Menu

Crisi euro. La Germania contro tutti

intenzionato a proporre che l’istituto di Francoforte agisce sul mercato per mantenere il livello degli spread entro limiti considerati “appropriati”, fermando la speculazione entro una certa soglia.

Dello stesso tenore anche molti interventi di esponenti del governo e del Parlamento tedesco, che hanno obbligato Angela Merkel a ricordare a tutti che le parole, sui mercati, hanno conseguenze serie.«L’Europa si trova in una fase fondamentale e tutti dovrebbero misurare le parole»ha detto in un’intervista alla televisione Ard. «C’è molto in gioco quando parliamo della Grecia»

Più solidale, invece, con Weidman, presidente di Buba, le cui parole hanno un peso anche superiore. «La Bce è indipendente. Ha però un mandato molto chiaro e strettamente limitato per contribuire alla stabilità della valuta. Io ho fiducia ora come prima del fatto che le sue decisioni siano prese sulla base del suo mandato, e così ha detto anche Mario Draghi». «Penso che sia un bene che Jens Weidmann metta in guardia i politici. Appoggio Weidmann e credo sia un bene che lui, in quanto capo della Bundesbank, abbia molta influenza nella Bce». Il problema è che Draghi non è affatto un “politico”; tantomeno tedesco.

Ma l’atteggiamento di Berlino, almeno per quanto riguarda la Grecia, risulta sempre più isolato in Europa. Il cancelliere austriaco, Werner Faymann, intervistato dal settimanale Oesterreich, ha aperto spiragli per tempi meno rigidi sul piano di austerity imposto ad Atene: «Vedo buone possibilità di un rispetto degli accordi fra Atene e l’Unione europea, se ciò venisse garantito sarei favorevole a una proroga del rimborso del debito di due o tre anni. Spetta agli esperti decidere il periodo», sottolineando come la crisi e la disoccupazione in Grecia abbiano aggiunto un livello tale da rendere impossibile per Atene ripianare i debiti se non le verrà concesso maggior tempo per farlo. Il cancelliere austriaco ha infine osservato come un collasso dell’Eurozona sarebbe estremamente pericoloso per l’Austria, in quanto implicherebbe una caduta delle esportazioni, un aumento della disoccupazione e una diminuzione dei salari.

Ma Roesler, portavoce del governo, ha ribadito che di “proroghe” non se ne parla nemmeno.

