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Il fascino discreto della crisi economica. Intervista a Richard Walker (2)

Noi Restiamo: In occidente la dottrina economica neoclassica è a livello accademico da più di 30 anni a questa parte completamente dominante. In maniera analoga, anche le visioni sulla politica economica e sulla crisi hanno una matrice ideologica comune. Come deve posizionarsi un teorico eterodosso oggi? Ovvero ha senso una guerra di posizione all’interno dell’accademia, ha senso intervenire sulle modalità di gestione della crisi? Ha senso partecipare al dibattito istituzionale su ciò che andrebbe fatto, o è meglio lavorare in altri luoghi e spazi? In sostanza, il capitalismo è riformabile e quindi bisogna parteciparne alla gestione, magari in una direzione più “egualitaria”, oppure no?

Richard Walker: L’economia neoclassica, che da così tanto valore alla “previsione scientifica”, non ha previsto nulla riguardo la crisi o ai risultati dell’austerity. Perciò, sì, dobbiamo porci in forte opposizione all’ortodossia, almeno per quanto riguarda la macroeconomia (sì, la microeconomia ha qualcosa di interessante da dirci, ma quando si prova ad aggregare o storicizzare o socializzare, non ha queasi nulla di utile da dirci che non sia già stato detto senza equazioni!).
Ovviamente, è utile combattere la crisi e la sua gestione! Il capitalismo in ultima analisi è irriformabile se inteso nel senso di ricerca del profitto, competizione, sovraaccumulazione, mercificazione di tutto, saccheggio del pianeta, ecc. Ma nel frattempo noi dobbiamo vivere nei suoi confini e questi possono essere estesi o limitati in maniera importante. La regolamentazione finanziaria, la tassazione progressiva, l’anti-corruzione, le pensioni e le cure sanitarie e tutto il resto hanno assolutamente importanza per il presente.
Ma non è mai una questione di entrare semplicemente nello stato o nel capitale come un “tecnocrate che fa riforme” proveniente dall’università; si tratta di movimenti di massa a favore della giustizia, l’umanità, la cura, la protezione della natura e tutto il resto. [Noi accademici, ndr] possiamo aiutare perché le persone sono sempre alla ricerca di buone idee– se non altro per combattere l’egemonia delle cattive idee, non perchè non possano vedere che cosa sia sbagliato. Comunque devo dire che “i cittadini” non vedono sempre che cosa sia sbagliato e hanno un sacco di spazzatura in testa insieme a buoni pensieri, e il nostro ruolo come scienziati sociali è di aiutare a rivelare l’essenza di processi complessi ed oscuri. 

NR: Dal suo punto di vista, dove vede in questo momento sia in Italia che in generale nel resto del mondo movimenti e/o contraddizioni più interessanti, con un potenziale di rottura? Pensiamo ad esempio al ruolo della logistica in Italia. 

RW: Risponderò per punti. L’arricchimento senza fine dell’1 per cento è sempre più evidente mentre la situazione delle classi lavoratrici è stagnante o sta peggiorando. Molte, moltissime persone vedono questo e non ne sono contenti.
Sfortunatamente, molti guardano alle risposte semplici della destra, che incolpa i poveri, la popolazione lavoratrice o gli immigrati, invece dei ricchi. Ma la rabbia verso il potere è certamente manifesta in Europa. C’è anche negli Stati Uniti, e non solo a destra; ma i miliardi spesi dai ricchi capitalisti per comprare le elezioni stanno tenendo a galla la destra. 
Ricordate comunque che Obama ha vinto due volte con la speranza che rendesse le cose migliori; non lo ha fatto, perché è neoliberista anche lui, ma non è stata una cosa da poco che abbia vinto nonostante i fondi e l’approvazione delle classi dominanti che hanno i Repubblicani.
La distruzione della terra. Il cambiamento climatico sta arrivando come un’onda e adesso non c’è modo di impedire che faccia del male ad un sacco di persone. Non è così facile per loro ricollegare questo al capitalismo, ma [noi accademici, ndr] possiamo aiutarli a farlo. Possono, almeno, vedere il ruolo delle compagnie petrolifere e minerarie che sovvenzionano la destra, come negli USA. Non è così differente dai movimenti anti-fumo, che hanno impiegato molto tempo ma che alla fine stanno ottenendo consenso fra i giovani e fra i ministri della salute. Ovviamente milioni di persone sono forte e stanno morendo, sfortunatamente, perché questo è un processo lento, ma ho speranza nell’intelligenza delle masse.
C’è poi una massiccia ribellione contro la miseria, la modernità e l’oppressione che si sta sviluppando in Medio Oriente e nel mondo islamico, che sfortunatamente ha preso una piega pessima, molto reazionaria. Questo sta definitamente ponendo una sfida alla facile egemonia capitalistica nel mondo. Sfortunatamente, non offre nient’altro che una grossa scusa per una repressione di massa e una guerra da parte dei poteri capitalisti.

Il fascino discreto della crisi economica. Intervista a Richard Walker (Prima parte)

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