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Facile fare l’imprenditore con il c…. degli altri

La fine del 2017 e l’inizio del 2018, portano a bilancio le ragioni per cui la spesa sociale deve essere sempre tagliata per pensioni, sanità servizi, stipendi. Le risorse economiche tolte al welfare e al lavoro devono infatti finire da altre parti e su altri capitoli di spesa. Ma chi se ne avvantaggia?

Ci preme mettere in evidenza due fattori contenenti significative misure di carattere economico e legislativo che in questo scorcio temporale indicano le priorità scelte dal governo uscente (le solite), probabilmente di quello entrante (a meno di un rovesciamento del tavolo che auspichiamo fortemente) e le loro conseguenze sociali:

– il primo è dovuto all’approvazione della legge di bilancio (il DPEF)

– l’altro, è invece dovuto dalla fine prevista di quelle agevolazioni alle imprese che caratterizzarono l’avvio e la messa in atto del Jobs Act, il quale aveva come presupposto quello di ammorbidire, facilitare così le normative riguardanti le assunzioni di lavoratori, tramite la distribuzione di benefici di vario tipo (economici, normativi e legislativi).

I quotidiani, stranamente, hanno notato come in queste nuove misure legislative e relative norme giuridiche, sia ancora una volta, ricomparsa la classica strategia dell’arcinoto e prevedibilissimo “assalto alla diligenza”. Il problema è che questo assalto  è stato fatto dai soliti noti e da interessi sociali dominanti e definiti.

Tale fatto ruota intorno a due pilastri dell’azione del governo:

1) le agevolazioni e regalie fiscali di vario tipo e genere (tutte favorevoli economicamente alle imprese);

2) la fine degli sconti contributivi previsti dalla legge che instaurò il Jobs Act (legge di stabilità del 2014)

Su tutto questo è stato considerevole il peso che il sistema di “lobby” come Confndustria o altre organizzazioni datoriali, hanno saputo e potuto mettere in praticaper  il soddisfacimento dei propri interessi. Che questa pressione lobbistica abbia poi avuto il suo effetto, si evidenzia dal come sono state messe in atto le agevolazioni economiche e fiscali e quant’altro utile ai profitti e guadagni dei nostrani “prenditori”. Ma in fondo ormai in Parlamento ci sono solo loro e i loro passacarte. Essendo in periodo “elettorale tale “assalto” puntava esplicitamente agli ambiti economico-fiscali.

Osservando più da vicino le cosiddette nuove misure di agevolazione e normative in materia fiscale, si possono notare i notevoli vantaggi messi in campo dal governo e dai “prenditori”.

Sgravi fiscali alle imprese per 76,5 miliardi: il 60% della spesa sanitaria

Nel quotidiano Repubblica del 4/1/2018 – pag.4 – è presente un’articolo/inchiesta a firma Roberto Petrini, titolato: La giungla infinita degli sconti fiscali

L’occhiello riporta: dagli armatori ai commercianti pesano 76,5 miliardi si sono aggiunte 43 agevolazioni in un’anno e mezzo.

Repubblica quindi descrive questa situazione nella quale le detrazioni annuali, nella misura di: 76,5 mld di euro, derivano dalle agevolazioni fiscali, destinate a singole attività, società, amministratori e commercialisti. Di solito motivandone le spese sostenute in acquisto di mezzi e materiali utili per lo svolgimento delle rispettive attività, esenzioni e riduzioni fiscali per professionisti finanziari in attività diverse e altre figure sempre professionali o commerciali. Insomma nulla che possano scaricare i comuni mortali, cioè i lavoratori dipendenti. Qui si seguito le agevolazioni concesse e la motivazione dell’agevolazione, espresse in milioni di euro e per numero dei soggetti o imprese interessate :

Cooperative               169 – enti cooperative beneficiari                                          76.556€ cd.