Alessandro Alviani La Banca centrale europea sta pensando di fissare per ogni Paese dell’Eurozona un tetto agli spread, superato il quale inizierebbe ad acquistare titoli di Stato. Lo rivela lo Spiegel, secondo cui la Bce interverrebbe ogni volta che il differenziale dei tassi di interesse sui titoli tedeschi oltrepasserà una precisa soglia. L’arma anti-crisi avrebbe tre vantaggi: segnalerebbe agli investitori quale livello dei tassi Francoforte ritiene appropriato, impedirebbe agli speculatori di spingere i rendimenti oltre quel livello e consentirebbe non solo di limitare i costi di rifinanziamento dei Paesi in crisi, ma anche di evitare eccessive divergenze dei differenziali nell’Eurozona. Nella prossima riunione del consiglio direttivo, prevista a inizio settembre, la Bce deciderà se stabilire o meno una simile soglia, nota lo Spiegel.Stando al settimanale Francoforte avrebbe invece già deciso di rendere in futuro più trasparenti i suoi interventi sui mercati dei titoli di Stato: l’istituto guidato da Mario Draghi comunicherà per ogni singolo Paese il volume di titoli acquistati e lo farà immediatamente dopo essere intervenuto. Finora la Bce si era limitata ad annunciare ogni lunedì il volume complessivo dei titoli comprati la settimana precedente. A Francoforte non commentano le indiscrezioni.Intanto in un’intervista allo Spiegel il capogruppo al Bundestag della Cdu (il partito di Angela Merkel), Volker Kauder, ha chiuso la porta agli eurobond. «Con noi non ci sarà nessuna garanzia» in comune dei debiti, «gli eurobond non risolvono nessun problema, per ristabilire la fiducia dei mercati ogni membro dell’Eurozona deve mettere in ordine il suo bilancio», ha affermato.«Ovviamente si potrebbe parlare di eurobond se l’Europa diventasse prima o poi uno Stato come la Germania, a quel punto sarebbero titoli di Stato e non eurobond, ma questa non è la nostra visione dell’Europa, per cui non arriveremo a tanto», ha aggiunto Kauder. Il quale assicura che «faremo di tutto per difendere l’euro» e sintetizza così la situazione: «la Grecia è un grande problema, ma anche un caso particolare; la Spagna ha una forte economia, ma difficoltà con le sue banche; l’Italia è tormentata da un problema che c’è da quando è stata fondata: il grande divario tra il Nord, industrialmente forte, e il Sud, un’area povera». Kauder esclude poi ulteriori concessioni ad Atene («i greci devono mantenere quello che hanno promesso, non c’è più nessun margine, né di tempo, né nella sostanza») e vede «poche chance» che la coalizione tedesca possa dire sì a un terzo pacchetto di aiuti, proprio alla vigilia dell’arrivo a Berlino del ministro degli Esteri greco Avramopoulos, che oggi incontrerà il suo collega Westerwelle, e del premier Samaras, che venerdì sarà a colloquio con Merkel.Contro Atene torna a tuonare anche il ministro dell’Economia e leader dei liberali, Philipp Rösler. «Chi porta avanti in modo deciso una politica di riforme merita la solidarietà dell’Europa, chi non si attiene alle regole e viola le promesse non può aspettarsi aiuti finanziari», perché «l’Europa e l’euro non possono fallire a causa di chi rifiuta le riforme», ha detto Rösler al sito dello Spiegel, mentre il suo rivale interno e bastian contrario dei liberali, Wolfgang Kubicki, si schiera contro la linea del governo e sull’edizione domenicale della Faz chiede il «bazooka», cioè la licenza bancaria per il fondo Esm, definendola «l’unica strada percorribile» per superare la crisi.

