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Il business del gioco d’azzardo, tra evasione fiscale e complicità del governo

La notizia è di quelle che dovrebbe far sobbalzare dalla sedia: qualche giorno fa un emendamento bypartisan presentato da Forza Italia, Partito Democratico e Nuovo Centro Destra ha previsto un premio da 100 a 600 milioni per quei Comuni che metteranno nei propri territori più slot machine.

Poco importa se il mondo del gioco d’azzardo è palesemente legato al malaffare e alla criminalità organizzata, poco importa se la ludopatia, ovvero la dipendenza psicologica dal gioco d’azzardo, è una vera e propria malattia che riguarda naturalmente le fasce sociali più deboli. In fondo si tratta di un business di oltre 80 miliardi di euro annui e, si sa, al business non si comanda…

Il trattamento di favore del quale godono da sempre i signori del gioco d’azzardo è noto.

Nel lontano 2007, la Corte dei Conti chiese ai concessionari del gioco un risarcimento del danno per presunto danno erariale pari a circa 98 miliardi per mancato collegamento delle apparecchiature al cervellone della Sogei, poi tramutatasi in una sanzione di circa 2, 5 miliardi (che già rappresenta un bello sconto rispetto alla cifra contestata).

Nel 2013, il governo Letta, nel tentativo di trovare la copertura all.abolizione della prima rata dell’Imu, graziò le concessionarie attraverso uno scandaloso condono che avrebbe consentito loro di liberarsi della sanzione di 2,5 miliardi pagando una piccola percentuale, fissata dall’esecutivo intorno al 25% cioè circa 800 milioni: ma poichè solo alcune delle concessionarie multate hanno aderito al condono, nelle casse dello Stato sono affluite poco più di 200 milioni. Dall’iniziale contestazione di 98 miliardi, passando per la condanna a 2,5 miliardi, alla miseria di circa 200 milioni entrati nelle casse dello Stato, veramente un bel regalo alle lobby del gioco d’azzardo!

La dipendenza dal gioco d’azzardo è una vera e propria tragedia per quelle fasce sociali più indifese e deboli, attratte da un guadagno facile e dal miraggio di un rapido riscatto sociale a fronte una disoccupazione dilagante e di salari sempre più miseri.

Ma è una vera e propria fortuna per i proprietari delle macchinette che trasformano il degrado e la dipendenza psicologica da loro creata in profitti facili: dopo aver garantito loro impunità fiscale ora si va oltre e il governo li invita apertamente a disseminare il territorio di macchinette mangiasoldi.

Il vantaggio per i Comuni sarà irrisorio (dai 100 ai 600 milioni), ma in compenso anche questo governo consolida l’alleanza con la lobby del gioco delle slot machine.

Invece di incentivare apertamente questo orrore, occorrerebbe combatterlo senza tregua investendo sul personale in un settore dove non c’è ricambio a causa di un blocco delle assunzioni ormai decennale, mentre i lavoratori patiscono il blocco del contratto dal 2009 e nemmeno si equipara l’indennità di amministrazione a quella delle agenzie fiscali proprio nei confronti di chi è investito dell’enorme responsabilità di controllo in un settore così infiltrato dalla presenza della malavita organizzata.

Ma evidentemente a mangiare i soldi della povera gente non bastano le banche e le politiche economiche dei vari governi, c’è spazio anche per i signori del gioco d’azzardo.

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