Volontariato              133 – (acquisto ambulanze e mezzi antincendio)                 87.970€     “

Ecologia                     197 – (teleriscaldamento e biomasse)                                  121.827€    “

Tras Maritt.                 90 – (forfait per navi iscritte a registro int.le)                  144.444€    “

Locazioni                      90  – (esenzione Ires  )                                                        195.556€    “

Ricerca                         77  – (deducibilità Ires ecc..)                                               242.550€    “

Grandi navi                 79  – (forfait tax per navi oltre 100 ton.)                          291.139€    “

Fondi Immobiliari        14  – (imposte fisse di registrazione e catasto)                 635.714€    “

Audiovisivi                    26  – (credito imponibile per prod industriali)                 961.538€   “

Ciò è soprattutto frutto di un dossier svolto dal Senato tramite il suo “Ufficio di valutazione dell’impatto” delle nuove normative in materia di agevolazioni sia fiscali sia economiche, dal quale emerge come “tra il gennaio 2015 e giugno 2016 siano stati introdotti 43 sconti fiscali in più per una spesa corrispondente a 3,5 miliardi di euro”

Lo stesso rapporto/dossier del Senato parla di un “dilemma dei numeri” perché constata che: “nel 2017 ci sono 468 agevolazioni fiscali a livello nazionale più 166 a livello locale”; alle quali bisognerebbe aggiungere anche “gli aggiornamenti contenuti nella manovra approvata nei giorni scorsi dalle camere –dove- sono fioccate almeno una decina di nuove detrazioni fiscali come quella a favore dei giardini pensili, bonus per la sistemazione del “verde” in aree scoperte, condomini e unità immobiliari – ironicamente denominata – “norma basilico”- unitamente ad altre sempre in favore di imprese o associazioni cosidette “no profit” (le imprese del famigerato, crescente, trasversalissimo e vorace terzo settore).

Si osservano anche misure di altro tipo: sconti per quegli alberghi che creano spa (sale attrezzate con sauna, massaggi, palestre ecc) e polizze anti-sisma; aziende che mettono in pratica misure ecologiche quindi un’ecobonus per ristrutturazioni condominiali e via di questo passo, sempre in favore di attività e imprese di carattere industriale.

Quindi in questo “dilemma dei numeri” è ben presente – tra i tecnici della materia – il fatto che almeno una cinquantina (50) delle 610 agevolazioni potrebbero essere facilmente eliminate producendo così risparmi da 1 a 2 mld di euro annui nelle casse pubbliche.

Terminano gli sgravi contributivi del Jobs Act. Rischio migliaia di licenziamenti

Quest’anno finiranno gli sgravi conbtributivi per un milione di lavoratori assunti con i contratti previsti dal Jobs Act. Si palesa così uno scenario prevedibile per cui senza gli sgravi ottenuti in questi anni, le imprese avvieranno licenziamenti massicci. Il conto, pesante, è presto fatto

Nell’ultimo triennio molte aziende hanno fatto assunzioni per ottenere sgravi fiscali, contributivi e incentivi previsti dalla nuova normativa del “Jobs act”.

Questi incentivi, però, scadranno nel 2018, determinando per l’azienda il fatto di dover sborsare, per il mantenimento del lavoratore, una cifra che potrebbe arrivare fino a 8mila euro annui in più per ogni dipendente assunto con le normative del Jobs Act. Molto probabilmente, anche grazie all’annullamento dell’art. 18 sui licenziamenti, saranno molti i licenziati a causa del maggiore costo dovuto alla cessazione degli sgravi e vantaggi economici avuti.

La legge del “jobs act” venne approvata nel 2014. A gennaio 2015 risultavano assunti 66 mila lavoratori per i quali era previsto l’esonero totale dei contributi previdenziali; altri 14mila si sono aggiunti alla cifra precedente e via di questo passo, nel tentativo di “svuotare” il serbatoio della precarietà e dei contratti a tempo determinato.

Questi numeri (parziali e non completi, sono ridotti ora di circa la metà); ne resterebbero in piedi quindi circa 30mila (secondo calcoli della Fondazione Studi del Consiglio dei consulenti del lavoro).

La foto che ritrae il ministro Poletti nel mentre dichiara la “bellezza” della legge del Jobs Act. chiarisce meglio di altro in quale “padella” sono caduti milioni di lavoratori, soprattutto giovani.

