Il genocidio dei palestinesi a Gaza, così come il lungo elenco di brutalità della pluridecennale occupazione coloniale israeliana della Palestina, non possono continuare a rimanere impuniti.
L’impunità di cui lo Stato di Israele ha goduto e continua a godere tra i governi europei non è più tollerabile.
È tempo di rispondere in via definitiva alla domanda posta anni fa dallo storico Ilan Pappe: “fino a quando il mondo continuerà a permettere a Israele di fare quello che fa?”
Le relazioni diplomatiche, militari, economiche tra Italia e Israele vanno riscritte completamente, ponendo fine ad uno standard di collaborazione e supporto che neanche l’Onu ritiene più accettabile e di cui il mondo ha ormai preso piena consapevolezza.
Diventa urgente affiancare alle mobilitazione di solidarietà con il popolo palestinese una vasta e capillare mobilitazione che costringa governi e aziende a mettere fine ad ogni collaborazione con le istituzioni israeliane.
Dalla revoca del Memorandum di cooperazione militare del 2005 allo stop all’acquisto del gas israeliano, dalla cessazione degli accordi di collaborazione tra le università italiane e quelle israeliane alla revoca degli accordi economici tra aziende italiane e israeliane, fino al boicottaggio dei prodotti israeliani sul mercato italiano.
È tempo che entri in campo un vasto movimento come quello che mise fine al regime dell’apartheid in Sudafrica.
Da anni il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni) ha posto tale urgenza all’agenda politica italiana e internazionale.
Per non lasciare le cose come stanno e continuare a sviluppare la mobilitazione e l’attivazione registrata in queste settimane, serve una “spallata” per dare prospettive credibili ad una pace giusta in Medio oriente tra Palestina e Israele.
Di questo, intendiamo discutere in una assemblea nazionale domenica 19 novembre, ore 10:30, all’Intifada di Roma (via di Casal Bruciato, 15), per rilanciare l’importanza del boicottaggio e delle sanzioni verso lo Stato sionista.
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E Sem
Le sanzioni colpiscono sempre solo le popolazioni (in particolare i proletari e i ceti medio bassi) del paese colpito. I criminali al potere (nell’ ordine oligarchi, vassalli nelle vesti di burattini, politici e cortigiani con le loro orde di servi avidi decelebrati) non sono mai colpiti, vige la stessa regola del terrorismo: “non intraprendere mai nessuna strategia che potrebbe danneggiare, anche solo indirettamente, la criminalità oligarchica e i loro servi, naturalmente non impedisce incidenti collaterali imprevisti: noi rompiamoci il cazzo tra di noi, le nostre battaglie interne le facciamo su altri tavoli e con chi non rispetta le nostre regole, in ogni caso ti metteremo sempre a disposizione tempi e mezzi per salvarti il culo e il “portafoglio”.
Il nazismo aveva come opportunità orribile, ma forse l’ unica al momento possibile, per uscire dalla lenta agonia germanica imposta dalle sanzioni e dalle rapine varie dei vincitori del ’18 (avrebbero dovuto fare una fine simile a quella dei nativi americani): mettere in scena i peggiori effetti speciali: ed accanirsi con persone indispensabili al sistema, ma da secoli periodicamente perseguitati, se aveva funzionato in passato perché non avrebbe dovuto funzionare in quel momento e purtroppo, in parte, ha funzionato (ne stiamo ancora parlando perché e stata una soluzione democratica: non ha salvato quasi tutti i “risparmiabili” per censo: un grave errore mai commesso in precedenza.
Sembra che ora stiamo cercando di fare la stessa cosa, per gli stessi orribili fini e metodi simili, la novità e’ che ora tocca ad altro popolo semita fare da vittima sacrificale, la differenza e’ abbiamo fatto riempire di sangue le mani dell’ altro popolo fratello. Un solo popolo tra il fiume e il mare dovrebbe essere la soluzione, battiamoci per questo, nonostante tutto sembra ancora possibile. Battiamoci non solo perché non vogliamo che questa folle azione in corso arrivi alla sua tremenda fine: battiamoci anche perché siamo consapevoli che e’ inevitabile che dopo a loro toccherà a noi