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Atene chiede sei mesi di proroga, Schaeuble dice “nein”

Ultim’ora. L’ultimatum si rovescia di segno. Adesso è Atene a dire – nero su bianco – “prendere o lasciare”. La divisione in Europa, e saddirittura all’interno del governo tedesco, ha risollevato le quotazioni internazionali del governo Syriza. La riunione dell’Eurogruppo di domani «mostrerà chiaramente chi vuole una soluzione e chi invece non la vuole», si legge in un comunicato che prende atto della bocciatura da parte di Scaeuble, ma da parte dell’intero governo di Berlino. «L’Eurogruppo ha due opzioni: accettare o respingere la richiesta greca. Questo permetterà di mostrare chi vuole una soluzione e chi non la vuole».

Pomeriggio. Sulla richiesta greca si spacca il fronte dell’Unione Europea. Il portavoce del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker,ha giudicato la lettera “un segno positivo che spiana la strada ad un compromesso ragionevole nell’interesse di tutta l’Eurozona”.

All’opposto, il portavoce di Schaeuble, Martin Jaeger, ha riferito che a giudizio di Berlino: “La lettera di Atene non presenta alcuna proposta di soluzione sostanziale”. E che quindi il governo tedesco proporrà di respingerla.

Spaccata, però, anche la dirigenzatedesca. Il vicecancelliere Sigmar Gabriel ha fatto emettere una nota in cui “la proposta scritta del governo greco per le trattative sul prosieguo del programma di riforme è un primo passo nella direzione giusta”.

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Le schermaglie diplomatiche tra Unione Europea e Grecia stanno per finire. Anche gli Stati Uniti hanno fatto la loro solita ignobile parte, prima incoraggiando Atene a chiedere una fine dell’austerità, poi – ieri – spendendo il ministro dell’economia Lew in una telefonata minatoria al pari grado Yanis Varoufakis: “sbigatevi a firmare un accordo, ogni secondo di ritardo è pericoloso”. Notizia confermata dal ministro greco, che non ha mancato di ritorcere contro i “commissari dell’austerità” la responsabilità di un eventuale mancato accordo: “Il segretario del Tesoro Usa mi ha effettivamente detto che un mancato accordo danneggerebbe la Grecia”, ma “ha aggiunto che danneggerebbe anche l’Europa. Un avvertimento a entrambe le parti”. Comunque sia, come potenziali alleati esterni restano adesso solo Russia e Cina; ma invocarli ora sarebbe una dichiarazione di guerra. Non solo economica.

Stamattina il governo greco ha ufficialmente inviato a Bruxelles la richiesta di “estensione del programma di aiuti”. Di conseguenza Dijsselbloem ha convocato l’Eurogruppo per domani, altrimenti – come aveva già minacciato – avrebbe schiacciato il bottone dell’atomica finanziaria sulla Grecia.

Il problema, com’è ormai noto, è che ad Atene occorrono i finanziamenti necessari per svoltare questa prima fase; ma per prorogarli l’Unione Europea pretende che in cambio siano realizzate quelle “riforme strutturali” contro cui Syriza ha condotto, vincendola, la campagna elettorale.

Per chiarire – soprattutto al proprio elettorato – cosa aveva proposto fin qui il governo Tsipras nelle trattativa con l’Unione è stata resa pubblica òla proposta avanzata al tavolo e respinta totalmente dal duo Schaeuble-Dijsselbloem.

Una proposta “articolata, che parte da quanto detto anche nelle dichiarazioni pubbliche di Tsipras e Varoufakis. E quindi:

– no ai livelli di surplus primario di bilancio da destinare al pagamento del debito, fin qui fissato dalla Troika al 3% per il 2015 e al 4,5% del Pil nel 2016: per Atene basta e avanza l’1,5%, il resto lo potrebbe così impegnare nella realizzazione di almeno parte del programma eletorale. Quasi divertente – ma avrà irritato moltissimo i due “boeri” dello strozzinaggio europeo – la sottolineatura del fatto che quei livelli di surplus sono da considerarsi «artificiali, senza precedenti storici e soprattutto senza sostegno da parte di nessun economista di fama». Insomma: invenzioni pensate per spremere di più la Grecia, non derivate di un qualche calcolo macroeconomico serio.

– al contrario di quanto impost finora dalla Troika, Atene chiede di poter utilizzare le proprie risorse del Fondo ellenico di stabilizzazione bancaria per raggiungere effettivamente l’obiettivo di mettere finalmente in sicurezza il sistema bancario nazionale; in questo modo verrebbero ridotte le cosiddette “sofferenze” (crediti ormai diventati inesibigili), facendo riaprire i rubinetti dei prestiti all’economia.

– “riesame” del programma di privatizzazioni imposto dalla Troika, alla luce del fatto che dei previsti – dalla Troika stessa! – 50 miliardi di incasso ne sono arrivati in realtà appena 4,1; un modo come un altro, insomma, per derubare un paese a prezzi stracciati, a partire da stime false; ma soprattutto la verifica empirica della «impossibilità pratica di drenare risorse per pagare il debito nell’attuale contesto greco» di deflazione (magari riesci anche a vendere, ma non ci fai un euro).

– aumentare il tetto dei titoli di stato da emettere, con scadenza a tre mesi, oltre gli attuali 15 miliardi; in questomodo sarebbe stato anche più facile rispettare i debiti in scadenza (17 miliardi di euro quest’anno).

– incasso degli 1,9 miliardi guadagnati dalla Bce vendendo titoli greci secondo il programma Smp.

