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I furbetti del condonino coccolati dal governo

Si torna a parlare dei capitali fuggiti all’estero (circa 200 miliardi di euro secondo il Sole 24 Ore) e che il governo vorrebbe far rientrare in Italia. Alla domanda logica se si trattai dell’ennesimo condono o di un altro scudo fiscale di tremontiana memoria, Palazzo Chigi risponde negativamente, perché  i nomi non verrebbero scudati e le tasse non verrebbero condonate. I beneficiari avrebbero, solo uno sconto sulle ammende e la pena cancellata. Una rigidità molto formale che il governo ha dovuto annunciare per mettersi al riparo dagli strali dell’Unione Europea e dell’Ocse, i quali hanno fatto sapere che nuovi condoni o scudi fiscali non saranno tollerati.

Il governo vorrebbe salvare capra e cavoli da un lato la linea ufficiale contro evasione fiscale, dall’altro il rientro degli ingenti capitali trasferiti all’estero. Secondo quanto riporta oggi un lungo servizio del Corriere della Sera, le nuove norme allo studio prevedono l’autodenuncia da parte dell’evasore, ma solo se il contribuente non è ancora finito nelle maglie del fisco, se non gli sono arrivati a casa questionari o se non sono in programma visite fiscali. 
A quel punto l’evasore pentito dovrebbe pagate le somme dovute allo Stato, maggiorate dei relativi interessi e delle sanzioni, che però potrebbero essere ridotte a metà della sanzione minima. C’è da crederci visto il maxi-supersconto sulle sanzioni che il governo ha già fatto alle società che gestiscono il gioco d’azzardo e le slot machine.
Ci sono casi, però, dove anche l’autodenuncia potrebbe far scattare l’azione penale. In questo caso il governo starebbe pensando alla depenalizzazione del reato di autoriciclaggio. Ci sarebbero agevolazioni anche per i furbetti che si autodenunciano solo a indagini in corso. Anche se nel loro caso non scatterebbe la depenalizzazione, ma “un’attenuante generica”. Sulla efficacia di queste misure pesano i precedenti del passato. Dei 67 miliardi di euro che si calcolava fossero stati trasferiti in Svizzera dall’Italia, con gli scudi fiscali e i condoni tremontiani ne sono rientrati solo 9 miliardi. Secondo il Corriere della Sera,  le stime più recenti sui capitali in Svizzera ritengono che questi si aggirino sui 120-180 miliardi, con un’aliquota del 25% sul capitale e un imposta al 25% sugli interessi prodotti, lo Stato italiano totalizzerebbe poco meno di 40 miliardi. Ma la Svizzera ha già lasciato capire che l’aliquota italiana dovrà essere più bassa di quella di altri Paesi, essendo intervenuti negli anni scorsi alcuni condoni che hanno già fatto rientrare capitali in Italia. L’incasso scenderebbe a 10-15 miliardi. E resterebbe il rischio che nel frattempo le banche svizzere spostino i capitali in filiali nei “paradisi fiscali” extraeuropei, quelli che per fargli aprire le cassaforti devi prenderli a cannonate.

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