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Le palle sull’occupazione. I tecnici smontano la propaganda Pd

I dati Istat, grazie ai “criteri europei”, da fonte di certezza sono diventati materia di intepretazione. Abbiamo già espresso la nostra analisi ieri (https://contropiano.org/news/news-economia/2017/08/31/aumentano-occupati-disoccupati-le-case-dei-vecchi-fanno-gola-al-mercato-095203), radicalmente opposta a quella governativa e renziana, ma anche più “nel merito” delle sciocchezze sparate dalla destra “di opposizione”.

Un paio di analisi indipendenti confermano in pieno il nostro giudizio e ve le sottoponiamo per aiutarvi a districare la materia (come fanno ad aumentare contemporaeamente gli occupati e i disoccupati?).

Il primo è un contributo di un analista della stessa Istat, che spiega come vengono fatti i calcoli.

Il secondo è addirittura di un economista neoliberista, che straccia la propaganda renziana rivelandola per quel che è: palle.

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Gli aggregati del mondo del lavoro sono 3:
– occupati (chi lavora);

– disoccupati (chi non lavora ma sta cercando lavoro ed è disponibile a  cominciare, difatti come sinonimo si usa “persone in cerca di occupazione”);

– inattivi (chi non lavora e non sta cercando o non è subito disponibile).

Rispetto ai tassi:
– il tasso di occupazione è: occupati/(OCC+DIS+INA);
– il tasso di disoccupazione invece è: disoccupati/(OCC+DIS).

Rispetto al comunicato di ieri (30/8):
– fra giugno e luglio 2017 si stimano 59mila occupati in più (un +0.3%), ma anche 61mila disoccupati in più (+2%). Quindi gli inattivi diminuiscono (-115mila) perché ci sono tanto più occupati quanto più disoccupati; ma l’aumento dei disoccupati è relativamente più marcato.
– altro aspetto rilevante è che gli occupati in più non sono “nuovi posti di lavoro”: sono persone over 50 che non possono andare in pensione per via della riforma Fornero. Anche il comunicato Istat lo dice, ma le agenzie non lo hanno rilanciato: dice che “la crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,3%, +65mila)… si concentra esclusivamente tra gli over 50”.

Infine: aumenta il peso relativo dei tempo determinato fra gli occupati.
Quindi il lancio del PD sulla riuscita del Jobs Act è triplamente una bufala: tra i contratti di nuova stipula prevalgono i tempi determinato rispetto al tutele crescenti (perché le imprese aspettano i nuovi sgravi all’assunzione); parte preponderante degli occupati in più sono in realtà over 50 a cui non è consentito andare in pensione (sarebbero diventati inattivi, secondo la classificazione di prima); i disoccupati sono aumentati in maniera veramente significativa, ma solo in questo mese.

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Lavoro, la condizione bipolare degli over 50

Mario Seminerio – http://phastidio.net

Pubblicato da Istat il rapporto sul mercato italiano del lavoro in luglio. Non contiene informazioni sconvolgenti ma la conferma di alcune tendenze in atto, che andiamo a riepilogare rapidamente, anche per fare il punto sullo stato della congiuntura, oltre che della propaganda.

Per farvela assai breve, in punta di tweet: il tempo indeterminato ha smesso di crescere, peraltro non da oggi. Il tempo determinato è incontrastato padrone del campo della ripresa congiunturale:

Con una complessa inferenza, non è chiaro quindi dove stia esattamente il merito del Jobs Act, che pare sia stato introdotto per contrastare il ricorso a forme contrattuali precarie:

Sarebbe sciocco negare l’evidenza di una espansione congiunturale, che tuttavia in questo momento coinvolge robustamente l’intera Eurozona. Pare quindi che il nostro paese sia passato dal guardare nell’abisso a fissarsi l’ombelico. Un oggettivo progresso.

Ma il fattoide del mese (o anche dell’anno) emerge dalla correzione per la demografia dei dati. In altri termini, si prende in considerazione l’evoluzione numerica delle coorti anagrafiche per derivare il tasso di occupazione. Si tratta di stime, a partire dal dato del censimento, quindi suscettibili di revisione anche tardiva, ma accettiamole.

Da esse si evince che il tasso di occupazione è in aumento per ogni coorte anagrafica, il che è positivo e confortante. Colpisce tuttavia il forte aumento del tasso di disoccupazione tendenziale per gli over 50, anch’esso corretto per la demografia. Come si legge questo +15,4% di disoccupati over 50 nell’ultimo anno, se da molto tempo si osserva un aumento del numero di occupati di questa coorte? In modo molto semplice: la crescita di occupati della coorte è frutto della permanenza al lavoro prodotta dalla legge Fornero. Ma gli over 50 perdono anche il lavoro, e sono costretti a tornare a cercarlo, visto che oggi sono venute meno molte vie d’uscita pensionistiche anticipate in caso di perdita di occupazione in “tarda” età lavorativa. Quanto al persistente calo degli inattivi, abbiamo detto.

Detto in parole povere: gli over 50 non sono assunti grazie al meraviglioso Jobs Act ma restano trattenuti sul lavoro, alzando gli stock degli occupati a tempo indeterminato. Non è difficile da capire, se solo ci si sforzasse di usare la logica.

Logica? What’s logica?

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