non ci vogliono sentire e, ufficiosamente, hanno già inoltrato la loro offerta al super ribasso: chiudere la partita con 500 milioni tutto compreso. Il procuratore, però, non molla e tutto si giocherà nella sentenza.
I tempi previsti? Solo dio lo sa.
Così si trascinerà ancora, la decisione finale sulla supermulta, una vicenda rivelata per la prima volta nel maggio 2007 dal Secolo XIX. Ma come si è arrivati ai 98 miliardi?
La requisitoria del pm Smiroldo, nell’ultima udienza, ha ricostruito passo passo tutta la storia.
Prima del 2002le slot machine, che allora venivano chiamate videopoker, erano illegali.
Anzi, uno dei business più lucrosi per la criminalità organizzata.
Poi lo Stato decise di regolare il settore. Con una prescrizione categorica: ogni singola macchinetta doveva essere collegata al sistema telematico di controllo della Sogei. Perché neanche una giocata sfuggisse al controllo e soprattutto alle tasse, il Preu. Così non è avvenuto, per anni. Il sistema ha fatto cilecca.
Gli apparecchi, “interrogati” a distanza dal cervellone del ministero, non davano nessuna risposta.
Di chi sia stata la colpa di questo flop, è uno degli argomenti del processo.
Di certo le società concessionarie si erano impegnate perché tutto funzionasse a puntino ed è per questo che parte cospicua della sanzione, oltre ai sospetti di evasione, è costituita da quelle che vengono definite “inadempienze contrattuali”. Che prevedevano, nero su bianco, penali severissime. «Fare un contratto con lo Stato è una cosa seria o no?», si chiede il pm. La risposta è ancora appesa nell’aria.
Così come la decisione finale sui 98 miliardi di euro che i boss di giochi e scommessi dovrebbero pagare alle casse dello Stato. Altro che spending review.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
massimo fofi
ho mandato il link di questo articolo in giro , della serie “purché si sappia”