Da La Stampa

Da Weidmann (Bundesbank) un nuovo attacco alla Bce: «Finanziamenti agli Stati rendono dipendenti come la droga»
Dalla Germania nuova puntata dell’offensiva mediatica contro la Bce e il suo presidente, Mario Draghi. Questa volta è il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che scende in campo per criticare l’ipotesi dell’acquisto di obbligazioni pubbliche da parte della Banca centrale europea, definita in un’intervista al settimanale Der Spiegel come «un finanziamento degli Stati con una stampatrice di banconote». «In una democrazia, dovrebbero essere i Parlamenti e non le Banche centrali a decidere una simile mutualizzazione dei rischi» ha spiegato Weidmann, che non lesina paragoni pesanti: il finanziamento della Bce potrebbe indurre alcuni Paesi «all’assuefazione, come se fosse
una droga».
A inizio agosto, la Banca centrale europea si era detta disposta ad agire, se necessario, con misure eccezionali contro la crisi, e tra queste c’è appunto l’ipotesi di acquisto sul mercato del debito pubblico dei Paesi in difficoltà: un impegno ad acquisti illimitati ma condizionati. Draghi fornirà maggiori dettagli sugli strumenti per la lotta contro la crisi del debito il prossimo 6 settembre, in occasione della conferenza stampa mensile; la Bce può già acquistare bond sul mercato secondario, strategia che tuttavia non è stata messa in atto da mesi.
Altolà su tetto anti-spread
Nella sua intervista Weidmann ha anche parlato anche di altre questioni aperte come il tetto allo spread, e sottolineato gli sforzi dei Paesi periferici dell’eurozona per rimettere a posto i loro conti. Il governo italiano sta lavorando bene – ha sottolineato – ma non tocca alla Bce fissare un tetto allo spread. «Irlanda e Portogallo hanno già ottenuto rimarchevoli progressi con le loro riforme, valuto positivamente anche le misure prese in Spagna e in Italia» ha detto il presidente della Banca centrale tedesca. «Ciò su cui non sono d’accordo – precisa – è il fatto che in questa crisi qualcuno vuole far credere che sia solo la Banca centrale a poter impedire un aumento dei tassi di interesse considerato critico. Il modo migliore per ridurre durevolmente lo spread è la decisa applicazione delle promesse e degli accordi. «Le cause della crisi risiedono nell’elevato grado di indebitamento, nella scarsa competitività di alcuni Paesi membri e non da ultimo anche nella perduta fiducia nell’architettura dell’unione monetaria» sottolinea Weidmann, secondo il quale «questi problemi di fondo devono essere affrontati tutti in modo fermo, senza esitazioni e con un lungo respiro. È quanto serve per la tenuta e per la credibilità dell’unione monetaria».
Attacchi continui dalla stampa tedesca
La Bce e Draghi sono ormai apertamente nel mirino della stampa tedesca e non solo. Uno stillicidio di critiche e attacchi contro la linea interventista tracciata all’inizio di agosto, con l’impegno ad acquisti illimitati, ma condizionati, dei bond dei Paesi in crisi. Il fronte vede schierati appunto la Bundesbank, parlamentari della coalizione di Governo e dell’opposizione e ampi settori dei media. In un’editoriale di prima pagina, dal titolo «Salvataggi senza frontiere», il condirettore della Frankfurter Allgemeine Zeitung, Holger Steltzner, venerdì scorso aveva accusato Draghi di minare l’indipendenza dell’Eurotower: «Anche l’Italia chiede aiuti finanziari a voce sempre più alta e Draghi si offre. Per i politici che vogliono salvare l’euro è bello che Draghi abbia imparato dalla Banca d’Italia come una banca centrale può essere messa al servizio delle casse dello Stato». Alla Faz aveva fatto eco la Süddeutsche Zeitung, con un’intervista all’economista Manfred Neumann, professore dell’università di Bonn e relatore della tesi di dottorato del presidente della Bundesbank Weidmann. Neumann ha rincarato la dose denunciando che Draghi rischia di condurre la Germania ai livelli di inflazione della Repubblica di Weimar.
Governo tedesco più moderato
Sempre dalla Germania arrivano proposte più costruttive: per consentire alla Bce l’acquisto dei propri titoli di Stato a Spagna e Italia basterà una dichiarazione di impegno a risanare i propri conti. Lo scrive aancora il settimanale ‘Der Spiegel’, secondo il quale sarebbe questa la soluzione preferita dal ministero delle Finanze tedesco, che in questo modo eviterebbe ai due Paesi di far ricorso al fondo salva-stati. Il vantaggio di questa soluzione consisterebbe nel fatto che per acquistare i bond dei Paesi in difficoltà la Bce non sarebbe costretta ad avere il parere favorevole dei ministri delle Finanze dell’Eurozona. Lo svantaggio, invece, sarebbe che una dichiarazione unilaterale di impegno a risanare i bilanci nazionali non avrebbe un effetto vincolante come le condizioni imposte da una richiesta di aiuto al fondo salva-stati. All’interno della Bce si starebbe invece discutendo sulla possibilità che l’Eurotower annunci pubblicamente l’intenzione di acquisto in occasione di nuove emissioni di bond.
Non è un politburo
Alla domanda se ha infranto un tabù rendendo pubblico il dissenso presente nella discussione interna alll’Eurotower, Weidmann ha poi spiegato che «il consiglio direttivo della Bce non è un politburo». E aggiunge di non aver «ricevuto alcuna telefonata dal presidente Obama» in relazione alla presunta richiesta del suo numero di telefono avanzata dal presidente Usa alla cancelliera Merkel. «Io parlo al telefono – precisa – con il segretario al Bilancio Timothy Geithner». Quanto, poi, alla domanda dello Spiegel se vuole distruggere l’euro, il numero uno della Bundesbank precisa: «Assolutamente no. Voglio contribuire a garantire che la valuta resti stabile».
Da Il sole 24 Ore

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *