Volendola dire quasi benevolmente: il governo Renzi non imbrocca una previsione nemmeno barando. I dati resi noti dall’Istat stamattina sul prodotto interno lordo (Pil) nel terzo trimestre di quest’anno segnalano un’ulteriore caduta dello 0,1%. Che sembra minimale, ma aggrava la discesa portandola dal -0,4 previsto solo quindici fa al -0,5%. Come usa spesso dire il premier “ma è un fatto secondario…”
Sarà,ma indica qualcosa. Che la velocità di discesa va accelerando. L’esatto contrario di quanto ama dire il contafrottole di Pontassieve (“abbiamo arrestato la caduta”).
Il terzo trimestre del 2014, tra l’altro, ha avuto quattro giornate lavorative in più del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al terzo trimestre del 2013.
La variazione acquisita per il 2014 è quindi pari a -0,4%. E nulla lascia presagire che da qui al 31 dicembre le cose andranno meglio, anzi…
E a proposito di responsabilità su questo andamento è bene dare un’occhiata alla disaggregazione dei dati; da cui risulta che i consumi sono rimasti sostanzialmente immutati, mentre gli investimenti sono scesi ancora dell’1%. Insomma: gli imprenditori “eroi” – definizione renziana degli ultimi giorni – preferiscono la fuga alla battaglia nella produzione. E investono dunque sempre meno, nonostante gli sforzi del governo di consegnar lprp lavoratori senza tutele, forza contrattuale e con salri sotto i livelli di sopravvivenza..
Anche la spending review ha dato il suo piccolo contributo alla discesa: la spesa della Pubblica Amministrazione (PA) è infatti scesa del -0,1%, e dello -0,2 gli investimenti fissi lordi.
Non c’è un solo settore produttivo chemostri il segno più: si registrano infatti “andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto dell’agricoltura (-0,1%), dell’industria in senso stretto (-0,6%) e delle costruzioni (-1,1%), mentre il valore aggiunto dei servizi è rimasto stazionario. In termini tendenziali, il valore aggiunto è diminuito in tutti i principali comparti: -3,5% nel settore delle costruzioni, -1,1% nell’industria in senso stretto, -1,3% nell’agricoltura e -0,1% nei servizi.
Ma possibile che nessun “bravo giornalista” sia capace di metter sotto il naso del Grande Affabulatore questi dati, invece di porgere soltanto graziosamente il microfono alle sue spataffiate senza riscontro?
Il rapporto completo dell’Istat:
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