Il boss locale della politica mi spiega che da queste parti è un “disastro epocale”. In un simile contesto la visita di una delegazione di alto livello cinese interessata a creare logistica nel porto commerciale abbandonato è vista dagli indigeni come un’invasione: Canale 5 e Rete4 hanno in vent’anni bruciato il cervello a diverse generazioni.
Ti fermano e ti dicono che non si spiegano certi macchinoni, certe ville, certi lussi. Faccio io: eredità di truffe dei prenditori con gli incentivi a fondo perduto e con i fondi miliardari dei corsi di formazione, che hanno arricchito un parassitario ceto sindacale e la loro corte. I discount stanno soppiantando i supermercati, molti dei quali mettono in cig i dipendenti, a due mesi dall’entrata in vigore dell’agenda europea 2014-2020 né la Regione né la Provincia informano quali atti di programmazione intendono produrre, tutto molto silenzioso attraverso la “concertazione istituzionale ed economico-sociale”: il neocorporativismo si auto perpetua senza che nessuno a Roma ponga la questione della “qualità della spesa”.
In cambio la Regione ha stroncato la sanità e portato le addizionali Irpef ai massimi storici, un apparato burocratico privo orami di ogni logica e di senso della storia si autoalimenta tartassando i pochi salariati, quasi tutti pubblici, che ci sono in Calabria.
Tutto ciò è lo specchio della “Terza Guerra Mondiale” persa, dopo ventuno anni di offensiva padronale teutonica. Leggi che ¼ degli immigrati vuole andare via e che negli ultimi 5 anni 400 mila laureati sono emigrati all’estero: la chiamano “timida ripresa” e “luce in fondo al tunnel”.
Tutti i media nascondono che in realtà questa è la più grave crisi economica non già del dopoguerra, ma dell’intera storia dell’Unità d’Italia. La crisi di liquidità legata al meccanismo target 2 prosegue dal 2011 ininterrottamente, senza sosta. La classe imprenditoriale, quasi tutta, non è all’altezza della situazione perché esce dalla bambagia della Bocconi dove ti insegnano a come licenziare, non certo a come rilanciare un’azienda.
Qualcuno parla di una “Norimberga per i capitalisti italiani” dopo la svendita di Telecom, ma in giro non c’è nessuno, politico, industriale, ceto intellettuale, che dica che è necessario il ritorno dell’intervento pubblico nell’economia. Non c’è nessun Menichella, nessun Beneduce all’orizzonte. Non puoi più leggere da un anno un editoriale interessante sui quotidiani italiani, tanto sono infarciti di provinciale neoliberismo da strapazzo, per non parlare della tv. Esci alle 17 dal lavoro e vai al bar sotto l’ufficio e vedi le trasmissioni pomeridiane di Mediaset dove non fanno altro che fare festa, mentre vedi la moglie del barista che ti fa capire che sta chiudendo l’attività. E pensi che un giorno gli italiani diranno come De Gregori “ma io non ci sto più, e i pazzi siete voi”.
Vige il surrealismo in questo Paese, una censura dittatoriale sulle reali condizioni di vita degli italiani. Forse è peggio del fascismo. Capitalismo e schizofrenia, diventiamo schizoidi per sopravvivere e vedere barlumi di realtà. Così come viene nascosta la terribile lotta di classe in corso da tre anni tra capitale commerciale e capitale industriale, come se la caduta (momentanea?) di Berlusconi non fosse l’espressione del terribile attacco che l’aristocrazia finanziaria ha sferrato al “blocco reazionario di massa”, dopo aver decimato il proletariato portandolo alla miseria più nera. E’ disconosciuta la lotta di classe, non se ne deve parlare, ma è esattamente quel che sta avvenendo.
Per togliere il velo al reale occorrerà una certosina opera di smascheramento, partendo da ciò che si osserva quotidianamente. Solo così si possono vedere in profondità i terribili sconvolgimenti sociali di questi anni, un’opera necessaria per poter timidamente pensare ad una controffensiva di classe. Sempre che il proletariato italiano ne abbia voglia e ne avverta la necessità, in luogo di rincoglionirsi con la tv pomeridiana di Mediaset.
da Marx21
“Dedicato a Ste”
Scendi ogni sabato mattina al bar sotto casa per prenderti un caffè e leggere il quotidiano locale. Da mesi i telefoni squillavano da parte di persone in cerca di lavoro. Milano? No, lì ormai c’è miseria. Roma, Torino, Bologna? Non è più come una volta. Luoghi studiati per contatti erano sempre Svizzera e Germania. Oggi, 12 ottobre, la notizia. Il proprietario, imbianchino, lavori in tutta Italia per decenni, chiude l’attività e va in Val d’Aosta, seguito nei prossimi mesi dai suoi familiari. Era tre anni che era completamente fermo, con l’edilizia crollata; ora trova un cantiere e va via con i figli. Ma la cronaca di questi mesi da queste parti è soprattutto viaggi in Germania e Svizzera, i giovani Usa e Londra. Non riesci a trovare un monolocale perché sono richiestissimi dai padri separati, qualcuno ti spiega che la grande crisi sta provocando un boom di separazioni presso la generazione dei trentenni e quarantenni. Ultimamente si è scatenata una guerra tra poveri tra 700 cassintegrati per entrare in una graduatoria di un corso di formazione finalizzato agli scavi dell’Antica Kroton con un’integrazione salariale alla cig di 250 euro lordi.
Il boss locale della politica mi spiega che da queste parti è un “disastro epocale”. In un simile contesto la visita di una delegazione di alto livello cinese interessata a creare logistica nel porto commerciale abbandonato è vista dagli indigeni come un’invasione: Canale 5 e Rete4 hanno in vent’anni bruciato il cervello a diverse generazioni. Ti fermano e ti dicono che non si spiegano certi macchinoni, certe ville, certi lussi. Faccio io: eredità di truffe dei prenditori con gli incentivi a fondo perduto e con i fondi miliardari dei corsi di formazione, che hanno arricchito un parassitario ceto sindacale e la loro corte. I discount stanno soppiantando i supermercati, molti dei quali mettono in cig i dipendenti, a due mesi dall’entrata in vigore dell’agenda europea 2014-2020 né la Regione né la Provincia informano quali atti di programmazione intendono produrre, tutto molto silenzioso attraverso la “concertazione istituzionale ed economico-sociale”: il neocorporativismo si auto perpetua senza che nessuno a Roma ponga la questione della “qualità della spesa”. In cambio la Regione ha stroncato la sanità e portato le addizionali Irpef ai massimi storici, un apparato burocratico privo orami di ogni logica e di senso della storia si autoalimenta tartassando i pochi salariati, quasi tutti pubblici, che ci sono in Calabria. Tutto ciò è lo specchio della “Terza Guerra Mondiale” persa, dopo ventuno anni di offensiva padronale teutonica. Leggi che ¼ degli immigrati vuole andare via e che negli ultimi 5 anni 400 mila laureati sono emigrati all’estero: la chiamano “timida ripresa” e “luce in fondo al tunnel”. Tutti i media nascondono che in realtà questa è la più grave crisi economica non già del dopoguerra, ma dell’intera storia dell’Unità d’Italia. La crisi di liquidità legata al meccanismo target 2 prosegue dal 2011 ininterrottamente, senza sosta. La classe imprenditoriale, quasi tutta, non è all’altezza della situazione perché esce dalla bambagia della Bocconi dove ti insegnano a come licenziare, non certo a come rilanciare un’azienda. Qualcuno parla di una “Norimberga per i capitalisti italiani” dopo la svendita di Telecom, ma in giro non c’è nessuno, politico, industriale, ceto intellettuale, che dica che è necessario il ritorno dell’intervento pubblico nell’economia. Non c’è nessun Menichella, nessun Beneduce all’orizzonte. Non puoi più leggere da un anno un editoriale interessante sui quotidiani italiani, tanto sono infarciti di provinciale neoliberismo da strapazzo, per non parlare della tv. Esci alle 17 dal lavoro e vai al bar sotto l’ufficio e vedi le trasmissioni pomeridiane di Mediaset dove non fanno altro che fare festa, mentre vedi la moglie del barista che ti fa capire che sta chiudendo l’attività. E pensi che un giorno gli italiani diranno come De Gregori “ma io non ci sto più, e i pazzi siete voi”. Vige il surrealismo in questo Paese, una censura dittatoriale sulle reali condizioni di vita degli italiani. Forse è peggio del fascismo. Capitalismo e schizofrenia, diventiamo schizoidi per sopravvivere e vedere barlumi di realtà. Così come viene nascosta la terribile lotta di classe in corso da tre anni tra capitale commerciale e capitale industriale, come se la caduta (momentanea?) di Berlusconi non fosse l’espressione del terribile attacco che l’aristocrazia finanziaria ha sferrato al “blocco reazionario di massa”, dopo aver decimato il proletariato portandolo alla miseria più nera. E’ disconosciuta la lotta di classe, non se ne deve parlare, ma è esattamente quel che sta avvenendo. Per togliere il velo al reale occorrerà una certosina opera di smascheramento, partendo da ciò che si osserva quotidianamente. Solo così si possono vedere in profondità i terribili sconvolgimenti sociali di questi anni, un’opera necessaria per poter timidamente pensare ad una controffensiva di classe. Sempre che il proletariato italiano ne abbia voglia e ne avverta la necessità, in luogo di rincoglionirsi con la tv pomeridiana di Mediaset.
