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Fiat-Chrysler. Per i tedeschi salterà l’Alfa Romeo

Tutti a benedire Marchionne per aver “conquistato” Chrysler, la borsa premia il titolo Fiat con un balzo del 16% (dopo mesi molto grami, però). Dalla Germania invece di sperticarsi in cori elogiativi si preferisce analizzare la strategia industriale di Fiat, ovvero la sua (scarsa) capacità di offrire nuovi modelli sul mercato.

E’ il risultato di una scelta fatta al momento dell’esplosione della crisi: non investire in nuovi prodotti fin quando non fosse finita. Gli altri produttori hanno fatto l’opposto e ora guadagnano posizioni nelle classifiche di vendita in tutti i segmenti, erodendo quel non molto che Fiat conservava.

Soprattutto, fanno notare i tedeschi dello Speigel, Marchionne si è rivelato scarso proprio nel settore più importante al momento  in Europa: il segmento delle sportive. Nel lusso nessuno dubita che il gruppo Fiat sia “competitivo” (Ferrari, Maserati, Jeep hanno ancora molto appel sul mercato globale), ma nel segmento sport l’Alfa Romeo è out almeno dei qualche anno. Per rilanciarsi servirebbero investimenti imponenti. Ma su questo fronte  Sergio l’amerikano (o il canadese, di passaporto) non ci vuol sentire. E quindi i tedeschi prevedono: alla fine l’Alfa Romeo la darai a noi, fronte Volkswagen…

Ecco l’analisi dello Spiegel.

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Acquisizione completa: il deal della Fiat mette in pericolo in futuro di Alfa Romeo

 

dal redattore del manager-magazin.de Wilfried Eckl-Dorna

 

Ancora una volta Sergio Marchionne ha portato in porto un grosso affare. Per un importo comparativamente piccolo, ora Fiat acquisisce completamente la sua controllata USA Chrysler. Ma proprio per il marchio preferito di Marchionne, l’Alfa Romeo, l’acquisizione potrebbe avere brutte conseguenze.

 

Amburgo – Preferisce portare maglioni, volentieri anche una barba di tre giorni e di rado gli mancano parole chiare: Sergio Marchionne da anni cura amorevolmente la sua fama di enfant terrible tra i manager del settore auto. Ma l’italo-canadese, che ha iniziato la sua carriera professionale come revisore di bilanci, è più noto come uomo dei numeri che delle macchine.

 

Giusto a inizio anno ancora una volta Marchionne fa mostra di sé come freddo stratega – e puntualmente per l’avvio del nuovo anno presenta il suo ultimo colpo di mano: per complessivamente 4,35 miliardi di dollari ora la Fiat incorpora quel 41,5 % di Chrysler, che fino ad ora deteneva il fondo sindacale VEBA. Con questo ora gli italiani acquisiscono completamente Chrysler, il terzo produttore automobilistico USA.

Gli azionisti Fiat festeggiano l’affare con un aumento della quotazione fino al 16%. E con il suo piano audace di fare di due produttori automobilistici deboli un unico player più forte, Marchionne è avanzato di un bel pezzo. Ma proprio per il marchio Fiat di auto sportive Alfa Romeo, che Marchionne vuole rianimare, la fusione potrebbe avere brutte conseguenze.

Il tiro alla fune durato mesi è costato molte energie

A Marchionne che di solito è un così freddo calcolatore, da molto tempo viene attribuito un debole per Alfa Romeo – quel marchio di auto sportive che da anni in Fiat è destinato ad un posto di nicchia. Ma intorno ai bolidi tradizionalmente rossi provenienti dall’Italia c’è molta, molta calma. Attualmente Alfa offre appena due modelli: l’utilitaria Mito, la compatta Giulietta. La portatrice di speranza 4C presentata di recente, un’auto sportiva leggera a motore di media cilindrata, arriverà ai rivenditori solo quest‘anno.

La conseguenza: lo scorso anno secondo gli esperti a livello mondiale l’Alfa è rimasta ben al di sotto delle 100.000 unità, per la prima volta dal 1969. Ora Marchionne vuole rianimare con una spesa miliardaria il marchio dal nome altisonante, la cui offerta però fino ad ora era magra. Marchionne vuole ravvivare anche il marchio chiave Fiat con nuovi prodotti.

Ma la rianimazione dell‘Alfa Romeo sarà una missione complicata. Perché da quando Marchionne nel 2004 ha preso il timone della Fiat, Alfa non ha mai fatto utili. Gli esperti si aspettano che Fiat dovrà investire fino a nove miliardi per rimettere in pista l‘Alfa.

Jürgen Pieper, analista del settore auto della banca Metzler, guarda con scetticismo alle ambizioni di Marchionne per l‘Alfa. “I punti interrogativi sono diventati più grandi rispetto alle possibilità di Marchionne di rimettere in sesto l‘Alfa “, afferma. L’italo-canadese è certamente un ottimo stratega, ma fino ad ora non ha mostrato di avere un gran fiuto per le auto di fascia alta. Ma ora Chrysler sarà al vertice della lista delle priorità della Fiat – e appunto non più l‘Alfa Romeo.

Ma la rivitalizzazione dell’Alfa avrebbe bisogno della totale attenzione del capo, dice Pieper. Perché la pressione sul segmento chiave dell’Alfa di auto sportive sotto i 50.000 Euro, nei prossimi anni salirà in modo netto. Porsche a breve dovrebbe offrire una quattro porte più piccola della Panamera, anche BMW attraverso la collaborazione con Toyota punta sul segmento. Anche Audi e Mercedes incalzano la nicchia delle auto sportive con nuovi modelli più a buon mercato.

Interesse rispetto ad Alfa Romeo – VW aspetta con calma

Non resta certo molto posto per un manufatto italiano del genere dell’Alfa. “Alfa dovrebbe prendere in mano molto denaro. Ma non ce l‘ha “, dice Pieper. Inoltre Marchionne è minacciato anche da un problema con Chrysler che fino ad ora è stata la sua cash-cow. Perché nel 2014 il mercato americano dovrebbe ancora avere una crescita significativa, ma per gli anni successivi le prognosi sono piuttosto contenute.

Ma i margini di Chrysler sono appena la metà di quelli dei suoi concorrenti USA. E quindi Chrysler tra uno o due anni probabilmente non porterà più utili, ma perdite. E se si verifica questo, i soldi per investimenti su Alfa mancheranno a maggior ragione.

Per questo Pieper si aspetta che Fiat tra qualche anno potrebbe vendere il marchio preferito di Marchionne – anche se per ora il grande Sergio si oppone ancora con veemenza ad un simile passo. Ma anche Marchionne non sarà a capo della Fiat in eterno e il suo successore potrebbe valutare diversamente la questione Alfa.

Potrebbe essere che il capo del Consiglio di Sorveglianza della VW, Ferdinand Piëch, che da anni proclama il suo interesse per il marchio italiano, non debba aspettare ancora per molto.

 

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