Niente di “rivoluzionario”, come si può vedere; giusto quel tanto di gioco di assestamento indispensabile a “passà a nuttata”. Ma anche questo sarebbe risultato intollerabile in una “Unione” in cui molti altri paesi – specie quelli che alle prossime elezioni politiche, entro la fine di quest’anno – rischiano di esser guidati da coalizioni simil-Syriza o ancora più radicali. Dare fiato poteva quindi sembrare una vittoria di Atene, che poteva entusiasmare altri oppositori dell’austerità – specie di sinistra – in un potenziale domino senza fine (anche a Berlino non mancano gli scontenti per la situazione economica interna).
A fronte di questa proposta (ovviamente più ricca di dettagli secondari), la proposta di mediazione avanzata dal commissario all’economia, il francese Pierre Moscovici, prevedeva un “piano di transizione di quattro mesi”, che per Varoufakis & co. sarebbe stato il fiato minimo necessario per organizzarsi meglio. Ma gente come Dijselbloem sembra aver in testa una sola cosa: tenere il piede sul tubo dell’ossigeno fino alla resa della vittima. E infatti al posto della “bozza Moscovici” ha presentato l’ormai famoso ultimatum: si prosegue come prima o niente.

La portata della partita è dunque tutta politica. Il governo Syriza non può materialmente accettare di fare quel che faceva Samaras, esploderebbe in un attimo (Syriza è una coalizione, non una “caserma” o un monolite) per evidente inutilità di funzione. Il malessere popolare finora coagulato intorno alle sue proposte di riforma prenderebbe decisamente altre direzioni (forse più sulla destra che non in direzione dei comunisti immobili del Kke) e finirebbe per condizionare anche le altre scadenza elettorali europee. Obiettivo che non ci sembra affatto estraneo, ripetiamo, agli insistiti richiami al “rispetto delle regole” che provengono dai piani alti di Ue, Bce, Fmi.

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La lettera inviata da Yanis Varoufakis al presidente dell’Eurogruppo, il “boero” Dijsselbloem, resa nota dal governo greco:

«Caro presidente dell’Eurogruppo, durante gli ultimi 5 anni il popolo greco ha fatto sforzi straordinari di aggiustamento economico. Il nuovo governo è impegnato in un più ampio e approfondito processo di riforme con l’obiettivo di migliorare in modo duraturo le prospettive di crescita e occupazione, conseguendo un debito sostenibile e stabilità finanziaria, aumentando l’equità sociale e mitigando i significativi costi sociali della crisi.

Le autorità greche riconoscono che le procedure concordate con il governo precedente sono state interrotte dalle recenti elezioni presidenziali e politiche e che, di conseguenza, numerosi accordi tecnici sono stati invalidati. Le autorità greche rispettano gli obblighi finanziari contratti dai precedenti governi nei confronti di tutti i creditori, così come affermano la loro intenzione di collaborare con i partner per evitare impedimenti tecnici nel contesto del MFA (Master Facility Agreement) che riconosciamo come vincolante riguardo al suo contenuto finanziario e procedurale. In questo contesto, le autorità greche ora chiedono l’estensione del Master Financial Assistance Facility Agreement per un periodo di sei mesi dal suo termine, periodo nel quale procederemo insieme, facendo il migliore uso della flessibilità data dal presente accordo, verso una conclusione favorevole e verso un monitoraggio sulla base delle proposte sia del governo greco sia delle istituzioni.

Lo scopo della richiesta di estensione di sei mesi del periodo dell’accordo è:

a) Concordare i termini finanziari e amministrativi mutualmente accettabili, l’attuazione dei quali, in collaborazione con le istituzioni, stabilizzerà la posizione finanziaria della Grecia, conseguirà adeguati avanzi primari di budget, garantirà stabilità del debito ed assisterà nell’ottenere gli obiettivi di bilancio per il 2015 tenendo conto dell’attuale situazione economica.

b) Assicurare, lavorando in stretto contatto con i nostri partner europei ed internazionali, che qualsiasi nuova misura abbia copertura finanziaria, evitando ogni iniziativa unilaterale che possa mettere a rischio gli obiettivi di bilancio, la ripresa economica, la stabilità finanziaria.

C) Permettere alla Bce di reintrodurre la deroga secondo le sue regole e procedure;

D) Estendere la disponibilità di obbligazioni EFSF detenute dalla HFSF (Fondo di stabilità finanziario greco, ndr) per la durata dell’accordo;

E) Avviare il lavoro tra i gruppi tecnici per un possibile nuovo Contratto per la Ripresa e la Crescita che le autorità greche prevedono tra Grecia, Europa ed Fmi che potrebbe seguire l’attuale accordo;

F) Concordare il monitoraggio nel quadro dell’Ue e della Bce e, nello stesso spirito, con il Fondo monetario internazionale per la durata dell’Accordo

G) Discutere i modi per applicare la decisione dell’Eurogruppo del novembre 2012 su possibili ulteriori misure sul debito e l’assistenza per l’applicazione dopo il completamento dell’Accordo esteso e come parte del successivo Contratto.

Tenendo presente quanto sopra detto, il governo greco esprime la sua determinazione a collaborare fianco a fianco con le istituzioni dell’Unione europea e con il Fmi per: a) ottenere stabilità di bilancio e finanziaria e (b) permettere al governo greco di avviare le sostanziali, profonde riforme necessarie per ripristinare gli standard di vita di milioni di cittadini greci attraverso una crescita economica sostenibile, un livello di occupazione dignitoso e coesione sociale.

Sinceramente

Yanis Vaorufakis, ministro delle Finanze della Repubblica Ellenica”.

 

 

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