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Caso Grecia. La Germania costretta ad “aprire”

Una Angela Merkel fisicamente provata da una notte di trattative sull’Ucraina a Minsk e dalla resistenza greca ad ogni ricatto economico, ha per la prima volta ammesso che bisognerà cercare un “compromesso”, anziché la pura e semplice capitolazione di Atene.

Sulla Grecia «bisogna cercare un compromesso, che si ottiene quando i vantaggi superano gli svantaggi. La Germania è pronta, ma bisogna ricordarsi che la credibilità dell’Europa poggia sul rispetto delle regole». Parole pronunciate ancora prima di iniziare la riunione straordinaria dei primi ministri dell’Unione Europea, ovvero prima di entrare nel merito delle molte questioni in agenda a questo vertice.

Notevole soprattutto l’ammissione che si tratterà di «un compromesso sulla base di una proposta greca sarà discusso al prossimo Eurogruppo in calendario lunedì». Non più di una lista di “prescrizioni” elaborate e comandate dalla Troika.

 

Naturalmente ci ha tenuto a precisare che, perché di compromesso si possa parlare,  è necessario, per la credibilità dell’Europa, che si rispettino le regole. Il segnale è stato colto immediatamente anche dalla leadership di Atene, arrivata per l atsessa riunione.  Tsipras si è detto «molto fiducioso che tutti insieme possiamo trovare una soluzione reciprocamente accettabile per sanare ferite l’austerità, affrontare la crisi umanitaria nell’Unione Europea e riportare l’Europa sulla strada della crescita e della coesione sociale». E’ da sottolineare che Atene, quando parla di misure per affrontare l'”emergenza umanitaria” parla esattamente di aumento del salario minimo, sanità, pensioni, riassunzione degli statali licenziati da Samaras e altre concrete misure di politica sociale. Ovvero l’esatto opposto di quanto preteso fin qui dalla Troika.

Stranamente, sembra assai meno otimista il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker: «Sono molto preoccupato da come si è sviluppata la situazione. Mi aspettavo dei nuovi progressi dai colloqui di ieri sera» all’Eurogruppo.

Le preoccupazioni della Merkel e di Juncker sono anche facilmente intuibili. Un “compromesso” con Atene può scatenare un’ondata di richieste simili da parte di altri paesi, fin qui vigliaccamente silenziosi. Il primo ministro croato è dunque soltanto il primo di questi “anti-austerity” dell’ultima ora: «Dobbiamo vedere tutti insieme nella Ue come aiutare la Grecia, anche se non mi pare che sia il Paese europeo che più di tutti ha bisogno d’aiuto. Credo che ci siano anche altri Paesi, meno sviluppati della Grecia, che hanno bisogno d’aiuto, e che ora dovrebbero pagare i conti della Grecia».

La Banca centrale europea, nel frattempo, in previsione di “fibrillazioni” conseguenti alla riscrittura di fatto di alcune “regole”,  avrebbe alzato a 65 miliardi le disponibilità di liquidità a favore della Grecia (relative al meccanismo chiamato Emergency Liquidity Assistance (ELA).

Un piccolo buco nella diga, insomma, è in corso di scavo…

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