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Ue. Accordo notturno sulla supervisione bancaria unica

Dal 1 marzo 2014, la Bce avrà il potere di monitorare tutte le banche della zona euro – e dei Paesi fuori dalla moneta unica che aderiranno all’unione – con asset per almeno 30 miliardi di euro o che rappresentano il 20% del pil del Paese.
C’è stato quindi un allungamento dei tempi (la Bce di Mario Draghi aveva proposto che il proprio controllo scattasse dal 1 gennaio 2012 sulle cosiddette “banche a rischio sistemico”, ossia quelle più grandi; e dal 1 gennaio 2014 per tutte le altre. Questa idea aveva incontrato soprattutto l’opposizione tedesca, preoccupata di “tutelare” le proprie banche regionali (Landesbanken), speso al centro delle fortune imprenditoriali ed elettorali di gruppi di potere locali, ma importanti per la Merkel e Schaeuble.
Saranno più di cento, invece, le banche che finiranno sotto la supervisione di Francoforte da marzo 2014. L’accordo sulla supervisione bancaria unica è «il primo fondamentale passo verso l’unione bancaria», e ha come obiettivo «restaurare la fiducia nel sistema e interrompere il circolo vizioso tra banche e crisi dei debiti», ha detto il commissario Ue al mercato Interno Michel Barnier al termine della riunione fiume. C’era in effetti un forte rischio insito nel “raggio d’azione nazionale” di banche che operano ormai su mercati continentali.
L’accordo finirà tra poche ore sul tavolo dei capi di Stato e di governo, che gli daranno il placet finale, e poi passerà al Parlamento europeo.
Quello studiato dai ministri è un «approccio generale» alla supervisione unica, che chiarisce tutti i dubbi dei Paesi più scettici, come Germania, Svezia e Gran Bretagna, che fino all’ultimo hanno tentato di far valere le proprie posizioni. E in qualche misura ci sono riusciti dilazionando di quindici mesi l’avvio della “supervigilanza” da parte della Bce.
Ma non solo sulla tempistica. Berlino voleva assicurarsi che la Bce non sovrapponesse i suoi compiti di definizione della politica monetaria e di vigilanza: ed è stata accontenta, con la creazione di un’organo di mediazione che prenderà le decisioni nel caso in cui il Consiglio dei governatori della Bce dovesse fare obiezioni circa le decisioni del ‘Consiglio dei supervisori’, il nuovo organismo della Bce incaricato della sorveglianza.
Il mediatore sarà composto da un membro di ogni autorità nazionale, e quindi la decisione ultima sarà degli Stati. Un modo di ridurre, e di molto, le competenze e soprattutto il potere decisionale della Bce.
La Gran Bretagna e la Svezia avevano dubbi sul potere eccessivo che i Paesi euro acquisteranno in seno all’Eba, l’autorità nazionale incaricata oggi della supervisione sulla banche della Ue. In sede di votazione, i Paesi dell’euro avrebbero avuto 17 voti contro i 10 degli altri, quindi si è deciso di votare con una doppia maggioranza: per approvare i regolamenti, ci sarà bisogno di una maggioranza dei Paesi euro e quella dei non euro. Un meccanismo barocco che renderà massimamente lente, e quindi inefficaci su mercati che reagiscono in tempo reale, tutte le decisioni.
Infine, chiariti anche i dubbi dei Paesi non euro che aderiranno alla supervisione unica (finora si sono chiamate fuori solo Gran Bretagna, Svezia e Repubblica Ceca), che temevano di contare di meno non avendo rappresentanza nella Bce. L’accordo assicura «stessi diritti» a tutti, sia nel ‘Consiglio dei supervisori’ che nell’organismo di mediazione.
La supervisione unica è la prima tappa dell’unione bancaria, e apre la strada anche alla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo salva-Stati Esm, passo necessario per non far pesare sui debiti pubblici le operazioni di sostegno alle banche in difficoltà (oggi gli aiuti vengono dati agli Stati e non direttamente alle banche).
Secondo quanto ha spiegato Barnier, fino a che la supervisione unica non sarà operativa, l’Esm potrà chiedere l’intervento singolo della Bce sulla banca che vuole ricapitalizzare.

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