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Evapora la crescita, Renzi fa la vispa teresa

L’importanza di istituti scientifici imparziali si vede in certe occasioni. Ieri l’Istat ha di fatto dimezzato le attese di crescita nel quarto trimestre (si tratta ancora di stime, non di dati a consuntivo), prospettando nel periodo un incremento del Pil pari al +0,2%, anziché quel +0,4% scritto sullla sabbia di previsioni governative “ottimistiche” per ragioni propagandistiche e per calcoli contabili (con una crescita più bassa, buona parte della “manovra” di fine anno diventa a rischio, con conseguenti reprimende feroci da parte dell’Unione Europea).

La nuova stima porta con sé una riduzione della cescita totale del 2015 a un più modesto 0,7% in luogo del +0,9 delle stime governative, su cui nei giorni scorsi si sono intrecciati penosi siparietti tra Renzi e Padoan, quando è diventato chiaro a tutti – meno che al governo – che le attese erano esagerate rispetto alla realtà.

Sia chiaro, stiamo comunque parlando di zero virgola, ossia di scostamenti impercettibili nella vita delle persone e di un’economia complessa. Ma se ci si trova davanti a un esecutivo di absolute beginners, totalmente incompetenti (Padoan a parte, che viene dall’Ocse e prima ancora dal Pci), abituato a gonfiare retoricamente  gli zero virgola in più e a ignorare analoghi spostamenti se sono negativi, allora è più che legittimo sottolineare il dato e far ingoiare “l’ottimismo” di maniera a questa banda di prestanome selezionata in chissà quale casting dai rappresentanti della Troika in Italia.

Il rallentamento economico era già stato anticipato, sempre dall’Istat, sia con i dati sulla disoccupazione (in aumento, ma nascosta dall’espansione degli “inattivi”, che il lavoro neanche più lo cercano), che con quelli relativi ai redditi. Anche qui le curiosità statistiche avevano lasciato qualche margine all'”ottimismo”, permettendo al governo di intestarsi una diminuzione del tasso di disoccupazione uffiale (silenziando ovviamente il drastico aumento degli inattivi e della disoccupazione giovanile, di nuovo al limite del 40%) esproloquiando a proposito dell’arresto della caduta del reddito medio degli italiani. Peccato che dai dati Istat questa media risultava pericolosamente ingannatrice – un po’ come la media del pollo – perché contrmporaneamente era fortemente cresciuta la quota di popolazione che ha visto aggravarsi le difficoltà reddituali. Segno certo, matematico, che i livelli reddituali più ricchi (afferenti a una percentuale minima della popolazione) sono fortemente cresciuti a scapito di una gran massa di lavoratori, precari e pensionati ora più poveri di prima.

Stesso discorso, di fatto, per il rallentamento nella “crescita”, che fa presagire un 2016 di gradi difficoltà  e in fortissimo contrasto con l’iper-ottimista previsione governativa di un +1,6% finale. Basta guardare al calo congiunturale, in novembre, della produzione industriale (-0,2%) per capire che le difficoltà sono ora molto più difficili da nascondere.

L’analisi dell’Istat non lascia invece margini alle illusioni. Nel terzo trimestre, infatti, c’era stata un’espansione moderata dei consumi (sempre in virtù dell'”ottimismo” sparso a pioggia da tutto il circo barnum mediativo-governativo), ma si erano nel frattempo assottigliati sia gli investimenti (quindi la produzione futura) che le esportazioni (a causa del rallentamento generalizzato dell’economia globale e di quella europea in particolare).

Cosa significa? Che le strategia della Troika, fatte proprrie  dall’esecutivo in carica, sono assolutamente fallimentari. Un “modello” mercantilista ispirato dalla Germania, fondamentalmente, basato tutto sulla dflazione salariale, il taglio della spesa pubblica e la scarnificazione del welfare per aumentare “la competitività” delle esportazioni.

Ma così fan tutti, in Europa e ora anche in alcuni paesi emergenti, alle prese con forti indebitamenti in dollari (una tragedia, ora che la Fed rialzerà i tassi di interesse rafforzando di conseguenza la quotazione del dollaro). Quindi tutti gli sforzi e i sacrifici imposti alla popolazione europea, a cominciare ovviamente dai paesi “piigs”, sono completamente inutili. Non servono neanche allo scopo perverso per cui sono stati pensati.

Non sappiamo se Renzi ne capisca abbastanza da rendersene conto, ma comunque sia di fronte a questi dati l’unica possibilità che gli resta è di continuare a fare l'”ottimista” di mestiere. Come una vispa teresa qualsiasi, preparandosi forse a un futuro da testimonial per qualche catena della grande distribuzione. “L’ottimismo”…

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