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BancaIntesa vara una “bad bank”

Volete sapere quant’è perverso il mercato finanziario capitalistico? Cerchiamo di spiegarlo con un esempio.

Alcune indiscrezioni riportate dal Financial Times riferiscono che la banca italiana Intesa San Paolo starebbe studiando la creazione di una bad bank interna, in cui far confluire una parte dei 55 miliardi di euro di crediti in sofferenza dell’istituto.In pratica, verrebbe creata una nuova società “controllata”, con l’unico compito di fallire allegramente, portandosi dietro quelle che altrimenti dovrebbero essere registrate come “perdite”. Sarebbe bellissimo se ognuno di noi potesse fare altrettanto…. Pensateci: mettiamo in conto a un altro – fittizio – tutti i nostri debiti, rate, mutui, bollette, tasse, e teniamo nel nostro conto personale soltanto le (magre) entrate. Un sogno. Peccato che, se proviamo a farlo noi poveri, ci arrestano perché “costituisce reato”. Se lo fa una banca, e per miliardi di euro, va benissimo. Anzi viene persino premiata dagli investitori!

In borsa, stamattina, Intesa guadagna infatti lo 0,7% proprio grazie a questa indiscrezione asai poco british, nonostante la provenienza.

Secondo il quotidiano finanziario britannico, l’amministratore delegato Carlo Messina e il presidente Giovanni Bazoli discuteranno il tema con gli azionisti nelle prossime settimane, così che il progetto possa far parte del piano industriale che sarà presentato il 28 marzo.

La ragione immediata appare chiarissima: la sorveglianza bancaria sugli istituti “sistemici” – “troppo grandi” per essere lasciati in balia dei propri amministratori – è passata ormai da un mese alla Bce. La quale dovrebbe usare metodi un po’ più “stringenti” di quelli fin qui adottati dalla Banca d’Italia (di cui Intesa è uno dei principali azionisti, a proposito di conflitti di interessi…), e quindi si rende necessario “scorporare” i crediti ormai inesigibili per “ripulire i binaci” e passare gli esami.

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