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Si lavora di più, ma in meno persone

Altro che lavorare meno, lavorare tutti. L’evoluzione “naturale” del capitalismo spinge in direzione decisamente opposta: meno persone al lavoro, per più tempo, più disoccupati.

Non è una presa di posizione “ideologica”, ma il quadro dipinto dai dati dell’Istat. L’istituto spiega, con la consueta e flemmatica precisione, che “Nel quarto trimestre 2014 nel complesso dell’industria e dei servizi di mercato il monte ore lavorate aumenta, in termini destagionalizzati, dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Nei confronti del quarto trimestre del 2013 il dato corretto per gli effetti di calendario cresce dell’1,0%”.

Il dato importante è quello a parità di giorni lavorativi: nel solo quarto trimestre del 2014, in tutta l’economia “legale”, coloro che hanno la fortuna di avere ancora un lavoro, hanno sgobbato l’1% di ore in più Se fosse ancora vero che si fanno 40 ore la settimana, sono quasi due ore al mese in più. Un’accelerazione folle, se si pensa che è avvenuta nel breve spazio di soli tre mesi.

Anzi, un po’ di più, visto che le magie statistiche riservano sempre qualche sorpresa controintuitiva. “Le ore lavorate per dipendente nel quarto trimestre 2014 aumentano, in termini destagionalizzati, dello 0,4% sul trimestre precedente. Rispetto allo stesso trimestre del 2013, le ore lavorate per dipendente, corrette per gli effetti di calendario, segnano un incremento dell’1,4%”. Insomma, quel che “nel complesso” era una media del +2%, preso individualmente sale di un altro 40%.

Ne consegue che il tasso di “posti vacanti”, è davvero minimo, appena lo 0,5%, invariato rispetto al terzo trimestre del 2014. Chissà cosa sono andate a chiedere, all’Inps di Boeri, quelle 76.000 imprese che volevano “informazioni” sui benefici del jobs act… Da questi dati risulta infatti che di posti liberi (“vacanti”), nelle imprese non ce ne sono. Quindi è probabile che la richiesta di informazioni riguardi la possibilità di sostituire, con vantaggio, gli attuali assunti con altri, da pagare meno ricevendo – per di più – sgravi fiscali dallo Stato. (vedere per credere: https://triskel182.wordpress.com/2015/03/13/guadagnare-licenziando-le-imprese-fanno-i-conti-salvatore-cannavo/).

La verifica è facilissima, se si tiene d’occhio l’andamento delle ore di cassa integrazione effettivamente utilizzate (sempre meno di quelle “richieste”). La cui incidenza  è pari a 27,1 ore ogni mille ore lavorate, con una diminuzione di 8,5 ore rispetto allo stesso trimestre del 2013. Meno cig, più ore lavorate, piante rganiche piene. Non c’è spazio per altri occupati.

Aò contrario, i salari sono rimasti assolutamente fermii: “l’indice delle retribuzioni lorde per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula), al netto della Cig, nel quarto trimestre 2014 registra, nel complesso dell’industria e dei servizi di mercato, un incremento congiunturale dello 0,1%. Lo stesso incremento si registra per il costo del lavoro. L’indice destagionalizzato degli oneri sociali, invece, si riduce dello 0,1%”.

Non c’è bisogno di spiegazioni tecniche, vero?

Il rapporto completo dell’Istat:

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