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“Dedicato a Ste”
Scendi ogni sabato mattina al bar sotto casa per prenderti un caffè e leggere il quotidiano locale. Da mesi i telefoni squillavano da parte di persone in cerca di lavoro. Milano? No, lì ormai c’è miseria. Roma, Torino, Bologna? Non è più come una volta. Luoghi studiati per contatti erano sempre Svizzera e Germania. Oggi, 12 ottobre, la notizia. Il proprietario, imbianchino, lavori in tutta Italia per decenni, chiude l’attività e va in Val d’Aosta, seguito nei prossimi mesi dai suoi familiari. Era tre anni che era completamente fermo, con l’edilizia crollata; ora trova un cantiere e va via con i figli. Ma la cronaca di questi mesi da queste parti è soprattutto viaggi in Germania e Svizzera, i giovani Usa e Londra. Non riesci a trovare un monolocale perché sono richiestissimi dai padri separati, qualcuno ti spiega che la grande crisi sta provocando un boom di separazioni presso la generazione dei trentenni e quarantenni. Ultimamente si è scatenata una guerra tra poveri tra 700 cassintegrati per entrare in una graduatoria di un corso di formazione finalizzato agli scavi dell’Antica Kroton con un’integrazione salariale alla cig di 250 euro lordi.
Il boss locale della politica mi spiega che da queste parti è un “disastro epocale”. In un simile contesto la visita di una delegazione di alto livello cinese interessata a creare logistica nel porto commerciale abbandonato è vista dagli indigeni come un’invasione: Canale 5 e Rete4 hanno in vent’anni bruciato il cervello a diverse generazioni. Ti fermano e ti dicono che non si spiegano certi macchinoni, certe ville, certi lussi. Faccio io: eredità di truffe dei prenditori con gli incentivi a fondo perduto e con i fondi miliardari dei corsi di formazione, che hanno arricchito un parassitario ceto sindacale e la loro corte. I discount stanno soppiantando i supermercati, molti dei quali mettono in cig i dipendenti, a due mesi dall’entrata in vigore dell’agenda europea 2014-2020 né la Regione né la Provincia informano quali atti di programmazione intendono produrre, tutto molto silenzioso attraverso la “concertazione istituzionale ed economico-sociale”: il neocorporativismo si auto perpetua senza che nessuno a Roma ponga la questione della “qualità della spesa”. In cambio la Regione ha stroncato la sanità e portato le addizionali Irpef ai massimi storici, un apparato burocratico privo orami di ogni logica e di senso della storia si autoalimenta tartassando i pochi salariati, quasi tutti pubblici, che ci sono in Calabria. Tutto ciò è lo specchio della “Terza Guerra Mondiale” persa, dopo ventuno anni di offensiva padronale teutonica. Leggi che ¼ degli immigrati vuole andare via e che negli ultimi 5 anni 400 mila laureati sono emigrati all’estero: la chiamano “timida ripresa” e “luce in fondo al tunnel”. Tutti i media nascondono che in realtà questa è la più grave crisi economica non già del dopoguerra, ma dell’intera storia dell’Unità d’Italia. La crisi di liquidità legata al meccanismo target 2 prosegue dal 2011 ininterrottamente, senza sosta. La classe imprenditoriale, quasi tutta, non è all’altezza della situazione perché esce dalla bambagia della Bocconi dove ti insegnano a come licenziare, non certo a come rilanciare un’azienda. Qualcuno parla di una “Norimberga per i capitalisti italiani” dopo la svendita di Telecom, ma in giro non c’è nessuno, politico, industriale, ceto intellettuale, che dica che è necessario il ritorno dell’intervento pubblico nell’economia. Non c’è nessun Menichella, nessun Beneduce all’orizzonte. Non puoi più leggere da un anno un editoriale interessante sui quotidiani italiani, tanto sono infarciti di provinciale neoliberismo da strapazzo, per non parlare della tv. Esci alle 17 dal lavoro e vai al bar sotto l’ufficio e vedi le trasmissioni pomeridiane di Mediaset dove non fanno altro che fare festa, mentre vedi la moglie del barista che ti fa capire che sta chiudendo l’attività. E pensi che un giorno gli italiani diranno come De Gregori “ma io non ci sto più, e i pazzi siete voi”. Vige il surrealismo in questo Paese, una censura dittatoriale sulle reali condizioni di vita degli italiani. Forse è peggio del fascismo. Capitalismo e schizofrenia, diventiamo schizoidi per sopravvivere e vedere barlumi di realtà. Così come viene nascosta la terribile lotta di classe in corso da tre anni tra capitale commerciale e capitale industriale, come se la caduta (momentanea?) di Berlusconi non fosse l’espressione del terribile attacco che l’aristocrazia finanziaria ha sferrato al “blocco reazionario di massa”, dopo aver decimato il proletariato portandolo alla miseria più nera. E’ disconosciuta la lotta di classe, non se ne deve parlare, ma è esattamente quel che sta avvenendo. Per togliere il velo al reale occorrerà una certosina opera di smascheramento, partendo da ciò che si osserva quotidianamente. Solo così si possono vedere in profondità i terribili sconvolgimenti sociali di questi anni, un’opera necessaria per poter timidamente pensare ad una controffensiva di classe. Sempre che il proletariato italiano ne abbia voglia e ne avverta la necessità, in luogo di rincoglionirsi con la tv pomeridiana di Mediaset.
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