Altri dati, forniti dalla stessa fonte, sottolineano cosa potrà succedere. Ma i dati certi, date le attuali e previste nuove normative di cessazione degli sgravi e delle agevolazioni per nuove assunzioni, si potranno sapere solo quando l’INPS comunicherà i dati sui licenziamenti

Chiaramente si prevede un vero e proprio “massacro” perché, nel biennio 2015-16 i contratti di lavoro sussidiati (cioè agevolati da incentivi e sgravi fiscali) ammontano a 2 milioni, dei quali più della metà hanno cessato di essere in vigore nel più totale silenzio!!

Nel 2017 vennero attuati ulteriori incentivi come “Occupazione giovani” e “Occupazione Sud” per i quali furono previsti sconti annuali per un massimo di 8mila euro annui. Ma anche questi scadranno nel 2018!.

Secondo l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (Anpal) sono state 114mila le persone assunte tramite questa nuova normativa;

Vediamo anche questi dati – tratti dal il Fatto del 4/1/2018 – i quali riescono a rendere più chiara la lettura della situazione.

Secondo stime attendibili sono molte le aziende ad aver beneficiato di questo trattamento privilegiato..

A dicembre 2018 esso potrebbe non essere più in vigore e, per le aziende si prevede un aumento considerevole (fino a 8.000€ l’anno) per ognuno dei dipendenti coinvolti.

Quest’aspetto interesserebbe quasi 66.000 persone (esonero totale dei contributi tramite la “Legge di stabilità” approvata a fine 2014), ai quali si dovranno aggiungere altri 14.000 (stesso percorso); più della metà di questi contratti sono terminati causa licenziamenti o dimissioni, ne restano circa 30mila i quali costeranno di più (una cifra che può raggiungere gli 8.600€ annui).

Sempre a rischio sono anche altre figure corrispondenti a questi numeri:

– i lavoratori che furono assunti a gennaio 2016 (circa 24.000 più 5.000 attuati con le conversioni previste dalla legge di cui sopra: “Legge di stabilità”)

– i circa 15mila lavoratori  i  cui contratti sono ancora attivi oggi.

Per questi, nel 2018, finirà lo sconto, quindi l’aumento e l’incremento dei contributi a carico delle imprese potrebbe arrivare fino a 3.250€ annui!

Ciò significa che la permanenza o meno al lavoro non dipenderà dalla bravura o dalla capacità lavorativa; dipende piuttosto da quanto verrebbe a costare, ossia “se l’impresa in questo periodo non ha aumentato il suo fatturato, potrebbe decidere di tagliare”

C’è stata quindi una vera e propria corsa all’oro degli incentivi. Nel biennio in esame 2015-16 i contratti sussidiati sono stati 2milioni, più della metà sono comunque già cessati. Per tutto il 2017 come abbiamo visto, ci sono stati altri due incentivi come “Occupazione giovani” e “Occupazione Sud”, stavolta con sconti annuali e non triennali e quindi per un massimo di 8mila€. Secondo l’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro) sono stati creati rapporti di lavoro a tempo indeterminato solo in 114mila casi, Mentre in totale la massa di posti di lavoro per i quali il costo crescerà nel corso di quest’anno (2018) supererà il milione.

Sulla base di questa complessa e generosa architettura di sconti fiscali e contributivi, possiamo dire che non pare così difficile scoprirsi “imprenditore” nel nostro paese.

Il 2018 si presenta come l’anno nel quale sarà “facile” fare l’imprenditore (fino a somigliare più a un “prenditore”).

A questo punto viene d’obbligo una battutaccia di cui ci scusiamo con i nostri lettori: stante la situazione diventa facile fare l’imprenditore col “culo” degli altri!!

Tant’è che lo stessa La Repubblica è costretta ad ammettere che: “recuperare risorse dalle rendite di posizione ottenute a colpi di lobby ai bordi della discussione delle leggi di Bilancio e di sedimentazioni ammuffite, è una battaglia degna di un progetto di riforme, ma ci vuole coraggio. Chi si fa avanti?”

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