Finite dopo nemmeno un mese le illusioni di “crescita”, sia in Italia che nell’Unione Europea. Del resto, se le politiche impongono l’austerità, non c’è nulla che possa far sviluppare un’area “matura”. E quindi: investimenti infustriali fernmi, delocalizzazioni, salari e occupazione in calo, consumi giù.
Il Pil dell’Italia torna negativo nel primo trimestre del 2014, segnando un calo dello 0,1% rispetto al trimestre precedente che si era chiuso con una crescita dello 0,1%.
Lo comunica l’Istat precisando che su base annua il Pil è diminuito dello 0,5%. Considerano l’andamento degli ultimi periodi (-0,1% nel terzo trimestre 2013, +0,1% nel quarto trimestre 2013 ed ora -0,1% nei primi tre mesi del 2014), i tecnici dell’Istituto di statistica evidenziano una fase “sostanzialmente di stagnazione” dell’economia italiana.
La crescita acquisita del Pil italiano per il 2014 è pari a -0,2%. La crescita acquisita è quella che si avrebbe a fine anno se nei prossimi trimestri l’andamento del Pil fosse pari a zero. Tradotto: se rimani fermo, vai comunque indietro.
Il calo congiunturale del Pil nel primo trimestre dell’anno deriva da un incremento del valore aggiunto dell’agricoltura, da una variazione nulla del comparto dei servizi e da un andamento negativo nell’industria. Il settore industriale comprende anche costruzioni ed energia oltre alla produzione in senso stretto.
Simile la situazione francese. La crescita di Parigi si arresta nel primo trimestre: il Pil segna crescita zero rispetto ai tre mesi precedenti, contro attese per un’espansione dello 0,1% e rispetto al +0,3% dei tre mesi precedenti. Su base annua il Pil francese è cresciuto dello 0,8%, meno dello 0,9% atteso dagli economisti.
Va ancora benino solo la Germania, favorita in modo sempre più evidente dal fatto che la moneta unica zavorra i paesi con una composizione organica (sviluppo tecnologico applicato alla produzione) inferiore alla propria. L’economia tedesca è cresciuta nel primo trimestre del 2014 dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti, registrando l’espansione più forte da tre anni a questa parte.
La crescita supera le stime (0,7%) e segna una netta accelerazione dal quarto trimestre 2013 (0,4%). Su base annua il Pil tedesco segna +2,3% destagionalizzato.
Nel complesso, la crescita europea è ferma. Ma in un gioco a somma zero, c’è chi ci guadagna qualcosina (Berlino) e chi ci perde.
Il rapporto completo dell’Istat:
Il calo dello 0,1% registrato oggi dal Pil italiano nel primo trimestre è un dato che ha sorpreso in negativo gli economisti e gli osservatori del ciclo economico italiano. E’ vero, dicono gli esperti interpellati da Radiocor, che oggi anche altri Paesi europei hanno comunicato dati decisamente sotto le attese per quanto riguarda la crescita economica, come l’Olanda e il Portogallo, ma in questi casi la performance è in larga parte spiegata da fattori eccezionali. Per l’Italia, invece, non solo non è possibile chiamare in causa fattori straordinari che hanno impattato negativamente sul ritmo della crescita, ma il dato di oggi è anche in contraddizione con gli esiti delle ultime indagini di fiducia.
Una revisione al ribasso delle stime di crescita, dicono gli economisti, è inevitabile con questi presupposti. Si comincia a pensare ad alcuni decimali di punto in meno, qualcuno si spinge a ipotizzare +0,4% per l’intero anno (l’ultima indicazione del Governo è +0,8 per cento; l’Ocse ha stimato +0,5 per cento, la Commissione Ue +0,6 per cento).
Nomisma: «Siamo praticamente in stagnazione»
«La ripresa è scomparsa nel primo trimestre. L’Italia è praticamente in stagnazione: con il dato di inizio anno e scontando rialzi nei successivi trimestri, l’incremento del Pil del 2014 è dello 0,2-0,3% e non dello 0,8% (ipotizzato dal governo) o del 0,6% (previsto dalla Ce)», ha commentato Sergio De Nardis, capoeconomista di Nomisma, che visto il clima negativo prevede un impatto minimo col bonus degli 80 euro in arrivo.
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